Per il Ministro dell'Interno il motto è uno solo: ACAB

in #ita5 years ago

Questa volta voglio farla breve. Perché prendersela con Salvini come uomo, come politico e come personaggio pubblico è fin troppo facile.

Chi sta sempre dalla parte dei più forti, chi specula sulla pelle dei deboli, chi ha un ego smisurato e usa ogni mezzo per arrivare al vanaglorioso potere, per me come uomo non merita nessun rispetto.

Come politico, chi dice sempre tutto e il contrario di tutto, chi ama creare nemici o problemi per poi “trovare” facili soluzioni propagandistiche, chi ancora si basa sull’antico motto “divide et impera”, chi rinnega persino sé stesso per un voto in più, non merita neanche di farla, la politica.

Non parliamo poi del personaggio pubblico, che arriverebbe persino a rinnegare la madre per un like in più su Facebook.

Quest’oggi vorrei parlare di Salvini Ministro della Repubblica italiana, la nostra Repubblica nata -per chi non lo sapesse o avesse concezioni diverse- dall’Antifascismo e dalla Resistenza. Non parliamo neanche di un Ministro qualunque, ma di uno dei dicasteri chiave per il mantenimento della struttura democratica della Repubblica. Si perché il Ministero degli Interni è l’organo deputato alla difesa e alla salvaguardia delle Istituzioni e dei cittadini italiani, contro poteri criminali che cercano di minare le basi della civile convivenza.

Il Ministro dell’Interno è il capo della polizia di Stato, dei vigili del fuoco e dei prefetti. Fa parte del Consiglio Supremo di Difesa, coordina gli 007 nostrani e a lui spetta vigilare sull’ordine pubblico.

Ora è vero che tra i predecessori di Salvini agli Interni abbiamo avuto Alfano, del quale la mafia disse: questo Ministro non ci piace più, non rispetta i patti. Questo però non giustifica le cavolate quotidiane del leghista, soprattutto l’ultima. Si è fatto fotografare alla festa degli Ultras del Milan. Già questo dovrebbe bastare per giudicare pessimo il suo operato, visto che certamente non si smette di tifare se si diventa Ministro, ma andare ad una manifestazione proprio degli Ultras -per carità, la maggior parte persone rispettabili-, gente che come minimo ha tatuato da qualche parte A.C.A.B. e che comunque considera il poliziotto primo nemico, mi sembra un gesto che in un paese civile, tipo la tanto ultimamente decantata Francia, porterebbe come minimo alle dimissioni.

Fosse solo questo, si potrebbe considerare il buon Matteo come un tifoso sfegatato, anche se un po’ troppo esuberante, comunque un coglione perché così facendo si è tirato la zappa sui piedi (si sarebbe tirato, se fossimo in un Paese maturo e civile, dove la dignità della politica conta qualcosa…). Invece lui è riuscito anche a fare peggio di così. Si è fatto fotografare, mentre ne stringeva sorridente la mano, con uno dei capo Ultras milanisti, condannato per aver picchiato a sangue un altro tifoso e perché gestiva un traffico di droga per conto della ‘ndrangheta.

Mi fermo qua, ho detto di volerla fare breve. Vi lascio con un’ultima frase, che fotografa ciò che è successo e che si commenta da sola. Che rappresenta l’Italia di fine 2018. Che qualcuno, nonostante tutto, continua a giustificare.

(lks_acab_1.jpg)

Un Ministro dell’Interno che sorridente stringe la mano ad un Ultras condannato per percosse e rapporti con la malavita organizzata.

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