Il Giusto e Provvidenza (terza puntata)
Il tempo passava. Erano ormai tre anni che il Giusto era tornato a Grosseto. Dopo la cena con la povera Provvidenza, mia zia si era rifiutata di frequentare l’amena coppia.
Alfredo, detto anche il Conte Pelo, e Mario, detto il Giusto, si vedevano comunque abbastanza spesso, soprattutto al Bar Gorrieri, dove prendevano il caffè, parlavano di calcio e di automobili, talvolta di donne. In realtà il Giusto non era proprio di buon umore. La giovane moglie, infatti, nonostante gli auspici e l’impegno quotidiano, non riusciva a rimanere incinta.
Anche i miei zii non avevano figli, ma non se ne crucciavano, mentre per Mario stava diventando una malattia.
“Ti pare, Alfredo. Sposo una di vent’anni, sana e in forma, ben dotata, hai visto. La metto in una bella casa, non le faccio mancare niente e lei… Lei non fa neppure il minimo di ciò che dovrebbe. Una gravidanza, guarda, tutte ci riescono. Perfino tua cognata che si è sposata tardi, vedi, sta per avere un bambino. E Provvidenza invece… niente”.
Mio zio si stringeva nelle spalle, non sapeva cosa rispondere, ma gli dispiaceva per la giovane siciliana. Come gli aveva fatto notare mia zia, Provvidenza era davvero sola in Maremma, terra per lei assolutamente estranea, nelle mani di quell’arrogante ometto tanto più vecchio e più brutto di lei. Almeno il sorriso di un bambino l’avrebbe rallegrata. Invece non le rimaneva altro che aspettare il suo antipatico marito tra buffet e controbuffet. Nidia se la immaginava riflessa nello specchio, scoraggiata e senza via d’uscita, mentre, a ogni mestruazione, il Giusto sbraitava.
Il 4 novembre del 1955 gli zii furono i miei padrini di battesimo nella cappellina del vecchio ospedale, dove ero venuta alla luce una settimana prima. Dopo la cerimonia, i miei genitori andarono subito a casa, dato che io ero molto piccola e mia madre molto stanca. Gli zii, invece, insieme ad altri amici, decisero di recarsi al bar Gorrieri a bere qualcosa per festeggiare e fu lì che, mentre bevevano un delizioso cocktail alla frutta, incontrarono il Giusto, particolarmente accigliato e furente. Nidia cercava di evitarlo, ma non fu possibile. Mario si piazzò al tavolo con loro e comunicò che Provvidenza se n’era andata. “Come? E dove?” chiese Alfredo, mentre a Nidia veniva da ridere pensando allo smacco del brillante e stempiatissimo dirigente.
“Dove di preciso non lo so. Ma so che non è andata via da sola. Brutta t….
Sai cosa mi ha scritto nel biglietto che mi ha lasciato? – Ho trovato l’amore. Addio -
Non solo sterile, anche pu….. Ma io la rovino, faccio annullare il matrimonio, lei finirà in strada”.
I miei zii erano allibiti, increduli che quella timida fanciulla avesse preso una iniziativa del genere. Ma poi, si chiedeva Nidia, chi era l’amante e come l’aveva incontrato, lei che non lavorava e non conosceva nessuno?
A questa domanda vi fu presto adeguata risposta. Subito dopo Natale infatti Provvidenza riapparve al braccio del giovane chirurgo che l’aveva operata di appendicite l’anno prima.
I due non si vergognavano a farsi vedere in pubblico e il Giusto era fuori di sé. Avrebbe voluto denunciarla e farle provare cos’era un processo per adulterio, ma poi decise di non farne di nulla, di mostrarsi superiore. Tanto aveva perso solo una donna di malaffare e pure incapace di procreare.
Ma la primavera del ’56 fu foriera di impensabili novità… (continua)
https://pixabay.com/it/cocktail-primo-maggio-2282032/
Interessante....spero che il Giusto trova un'altra compagna. 😀