"Col pistacchio?", seconda puntata

in #ita6 years ago

Dopo l’inattesa e cospicua eredità della zia Gemma, la vita di Simo era cambiata completamente, a partire dall’aspetto economico.
La sua condizione, da estremamente modesta, era diventata decisamente agiata ed anche il negozio di lingerie andava benissimo.
La boutique di intimo dal nome suggestivo di “Amorevole” era diventata in breve tempo attrattiva sia per la qualità dei capi, ma anche e soprattutto per la gentilezza e la competenza di Simona, davvero unica.
Ora, dato che l’agognato uomo del destino non arrivava (anzi, era arrivato Sigfrido, falso principe azzurro, nella realtà un vero bastardo), Simo aveva deciso di andare a vivere per conto proprio in uno degli appartamenti ereditati.
Sua madre non aveva fatto resistenza: si rendeva conto che, a trentasei anni, era necessario un distacco, sarebbe stato meglio per entrambe.
Così, all’inizio dell’estate, avvenne il trasloco.
La nuova casa della mia amica era molto spaziosa, centrale, con un’ampia terrazza e l’arredamento scelto, chiaro e moderno, la rendeva accogliente.
Sembrava davvero l’inizio di una nuova vita, per il momento da sola, ma poi, chissà …
La vicina di pianerottolo si presentò subito alla nuova arrivata. Era una simpatica signora napoletana, sulla settantina, di nome Dolores.
Con Simona si trovarono subito molto bene, univano le loro solitudini (la vicina era vedova), bevendo caffè nel pomeriggio e talvolta ascoltando musica napoletana, la passione di Dolores, che piaceva moltissimo anche alla mia amica.
Era una donna di rara saggezza, sembrava che sapesse molto della vita, perché, senza ostentare, raccontare troppo di sé o sparlare di altri, riusciva con poche parole a definire le situazioni, specie quelle che riguardavano i sentimenti.
Così, al nostro trio, che poi era un quartetto, si unì spesso Dolores che ci deliziava con le canzoni napoletane (aveva moltissimi dischi) e con dolci profumati che sfornava di frequente.
Fu lei a consigliare Simona di fare la spesa al negozio sotto casa. Era una via di mezzo tra una bottega di alimentari e un supermercato mignon. Univa alla varietà dell’offerta una particolare attenzione alla freschezza dei prodotti, specie quelli da banco.
Simo non era per niente abituata a cucinare né a occuparsi della spesa, per cui le sembrò ovvio recarsi al banco degli affettati e comperare il suo salume preferito, la mortadella.
Si sarebbe limitata a farsi un panino, poi, magari, col tempo, avrebbe provato a leggere qualche libro di cucina.
Era un po’ triste, quel primo giorno nella casa nuova.
Non aveva sognato questo, no. Nei suoi sogni c’era un uomo meraviglioso che la portava in braccio nel nido d’amore…
Mentre si intratteneva in questi pensieri, scattò il suo numero, il 15.
Lei era distratta. Così, il giovane salumiere disse : “Chi ha il numero 15?”.
Simo si riscosse dai sogni e rispose : “Io!”.
In quel mentre alzò gli occhi e le si parò davanti una sorta di angelo rinascimentale, con capelli chiari e ricci, lineamenti regolari e larghi occhi chiari. La barbetta incolta lo rendeva meno paradisiaco, ma più attraente.
“Buongiorno, signorina! Cosa desidera?”
“Un etto di mortadella”
“Col pistacchio?”

(continua)

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