Erasmus 7° episodio: finalmente si comincia

in #ita6 years ago (edited)

VILNIUS E L'ERASMUS


Vilnius era una città fantastica e con i suoi 500.000 mila abitanti aveva tanto da offrire a qualsiasi ragazzo della mia età. Era strapiena di bar, pub, pizzerie, centri commerciali, casinò (e forse questa è stata la mia rovina)... Vantava un centro storico di enorme portata, sontuoso e brillante. Sempre pulita, profumata, ricca di verde e di parchi naturali (non che io ne avessi bisogno, dato che passavo le mie giornata nel bel mezzo di un bosco. I trasporti erano molto efficienti e ti davano la possibilità di raggiungere qualsiasi parte della capitale in pochissimo tempo; vi era, inoltre, un servizio taxi a dir poco stupendo: 0.02 centesimi al km qualora prenotassi dall'app, la cui iscrizione era ovviamente gratuita e senza impegno. Insomma non mancava nulla, nemmeno nell'ambito universitario.

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Non vi nascondo che prima di partire avevo una certa paura riguardo la didattica lituana: ricordo ancora che durante uno dei tanti giri di saluti rituali (pena la morte da parte di zie ultraottantenni) mi ritrovai ad affrontare un dibattito con un ingegnere milanese, conosciuto e stimato dal mercato, che si trovava nel nostro piccolo paesino di montagna per una piacevole vacanza. Quando gli raccontai dell'avventura che di lì a poco avrei vissuto in Lithuania, lui subito esclamò: "beh, che ci vai a fare in quei posti sperduti del mondo, cosa vuoi che ti possano insegnare in un Paese sovietico, arretrato, senza cultura... gli Erasmus sono da fare nelle città più rinomate, dove le Università sono conosciute a livello mondiale, come Olanda, Spagna, Inghilterra, Regno Unito... andrai soltanto a perdere tempo senza arricchire minimamente il tuo bagaglio culturale". Nonostante si trattasse di un nordista avido, difatti non conoscevo assolutamente il sistema, i metodi di insegnamento lituani, la reputazione internazionale della Vilnius University e le possibilità a cui questa poteva sottopormi. Inoltre, nonostante i problemi riguardanti l'organizzazione, le segreterie e la burocrazia, ritenevo che le università italiana in un modo o nell'altro fossero le migliori al mondo.

Ero spaventato, quelle parole risuonarono nella mia mente per moltissimo tempo, fino a quando quel lunedì di Settembre non iniziarono le lezioni. Dapprima ci fecero conoscere l'Università, tra le prime 400esime al mondo (niente male, se considerate che l'Università degli Studi di Messina si trova oltre 300 posti più in basso nel ranking mondiale): le aule erano stupende, fornite di sedie-poltrone, banchi adatti alla scrittura (vi starete chiedendo perché abbia mai scritto "banchi adatti alla scrittura", visto che su qualsiasi banco si suppone sia possibile scrivere; ebbene si, in molte aule di Messina non esistono banchi, soltanto delle sedie dotate di un piccolo appoggio), proiettori, microfoni e amplificazione... insomma, era un piacere andare a lezione, soprattutto se a questo si aggiunge che la Professoressa (lei, così come tutti gli altri) di "Theory of Economics: Macroeconomics" si presentò così:
Prime Minister's office, Advisor to PM on financial markets and government debt issues, also acting as liaison person between the Government and international financial institutions (such as IMF, World Bank, EBRD)
Poliedrica lei, se considerate che nelle lobby delle nostre terre, meridionali soprattutto, "cu nasci tunnu non po moriri quadratu" (chi nasce rotondo non può morire quadrato), cioè a dire che i figli di avvocati, notai, medici e professori nati in Sicilia (sol per fare un esempio) continueranno a fare gli avvocati, i notai, i medici e i professori sempre in Sicilia, magari dietro l'angolo di casa.
Dinamica allo stesso tempo, se considerate che un qualsiasi politico italiano si permette, anche durante la situazione di crisi che stiamo vivendo, del 70% di assenze in Parlamento.

A questo si aggiunge la presenza della più grande libreria di Europa, al cui interno vi erano più di 2000 postazioni digitali, stampanti e stampanti 3D, auditorium, ristoranti, aule lettura e lavoro, poltrone lettura, ma soprattutto il più innovativo sistema di hi-tech mai conosciuto prima: una macchina sotterranea, infatti, riconosceva il libro che un qualsiasi studente richiedeva, si recava nel rispettivo scaffale e in meno di un minuto lo consegnava all'entrata dello stabile; e così anche al ritorno.

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Per di più, vi era un gruppo di studenti, facenti parte dell'organizzazione no profit "ESN" (Erasmus Student Network), che ci accompagnavano in ogni nostro passo, soddisfavano qualsiasi nostro bisogno e soprattutto organizzavano dei viaggi ogni fine settimana a costi praticamente irrisori. Abbiamo avuto, infatti, il piacere di poter visitare la Lithuania in lungo e in largo; la fortuna di vivere in Lapponia per più di una settimana, a -27°, di vedere renne, di essere trainati da huskies da slitta e soprattutto di vedere uno spettacolo, su un lago ghiacciato, delle Northern Lights; abbiamo messo piede in capitali europee quali Helsinki, Tallinn, Riga e Stockholm. Anzi a proposito della Svezia, sapete dove mi trovavo quando i nostri ragazzi non si sono qualificati al mondiale?! Proprio su una nave da crociera con equipaggio svedese. Ricordo ancora quando ad uno di loro, al termine della partita, scappò una lacrima; mi avvicinai e mi disse: "Italy is one of the best country in the world, like Germany, France and UK. It's not possible that you are out of the World Cup! Sorry." Gli unici a festeggiare erano i Francesi. Non soffermiamoci, però, su questo argomento, preferisco lasciare a voi le considerazione dovute.

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Insomma, immagino avrete capito quanto sia stato difficile e arduo giungere al termine di questa avventura. In fondo chi lotta per qualcosa, qualsiasi cosa, non sarà mai un perdente. E io avevo lottato per ottenere ciò che volevo. E' stata un'esperienza fantastica, ricca di avventure e di emozioni, capace di segnare la tua vita in ogni sfaccettatura, di farti crescere e maturare. Ma come ogni cosa che ci piace è destinata a finire. E purtroppo quella era finita!

Ciao stemers!!

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