Andrea Pirlo
Soprannominato il maestro, nomignolo che gli si addice più che alla grande, in quanto di registi come lui se ne sono visti ben pochi negli ultimi cent'anni di storia del calcio. Era colui che dettava i tempi a tutta la squadra, un vero e proprio metronomo del centrocampo, chiedeva sempre e comunque di ricever il pallone dai compagni in qualunque situazione si trovasse, marcato da uno o più giocatori non aveva importanza, il 99% delle volte sapeva come sgusciar via dalle marcature con le sue proverbiali finte di corpo e successivamente fare lunghi o corti passaggi, tutti estremamente millimetrici, per i compagni per metterli nella condizione più opportuna per sfruttare qualunque occasione o per lanciarli a rete, in alcuni casi addirittura dalla propria area di rigore uscendo a testa alta dopo aver seminato i difensori avversari.
Andrea nasce a Flero, in provincia di Brescia nel 1979. Le giovanili le ha passate in casa, tra Flero, Voluntas Brescia e Brescia calcio, per poi recarsi all'Inter, la quale non riuscirà a scoprirne il vero valore, trovando poco spazio si reca alla Reggina per poi la stagione successiva tornare in quel di Milano. L'Inter però non riesce a valorizzarlo e lo lascia tornare nel suo Brescia nel gennaio del 2001, squadra nella quale giocavano campioni già affermati del calibro di Roberto Baggio e Pep Guardiola, ma anche un certo Luca Toni, che diventerà un campione in tarda età successivamente. Ad inizio carriera veniva schierato come mezza punta, ma quando come allenatore aveva Carlo Mazzone al Brescia, per farlo convivere con il Divin Codino, il mister decise di arretrarlo come regista di centrocampo, l'intesa tra i due era micidiale, purtroppo la fortuna in quella stagione non è dalla sua parte perché si frattura il quinto metatarso del piede destro e riesce a giocare soltanto 10 partite, facendo comunque un paio di assist da standing ovation, soprattutto quello a Roberto Baggio che fece un splendido gol in casa della vecchia signora durante uno Juventus-Brescia finita con il risultato di 1-1.
La stagione successiva passa definitivamente all'A.C. Milan, dove si consacrerà come il genio che conosciamo oggi. Carlo Ancellotti lo strappa alla concorrenza e lo vuole ardentemente, deve però farlo convivere nella stessa formazione con dei fenomeni come Rui Costa, Seedorf e Rivaldo. Carletto adotta dunque la tattica già utilizzata in passato da un altro Carlo, Mazzone, consegnandogli le chiavi di regia della propria squadra. In rossonero riesce a vincere praticamente tutto ciò che sia possibile in Italia, in Europa e nel Mondo: 2 Scudetti, 2 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana in casa propria, 2 Champions League, 2 Supercoppe Uefa ed un Campionato del Mondo per Club. Durante i suoi anni con la maglia del diavoli vincerà anche il Mondiale di Germania con la Nazionale Italiana nel 2006, tirando uno dei calci di rigore decisivi in finale contro la Francia.
La favola rossonera si interrompe però nel 2011, quando il Milan decide di non credere più in lui e se lo lascia sfuggire a parametro zero a discapito della Juventus. Viene considerato da una parte della critica un giocatore finito che ormai non ha più nulla da dire e che non corre più, detto fatto, Andrea accetta la sfida in bianconero e riesce a zittire tutti. Porta i suoi nuovi compagni a vittorie impensate, dato che la Juventus era da poco tornata in Serie A dopo lo scandalo di Calciopoli, ma anche grazie a lui tornò a dominare in territorio nazionale riuscendo a vincere 4 Scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe Italiane. Riuscirà anche a raggiungere una finale di Champions contro il Barcellona nel 2015 a Berlino, il destino lo riporta nello stesso campo dove era stato campione del Mondo, ma questa volta deve soccombere a Messi & c. con un risultato finale di 3-1 a favore dei blaugrana.
Andrea è un uomo al quale piacciono le sfide, finita la bella avventura a Torino decide di andare a chiudere la propria carriera al New York City. Carriera alla quale aveva già pensato di porre la parole fine ai tempi della sconfitta contro il Liverpool in una rocambolesca finale di Champions finita 3-3 nel 2005, quando il Milan aveva dominato e si è fatto recuperare in pochissimi minuti tutti i gol di vantaggio che aveva dai Reds, perse ai rigori e con rigore sbagliato da lui stesso. L'esperienza nella grande mela non è positivissima che lo porta a segnare soltanto una sola rete in 60 partite disputate. Poco per uno come lui che era un cecchino dei calci di punizione e che in Italia era riuscito a segnare una cinquantina di gol, soprattutto da calci piazzati, diluiti però in diverse stagioni ma con la media di almeno 3 a stagione.
Considerato un vero e propio genio del calcio in tutto il mondo, apprezzato tantissimo persino in Sud America dove l'idea del calcio è completamente diversa dal suo modo di essere, appunto per questo i tifosi Sudamericani ne sono rimasti affascinati, è raro vedere un giocatore che, soprattutto a fine carriera, passeggia per il campo per poi in pochi millesimi di secondo compiere dei veri e propri prodigi con tocchi delicati al pallone e trasformare tutto ciò che riusciva a costruire in oro colato. Vi lascio ora con un video contente alcune delle sue lezioni di calcio. Signori e Signore... ecco a voi il Maestro!
Tasto dolente per me Pirlo..ancora troppo dolente!
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Ti capisco in pieno, cara @èpawpawpaw, Pirlo era effettivamente ormai un vostro patrimonio, è stato quasi incredibile il modo in cui sia potuto arrivare alla Juventus, e tutto quello che è riuscito ancora a mettere in mostra, giocate sontuose, assist mirabolanti, punizioni allucinanti, tutto un repertorio di assoluto livello, sono quegli errori che ogni tanto si commettono, quando si fanno degli sbagli di valutazione
Avrebbe potuto regalarvi ancora delle belle soddisfazioni, ma per fortuna son gobbo e la cosa mi è garbata asssai!🤣\nA parte gli scherzi posso capire che ti abbia fatto irritare...regalarlo è stato un po' eccessivo...😓
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Un grande omaggio a un grande.
Grazie mille carissimo! Eh già, era proprio un grande!!
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Personaggio freddo fuori dal campo che diventava bollente (in inglese si definirebbe on fire) quando indossava la sua divisa , con gesti semplici: piedi e tocchi fatati, fantasia da vendere al mercato il mercoledí.\nUn talento vero!\n\nPosted using Partiko Android
Le facce che fa mi fanno morire dal ridere, tutto serio... eheheheh
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