Un pò di criminologia. Nascita e sviluppo

in #ita6 years ago (edited)

Ho iniziato da poco a usare steemit, e ancora sto cercando di capirne le dinamiche.
Ma ho visto che ognuno di Voi cerca di mettere al suo interno le proprie conoscenze e le proprie esperienze.
Essendo io un "uomo di diritto", come direbbe il mio ex professore all'università, cercherò di diffondere quel poco che so del mio campo.
Spero che nel raccontare in maniera il più semplice possibile un mondo così complesso non crei fraintendimenti.

Ho scelto come primo argomento di cui parlare la CRIMINOLOGIA.
Leggo spesso su facebook, che uso poco e nulla, commenti che assurgono a vera e propria gogna mediatica nei confronti di colpevoli, o presunti tali, di un reato. Di rei appunto.
Per cui oggi vorrei spiegare come funziona negli ordinamenti moderni il concetto di crimine e pena.

IL CONCETTO "ANTICO" DI PENA

Dobbiamo innanzitutto capire cosa sia la "pena" e quale funzione assuma o debba assumere.
La pena moderna è infatti cosa differente rispetto a quella meno recente.
Innanzitutto perchè in tempi non sospetti, come nel medioevo, la pena era spesso basata sull'aver commesso un delitto morale di stampo religioso.
Questo significava quindi non aver offeso una persona o un bene giuridico, bensì un atteggiamento richiesto da una divinità.
Essendo il reato e l'offesa di stampo etico/religioso, spesso la soluzione era la pena di morte, in quanto il colpevole non era meritevole di proseguire il suo percorso in vita poichè "macchiato".
Nei casi in cui non venisse violata una qualche legge morale, la prospettiva finalistica della pena era spesso arbitraria o commisurata a leggi simili a quella del taglione.
Possiamo citare la riguardo il Codice di Hammurabi, o per i romani la "legge delle XII tavole".
In alcune società la finalità della pena sconfinava nella vendetta, che assumeva i connotati di vero e proprio diritto della vittima o i suoi familiari.
Come sostenuto dal Cantarella, la pena moderna, ed il diritto penale, nasce nel momento in cui lo stato interviene ad interrompere questa spirale vendicativa e morale, basando le pene su delle caratteristiche svincolate da motivi religiosi e personali.

Si parla per l'appunto di diritto penale moderno, e non di diritto penale, in quanto esisteva fin dai romani un diritto penale, ma spesso questo non veniva esercitato in maniera imparziale. Difatti era noto come le giurie e gli stessi giudici erano per lo più appartenenti alla classe aristocratica, con un conseguente giudizio spesso poco bilanciato nei confronti dei sudditi.
Basti pensare alle monarchie francesi pre rivoluzione ad esempio.
Inoltre, come già accennato, nel diritto penale veniva esercitato un'amplissima discrezione, con un abuso della pena capitale e assenza di diritto di difesa, il tutto volto a mantenere intatti i privilegi della classe dominante.

Questo comportava spesso una punizione mediante pubblico supplizio, proprio per mostrare alla popolazione cosa avrebbe comportato una violazione e ribellione all'autorità.
La stessa carcerazione era commiata solo al fine di attendere il giudizio, in quanto spesso si preferiva o la pena di morte o semplicemente portare il condannato ai lavori forzati, o in epoche più remote, renderlo schiavo.

L'IMPORTANZA DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE


(immagine di pubblico dominio non sottoposto a diritti di immagine)

Fu con l'avvento dell'illuminismo e della rivoluzione francese che si diffuse il principio di uguaglianza degli uomini di fronte alla legge. Personaggi come Voltaire e Montesquieu furono tra coloro che sostennero il brocardo secondo cui la legge è uguale per tutti, e prepararono il terreno per una rivoluzione culturale assoluta, insieme ad altri pensatori dell'Encyclopèdie, tra cui Diderot e d'Alambert.
Tra i pensatori che formalizzarono la concezione illuministica della pena ci fu Cesare Beccaria che nel suo "Dei delitti e delle pene", spiegò come la funzione di pena doveva rispondere al vivere sociale e non alla morale, e sopratutto come ogni accusa andasse verificata, affermando il principio di presunzione di innocenza.
Beccaria spiegò anche molte altre caratteristiche che una pena doveva avere, ma vorrei soffermarmi sul principio di presunzione di innocenza.

Questo principio afferma che nessuno può essere ritenuto colpevole fino a pronuncia definitiva.
Vorrei farvi riflettere su quanto accade oggi, dove avviene una vera e propria gogna mediatica nei confronti di vicende scabrose di pubblico dominio che tramuta una intera società in giudici da scrivania.

Detto ciò proseguiamo nella nostra discussione.

NASCITA DELLA PENA MODERNA

Grazie alla spinta di cotanti pensatori, si iniziò a sviluppare quella che verrà chiamata la Scuola Classica del diritto Penale, che maturò l'obiettivo di elencare minuziosamente ogni tipo di fattispecie delittuosa, prevedendo per ognuna una pena commisurata alla diversa gravità, dando vita al cosiddetto "sistema tariffario" delle pene.
Tale sistema misurava la pena da infliggere sulla base di tre principi, largamente in uso ancora oggi:

  • la volontà criminale, ovvero la scelta di delinquere del reo
  • l'imputabilità dello stesso, in quanto si ritiene che un reo debba essere punito solo se in grado di comprendere cosa ha compiuto
  • la pena come rieducazione del condannato

Questi tre concetti diedero vita ai moderni principi di legalità, di "garantismo" e di certezza del diritto.

Questo tipo di impostazione avrebbe dovuto garantire una parità sociale, ma posta nelle mani della borghesia venne utilizzata per sostenere tesi come il cosiddetto "Darwinismo sociale" di Spencer, che sosteneva come fosse presente una pericolosità sociale innata nelle classi più basse e come fosse necessario proteggere quelle più "alte", al fine di un corretto sviluppo sociale.
Tali teorie saranno poi superate quando vennero denunciati i primi reati da parte delle classi sociali più abbienti, reati che tra l'altro non erano nemmeno determinati da necessità di sopravvivenza come nel caso dei furti e rapine commessi dalle classi meno abbienti.

NASCITA DELLA CRIMINOLOGIA

Negli stessi anni, a cavallo tra il XVIII e XIX secolo, si iniziò a sviluppare la criminologia, ed in particolare l'antropologia criminale, fondata da Cesare Lombroso, il quale sosteneva esistesse un collegamento tra le caratteristiche antropomorfe di un soggetto ed il comportamento criminoso. Chiaramente il Lombroso non divenne famoso per queste teorie, ma per i metodi di indagine applicati all'indagine criminale, che diedero vita ad una vera e propria scuola di criminologia.
C'è da dire che nonostante siano totalmente assurde le tesi del Lombroso in materia di "nascita delinquenziale" e "correlazione tra aspetto e pericolosità sociale", studi successivi hanno confermato come la condotta criminale agisca sull'aspetto fisico del delinquente, mutandone alcune caratteristiche. Quindi è il crimine a mutare l'aspetto, e non l'aspetto a determinare la capacità a delinquere.

LA SCUOLA POSITIVA

Superato il concetto Lombrosiano di criminale, furono due seguaci del Lombroso a raccogliere quanto di positivo seminato dal loro predecessore, per poi mitigarlo e superarlo.
La scuola positiva, questo il nome del nuovo filone della criminologia, affermò che il delitto non è conseguenza di una innata propensione a delinquere, ma condizionamenti sociali, psicologici e fisici, e che per questi motivi la pena doveva neutralizzare la pericolosità sociale dei soggetti individuati come potenzialmente dannosi, o già condannati, e prevedere un percorso rieducazionale.

La scuola positiva, essendo di inizio 1900, è stata la base su cui si sono fondate le scuole che hanno poi dato vita ai vari codici penali di tutto il mondo.
Ed è per questo che oggi la pena di morte, almeno nei paesi che hanno vissuto l'illuminismo in prima persona, è superata, in quanto non è una misura capace di rieducare il condannato.

Grazie per aver letto fino a qui, prossimamente proseguirò il discorso. Fate pure qualsiasi domanda se avete dei dubbi. Il testo originale era ben più lungo, ma mio figlio ha deciso di fare una sintesi per evitare una eccessiva pesantezza del tutto.

Saluti a tutti voi

Sort:  

Ciao, grazie del tuo post, molto interessante, che mi ha fatto venire in mente la distinzione che fanno gli antropologi tra “shame culture”, la società di vergogna, e la “guilt culture”, la società della colpa. Per capire la prima, bisogna ad esempio rileggere Omero: la pena prevista era la riprovazione del gruppo, sufficiente a coprire il colpevole di vergogna e a estrometterlo dal corpo sociale. È tutt’oggi il sistema previsto dalle cosiddette società primitive, che non conoscono un codice scritto.

Ottima osservazione. Sarebbe interessante parlare anche della questione Omerica, una delle rimembranze più dolci della mia insegnante di greco.

Se volete posso farlo, visto che insegno greco anch’io :)

Post molto bello e ben fatto ^^ Hai una nuova " seguace"

Grazie mille Noemi, ti seguo.

Molto molto interessante. La criminologia mi ha sempre affascinato.

Ciao Sara, grazie. Prossimamente proseguo con il discorso.

Bene sono contenta, non vedo l'ora di leggere il proseguo.

Da appassionata lettrice della criminologa bonelliana “Julia” non posso che apprezzare!

Padre e figlio sono "Dylaniani" :-D

Si.

con meno assiduità, ma anche io :)

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