THE CF-M PROJECT aggiornamento al 19-02-2019
Salve amici Steemians e bentornati a leggerci. Come già accennato la settimana scorsa il progetto sta attraversando una fase di stallo, purtroppo la lentezza della macchina burocratica italiana è disarmante, ma questo non deve assolutamente influenzare i nostri buoni propositi, siamo certi che a breve riceveremo qualche risposta, bisogna essere pazienti. Nel frattempo, durante l’attesa, le belle giornate e la passione, danno spazio alla vitalità e alla voglia di fare. Come ogni anno in questo periodo, a casa mia, si comincia l’attività di giardinaggio per mantenere gli arbusti rigogliosi, approfittando per accumulare una piccola quantità di legna da ardere per l’inverno. Ci eravamo lasciati con una suspense, dopo aver zappato l’intera aiuola che sarà destinata alla semina di una specie di manto erboso che si chiama Dicondra (ve ne parlerò prossimamente), con i mezzi a mia disposizione, ho cominciato ad accumulare una nuova quantità di biomassa destinata al processo di compostaggio. Il mio giardino è abbastanza grande da poter permettere di produrre grandi quantità di erba sfalciata e sfalci di potatura di piante, inoltre da anni abbiamo riservato uno spazio esclusivamente per la produzione di compost. Esso consiste in un fosso di circa 2x1 metri, e profondo circa 2 metri, tempo fa ospitava un serbatoio di gas che veniva collegato all’impianto di riscaldamento della casa, decidemmo poi di scollegarlo e di comprarne uno più piccolo da poter alloggiare sul suolo. Cosi decidemmo che quel fosso sarebbe stato il luogo nella quale produrre il nostro compost, ed infatti ogni anno durante i lavori di manutenzione del giardino lasciavamo una certa quantità di sterpaglie nel fosso ed ora ne possiamo osservare i risultati, aggiungo di seguito qualche foto.
Come si può notare dalle immagini, la scelta del luogo è stata dettata soprattutto dalle condizioni favorevoli che avrebbero ottimizzato il processo di biossidazione in quanto, il fosso si trovava esattamente alle spalle della grande siepe che affaccia sulla strada principale, essendo il fosso abbastanza profondo e circondato da siepi e piante ad alto fusto, la zona d’ombra sarebbe stata ottimale ai fini del processo di compostaggio, il sole avrebbe raggiunto solo una piccola parte del cumulo e avrebbe lambito solo lo strato superiore favorendo in questo modo la proliferazione di microbatteri fungini negli strati sottostanti, tuttavia ne è trascorso di tempo prima di ottenere certi risultati. Le difficoltà della produzione in cumuli risultano evidenti: il cumulo andrebbe mischiato più volte per garantire omogeneità tra le diverse specie di biomasse messe a contatto, inoltre va ossigenato e per questo bisogna rigirarlo periodicamente e questo costa non poca fatica, inoltre una produzione in cumuli renderebbe il lavoro di controllo dei parametri igrometrici molto difficile in quanto alcune parti del cumulo risulteranno più umide di altre e questo potrebbe comportare diverse complicazioni durante il processo nonchè lo svilupparsi di batteri che generano un tanfo irrespirabile e che potrebbe dar fastidio ai vicini. Tutti queste difficoltà sono state superate adottando la produzione nel fosso, questo ha permesso di ottenere un composto terroso di colore bruno scuro tendente al nero, come si può notare dalle foto, che odora semplicemente di muffa, umido al tatto e che ha completamente riempito il fosso precedentemente presente. Direi che l’esperimento è riuscito e il risultato è stato sorprendente, ed è proprio da queste considerazioni che nasce l’esigenza di avviare la produzione di compost acquistando attrezzature professionali e di qualità, triturando la biomassa e depositandola in appositi contenitori chiamati composter, ciò permetterebbe di tenere sotto controllo in modo più semplice e comodo piccole quantità di biomassa con risultati ottimali durante il processo, inoltre triturando gli arbusti e gli sfalci si otterrebbe un cumulo relativamente piccolo di biomassa che potrà degradare in un tempo minore rispetto che nel fosso (avendolo riempito di sterpaglie intere). Tutto questo renderebbe il processo produttivo ottimale e consentirebbe di raggiungere la condizione di regime più velocemente.
Il grafico mostrato in figura rappresenta l’andamento qualitativo del processo di biossidazione relativo ad una unità di composter. In condizioni ottimali e trascurando imprevisti di diverso genere (alluvioni,biomassa troppo umida, nascita di batteri patogeni nocivi e maleodoranti, ecc..) il ciclo produttivo di un composter potrebbe riassumersi con un andamento del tipo mostrato in figura dove si possono distinguere diverse fasi: durante il primo mese la biomassa contenuta nel composter verrebbe lasciata a macerare senza molti interventi di controllo. Dopo circa 3-4 settimane il miscuglio dovrebbe cominciare a mostrare segni evidenti di rarefazione, il processo di biossidazione ha iniziato a mostrare segni di attività, in questo periodo la temperatura della biomassa sale fino ad arrivare a circa 60°C. Durante tutto il secondo mese il composter viene sottoposto a controlli periodici di temperatura e tasso di umidità all’interno, in modo da non rendere il miscuglio troppo umido, ciò comporterebbe un anomalia durante il processo e renderebbe il compost marcio, quindi maleodorante e non commerciabile. In questo periodo inoltre il miscuglio andrebbe girato più volte in modo da ossigenarlo e far emergere parti non totalmente decomposte o in fase di ossidazione, favorendo in questo modo l’attività degli agenti biossidatori. Durante tutto il terzo mese il miscuglio viene lasciato a maturare fin quando il miscuglio risulta ben stabilizzato e dal colore molto scuro, che emana odore di sottobosco, a questo punto viene prelevato un campione di composto e mandato in laboratorio per analisi, per la verifica dei parametri di commerciabilità, il rapporto C/N (carbonio/azoto) e per il valore di germinazione. Al termine delle analisi, ricevuti i risultati il composter viene svuotato e la biomassa viene setacciata con un setaccio a maglia non troppo stretta, in modo da setacciare piccole parti non del tutto polverizzate. La parte setacciata verrà confezionata con appositi strumenti e sigillata in sacchetti dalla capienza di 20 litri e commercializzata, la restante parte non completamente biodegradata verrà rimescolata nel composter con altro miscuglio da destinare al processo. Supponendo che non vi siano anomalie durante il processo e garantendo una quantità sostenibile di materia compostabile, alla fine del 4 mese e all’inizio del 5 mese di attività registreremo un’andamento costante della curva avendo inserito nello stesso composter una nuova quantità di biomassa destinata al processo di compostaggio, realizzando in questo modo una processo produttivo ciclico sul singolo composter. Considerando che nel piano finanziario da noi presentato sono state preventivate 80 unità di composter in modo che una parte sarà destinata alla produzione di compost fresco idoneo all’uso florovivaistico ed un’altra parte alla produzione di compost più maturo e stabile destinato ad un uso massiccio nel settore agricolo-biologico, contiamo di raggiungere la condizione di regime dopo il primo anno e mezzo di attività.
Spero di non aver annoiato i lettori con parole incomprensibili e grafici, vogliamo rendere il progetto comprensibile nei minimi dettagli ai nostri Supporters per una questione di trasparenza ma soprattutto perchè a noi piace far partecipare le persone ai progetti nella loro totalità, spiegando nel modo più semplice e preciso possibile le finalità e la riuscita del progetto. Vi lasciamo con un saluto affettuoso e ringraziamo molto i Supporters che ogni settimana contribuiscono a rendere questo progetto magnifico, e ringraziamo molto la piattaforma Fundition che da la possibilità alle persone intraprendenti e ambiziose di realizzare piccole opere ma che insieme potrebbero regalare una svolta e un cambio netto di direzione al declino cui il mondo sembra destinato. Speriamo di risentirci con buone notizie e festeggiando con voi tutti.
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