Perché la stimolazione tattile diminuisce il dolore
Benvenuti! Oggi trattiamo le cause di un fenomeno alquanto banale che avrete sicuramente sperimentato nel corso della vostra vita. Quando per esempio prendiamo una botta ad un braccio, siamo portati a toccare il punto dolorante, a massaggiarlo, sentendo effettivamente un sollievo dal dolore.
Difatti, è senso comune che la stimolazione tattile oppure termica di una parte dolorante del nostro corpo ci porti sollievo.
Questo fenomeno, come dicevo, ha una base neurofisiologica ben precisa. Ma prima, sono necessari due concetti base di anatomia: il dolore, per essere dapprima “recepito” e poi trasmesso a livello del cervello o del tronco cerebrale, si avvale di particolari cellule nervose, i nocicettori.
I nocicettori sono composti da una lunga fibra che termina a livello della cute del corpo e che raccoglie gli stimoli dolorosi.
I nocicettori si distinguono in modo deciso dai recettori tattili, che invece recepiscono tutte le stimolazioni non dolorose.
Ogni nocicettore innerva una piccola porzione di cute che viene detta dermatomero. Il dermatomero è innervato anche da un recettore tattile.
Quando ci facciamo male, attivando così il nocicettore di un particolare dermatomero, se stimoliamo nel medesimo punto un recettore tattile (cioè stimoliamo il medesimo dermatomero in maniera non dolorosa), per esempio toccando o massaggiando, allora il recettore tattile stesso andrà con la propria azione ad inibire il nocicettore.
L’inibizione del nocicettore è dovuto ad un meccanismo che è detto teoria del cancello. La stimolazione del recettore tattile chiude il “cancello” del nocicettore, andando a bloccare gli stimoli dolorosi. Stimoli dolorosi che ovviamente possono essere inibiti solo fino ad una certa soglia, oltre la quale ogni stimolazione tattile sarà inutile.
È interessante l’utilizzo di questo meccanismo, a livello clinico, anche in via preventiva: una stimolazione tattile del dermatomero dove in seguito sarà provato il dolore aiuterà a diminuire lo stesso.