Il Giusto e Provvidenza (Quarta puntata ed epilogo)

in #ita7 years ago (edited)

L’inverno ’55-’56 fu particolarmente freddo, tanto che nevicò perfino nella nostra città, di pianura e dal clima mite.
I Grossetani, poco abituati alle intemperie, avevano sofferto per il clima rigido. Così, quando finalmente rifiorì l’aprile, portando via anche gli ultimi residui invernali, ripresero a uscire particolarmente felici del bel tempo ritrovato.
Alfredo si attardava al bar a chiacchierare con gli amici nelle piacevoli sere primaverili e spesso c’era anche il Giusto, sempre più cupo, anche perché la sua mogliettina aveva pensato bene di aprire una causa rotale di annullamento invocando un vizio di consenso. Lei, giovanissima e inesperta, era stata indotta al matrimonio dal padre e non aveva saputo opporsi. Questa, secondo gli avvocati, era una motivazione più che sufficiente per annullare quel vincolo.
“Ma poi io dico, Alfredo, in fondo per me è una fortuna. Mi sono liberato da quella puttanella sterile. Figurati, mia sorella in questi giorni ha avuto il quarto figlio e lei… niente. Anni e soldi buttati”. “Ovvia giù- rispondeva mio zio – Allora va bene così, siete tutti e due più contenti, lei sta col dottorino e tu troverai un’altra più adeguata. Lo dice anche quella canzoncina, la conosci? Ti vo qui, ti vo là , ti vo ‘n tasca, l’ho trovata una meglio di te. Più carina, più elegante, più sincera nell’amore…”. Il Giusto, pur ferito e arrabbiato, non poteva far altro che sorridere e canticchiare insieme all’amico.
Ma un giorno, un radioso giorno di maggio, mia zia accolse Alfredo con una notizia sconvolgente.
“Mettiti seduto”. “Che succede?”
“Allora. Oggi pomeriggio io e Maria siamo uscite con la bambina e, mentre passeggiavamo sulle Mura, al Bastione Garibaldi, abbiamo visto una giovane donna incinta insieme a un bel giovane. Indovina chi era?”. Ad Alfredo passò un pensiero per la mente, ma lo scacciò. Impossibile che fosse Provvidenza. Invece, guarda un po’, era proprio lei. E si erano anche fermate a parlare. “Tu vedessi come è cambiata. Più sciolta, sorridente, festosa. Mi ha detto che il bambino nascerà ad agosto, intorno a San Lorenzo”. “Ah” Ad Alfredo mancavano le parole. Come avrebbe fatto a dirlo al Giusto? E poi come era possibile?
In effetti, il Giusto la prese malissimo, non si dava pace e non parlava d’altro. Ma un avventore del bar Gorrieri, medico e di una certa età, sentendo raccontare la storia, espresse al marito tradito la sua opinione : “Mario, io credo che non ci sia nessun mistero. Sei tu ad essere sterile, non la ragazza”.
Per il Giusto fu una schioppettata, come si dice in Maremma. Non aveva mai preso in considerazione questa ipotesi. Invece poi, ricostruendo col saggio dottore la sua storia clinica, ricordò di avere avuto, nell’immediato dopoguerra, una malattia venerea curata tardivamente. Questa era, probabilmente, la causa della sterilità. Il medico, poi, lo visitò e lo sottopose ad alcuni esami che confermarono la diagnosi.

EPILOGO

La bella Provvidenza partorì un bel maschietto nell’agosto del ’56 e una femminuccia l’anno dopo. Riuscì anche a sposarsi col dottorino dopo aver ottenuto l’annullamento del primo matrimonio.
Il Giusto, scornatissimo, decise di andare via da Grosseto e si fece trasferire a Pavia dove sposò una vedova con due figli piccoli. Alfredo lo rivide qualche anno dopo, durante uno dei suoi spostamenti come viaggiatore di commercio. Era un padre affettuosissimo, diceva, e, come marito, senz’altro molto più decente della prima volta.
“E quindi – concludeva il Conte Pelo – meglio di così non poteva andare. Vero, Nidia?”.

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