"Bosforo e le sue sorelle", nona e ultima puntata

in #ita6 years ago (edited)

All’uscita dalla chiesa, la piccola folla di amici e parenti si preparava a seguire il feretro verso il cimitero, ma le due più che anziane sorelle discutevano a voce sempre più alta.
“E’ colpa tua!” strillava Barcellona “te l’avevo detto di portarlo all’ospedale, ma io lo so : sei sempre stata gelosa, fin da quando Bosforo è nato e non vedevi l’ora di levartelo di torno!”
“Ma che dici!” l’altra a voce altissima “sei tu che l’hai maltrattato per anni, solo io e mio figlio l’abbiamo trattato in modo umano, lui non si è sposato, perché aveva paura di te!”
“Ma cosa dici?? Ti sei sposata e ci hai lasciato da soli a gestire tutto, salvo poi tornare quando non avevi più marito, tu e quel salame di Aladino!”
“Salame a mio figlio? Ma come ti permetti?”
Aladino, ancora in lacrime, mi guardava sconvolto. La madre e la zia già lo terrorizzavano normalmente, ora poi che Bosforo non c’era più e lui, a settant’anni, si trovava a gestire due arpie di quella fatta…
Poveretto. Me lo tenni vicino durante l’alterco che diventò sempre più violento.
Il carro funebre era passato in secondo piano. Tutti guardavano le due vecchie inviperite.
Argentina, molto imbarazzata, si avvicinò per cercare di separarle.
“Su, zie, calmatevi. Dobbiamo andare al cimitero…”
Barcellona non le fece neppure finire la frase.
“Stai zitta, cretina”
“Cretina alla figlia del povero Atlantico?” gridò Marsiglia scagliandosi contro la sorella.
Mia nonna Ada, si precipitò per dividerle, rimediando un sonoro ceffone.
Era una scena surreale.
Due donne di più di novant’anni furibonde, due nipoti ultrasettantenni maltrattate, il povero Aladino, malmesso, piangente e atterrito.
Decisi di prendere in mano la situazione e, contrariamente ad ogni mia abitudine, urlai fortissimo : “Ora basta. BASTA. Avete capito?”
Le zie si girarono sorprese.
“Carasanta… Ma che fai?”
“Carasanta, non ti arrabbiare”.
Memore del mio doppio ruolo di nipote preferita e impresaria di pompe funebri, le riportai alla ragione, obbligandole a salire in macchina (due diverse auto, naturalmente, per prudenza) e il corteo funebre si avviò verso il cimitero.
Ma le sorprese non erano finite.

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Giunti nel piccolo camposanto di paese, una volta avvenuta la tumulazione, ci accorgemmo che, oltre agli amici e ai familiari, c’era una donna sconosciuta, anche lei piuttosto anziana, insieme ad una più giovane che le somigliava e una ragazzina sui dodici anni.
La donna si avvicinò alle zie.
“Condoglianze” disse.
“E questa chi è?” domandò Barcellona in modo brusco.
“Già. Chi sei? Sei venuta a fare cosa?”
Ero piuttosto imbarazzata, cercavo di far tacere le zie.
Ma la donna sorrideva.
“Io sono la figlia di Bosforo e queste sono mia figlia e mia nipote”.
Silenzio.
Tutti gli astanti, me compresa, rimasero senza parole.
Guardavo la donna che, in effetti, aveva qualcosa di familiare.
“Ma non è possibile- disse Barcellona con veemenza- Bosforo non ha mai avuto una fidanzata”
“Sì – rispose la donna -, però ha avuto un’amante”
“Un’amante?” Marsiglia sconvolta e scandalizzata.
“Quando aveva ventidue anni, lui e mia madre, che era già sposata ed aveva un figlio, si sono innamorati. Lei, che si chiamava Lea, abitava in un podere dove Bosforo andava a comprare il latte e le uova”
“Lea?- disse Barcellona allibita- quella biondina slavata che ogni tanto veniva in negozio?”
“Sì, lei. Si sono frequentati per qualche mese, poi mio padre ha sospettato qualcosa. Ma non ha mai avuto le prove. Intanto, però, lei era rimasta incinta ed era sicura che il padre fosse Bosforo.
Ma era terrorizzata e non l’ha mai detto a nessuno, neppure a lui.
Solo che quando è morta, cinque anni fa, mi ha detto che aveva un grande segreto e mi ha lasciato una lettera dove raccontava tutto. Solo che mi chiedeva di non rivelare nulla finchè Bosforo fosse stato in vita. "Ha troppa paura delle sue sorelle, poverino". Così ha scritto. Ora, però, ho pensato che fosse giusto essere qui e dire la verità, settant’anni dopo”.
Barcellona e Marsiglia si avvicinarono alla donna.
Guardandola bene, la somiglianza con il padre naturale era evidente.
Il viso rotondo, gli occhi dal taglio allungato ed il naso sottile.
Non solo. Anche la figlia e la nipote avevano lineamenti simili.
Nessuno di noi ebbe il minimo dubbio.
Barcellona e Marsiglia si rianimarono: “E come ti chiami?”
“Marina” rispose lei “Mia madre ha pensato che, essendo figlia di Bosforo, il mio nome dovesse avere a che fare col mare”
“Marina” ripetè Marsiglia. “E le bimbe?”
“Mia figlia Giulia e mia nipote Giada”
Le zie si erano davvero ringalluzzite.
“Carasanta – Barcellona rivolta a me – Sei contenta di avere tre nuove cugine?”
“Sì, zia, moltissimo”
“Bene, allora portiamole a casa e stiamo un po’ tutte insieme. Bosforo ci ha lasciato un bel regalo, vero, Marsiglia?”
Le due sorelle ora sorridevano e non si odiavano più.
Così il funerale di Bosforo si trasformò in un vero e proprio happening, completo di ricevimento a base di ogni tipo di prelibatezze che le zie fecero tirar fuori dalla cantina ad Aladino.
Sembrava che fossero state sempre insieme, Marsiglia e Marina chiacchieravano senza tregua, desiderose di colmare un silenzio durato decenni. Barcellona ed Aladino si premuravano di far gustare ottimo cibo alle nuove arrivate della famiglia, raccontando aneddoti della vita semplice del caro estinto.
E la serata terminò con Barcellona e la piccola Giada che intonavano la canzone preferita di Bosforo, la leggenda del Piave.
“Il Piave mormorò: Non passa lo straniero! Zum zum!”.

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