"Col pistacchio?", quarta puntata
L’estate 1997 procedeva a grandi passi.
La mia canzone preferita era quella di Roberto Vecchioni : “Ah, bandolero stanco, stanotte ho pianto pensando a te … “.
Mi evocava esotismi nostrani, lo stesso ossimoro che accompagnava le mie giornate di viaggiatrice immobile.
Infatti, pur stando ferma, tutto il mondo, il mio e quello altrui, scorreva, permettendomi punti di vista impensabili.
Così vedevo chiaramente le mie amiche, molto più di quanto loro stesse potessero fare.
Vedevo Martina, professionista indaffarata e triste, con gli occhi persi dietro ad una speranza che ogni giorno si faceva più flebile.
Vedevo Manu, ancora ferita dal rifiuto del bel ginecologo e, soprattutto, dal fatto che costui aveva programmato sì il matrimonio per l’autunno, ma la sposa non era lei, bensì la Caramponi.
Vedevo Simo, un po’ più vivace dei mesi precedenti, imbarazzata dal corteggiamento del biondo salumiere.
Vedevo Dolores che osservava tutte noi con affetto, forse rivedendo se stessa di qualche decennio prima.
E, infine, vedevo me stessa, studiosa e teorica dell’amore, che cercavo ancora la quadra tra tutte quelle storie di costose emozioni.
A tutto ciò si aggiunse un’altra novità.
Andrea, ex fidanzato abbandonato di Martina e figlio della migliore amica di mia zia, stava per sposarsi. Mia zia Maria era fuori di sé.
“Scusa, cara – le disse mia madre- Sono tre anni dal mancato matrimonio. Pensavi che sarebbe rimasto solo?”
“No, no, io credevo che alla fine sarebbero tornati insieme. Io e Maria (Anellini, madre di Andrea) ci abbiamo sempre sperato. Ora lei è lì sola che piange e anche suo marito è contrariato. Nonostante tutto, loro hanno perdonato Martina e non riescono a vedere altra nuora”.
“Zia -mi permisi di dirle- A me pare che non vi siate resi conto di ciò che è successo. Ma tu pensi che una come tua figlia, se avesse avuto un dubbio, avrebbe buttato all’aria un matrimonio?”
Martina non sembrò particolarmente turbata dalla notizia.
“Vedi, Giulietta, - mi disse – per me Andrea è sempre stato uno di famiglia, più che un innamorato. Siamo cresciuti insieme e le aspettative delle nostre madri ci avevano cucito addosso abiti che non ci appartenevano. Sicuramente il suo rapporto attuale sarà più spontaneo, gli auguro di essere molto felice, davvero, noi non lo saremmo stati comunque”.
“Insomma, – esclamò Manu durante uno dei nostri aperitivi – tutti si sposano tranne noi”.
Ma ancora non sapeva che c’era un’altra novità in vista che pareva confermare la sua idea.
Alcuni giorni dopo, infatti, fu Stefano, il suo ex con cui era solita trascorrere momenti di svago, le comunicò che aveva conosciuto una ragazza di cui si stava innamorando e, pertanto, era meglio che loro due non si vedessero più.
“Ecco! – ci comunicò decisamente alterata – Ora nemmeno più Stefano! Mi era così utile la sua compagnia!”.
“Scusa, Manu, - obiettai – forse era stufo di fare il tappabuchi durante i tuoi innamoramenti di altri o negli intervalli”.
“Via, su, allora hai ragione tu. Sola come un cane devo essere”
E rimase imbronciata per tutta la sera.
(continua)
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