Quattro meditazioni, oppure un sogno

Ora siamo a Bastia, di fronte a delle onde opache e oleose, quando mi fai questa domanda.
I capelli neri, lisci, con l’aiuto del vento nascondono il tuo volto. Io dico la seconda banalità. Il tuo peluche ti segue ovunque. Proboscide rosa e chiave penzolano dalla borsetta. Ti dico che tutto è possibile

我不想回家

Sassi tondi, sotto ai piedi, nel crepuscolo della baia di Porto.
Lo sciabordio del mare
l’orizzonte, che si quietano lentamente nelle merlature rosse delle nuvole.
Il brivido nell’acqua isolana di giugno. Il sale lascia l’ile de Beauté per appoggiarsi sulle nostre labbra prima che si avvicinino

海水很冷

Deve essere stato un banale ciao in un bar di Aiaccio.
Un’altro sapore oltre al tuo bacio. Hai lasciato i tuoi amici con un appuntamento fra 5 giorni. Dall’altra parte dell’isola.
Poi sulla moto facciamo 80 km verso Porto.
Sai ho difficoltà con il tuo inglese, anche ora che un fresco lenzuolo ci unisce

抚摸我的嘴唇

No so dire se quel broncio alla francese nasce dopo il primo morso dato al niulincu. O solo per calpestare un momento queste terre
Ma divento matto.
Fra poco saremo a Capo Corso. Ci fermeremo in quella calla.
L’isola Rossa alle spalle. “Un vino con sentore tannico”, hai detto

Ora non tornare ad Harbin.

I due schizzi sono realizzati da me, con penne Staedtler. Il primo è il paesaggio di Porto, disegnato la prima volta che sono stato in Corsica. Il secondo è una citazione di Egon Schiele, che, in un affievolito ricordo, credo possa essere coerente con il racconto.