2020 - Chapter 3 - Science Fiction Novel in Italian

in #ita7 years ago


Salve. dopo una piccola pausa, continuo la pubblicazione a puntate del mio romanzetto di fantascienza... I capitoli precedenti potete trovarli qui:

Capitolo 1
Capitolo 2

Il Po e i suoi affluenti?

Un fulmine, con la sua corte di scariche secondarie?

L'ombra di una strana ragnatela?

No, una banale crepa nel muro!

Mi sono appena svegliato. In questi momenti, fissare una parete bianca mi permette di continuare a sognare, ad occhi aperti. La parete diventa uno schermo dove sfilano idee ed immagini in movimento, che talvolta si coagulano per esplicitare intuizioni, modelli, teorie. Ho appreso da Laura questa tecnica per sfruttare appieno la creatività della mente nei momenti in cui la razionalità non ci tarpa troppo le ali.
Per dirla tutta, certe volte raggiungo questo stato di coscienza alterata e creatrice anche quando vado al bagno, o durante le mie maratone di sesso tantrico con Laura. Stamattina però una stupida crepa nel muro ha inquinato il fiume delle idee, deviandolo su un binario morto....

Ci riprovo. Stavolta però, invece di focalizzare su una scialba parete, corro il rischio di fissare la natica dolce e liscia di Laura.
Molto da vicino.
Emerge un paesaggio lunare, con piccolissimi crateri e fili d'erba, piegati dal peso della vita. Forzandomi di non ampliare la visuale e precipitare dentro di lei, ripenso ai tralicci impazziti di Figueras. Piegati da un peso invisibile. Che si tratti del peso della vita? Come definirlo? Come misurarlo? Perché adesso? Perché in quel luogo?

Laura si sta svegliando. Apre un occhio azzurro (uno solo) e mi fissa. Sono tre giorni che non facciamo l’amore. Non è normale, e so che Laura è furiosa, ma non me lo dice.
Lei sa dell’arrivo di Chiara. Sa che non è ancora successo nulla fra noi. Pero’, forse sa anche ciò che accadrà (che io ancora non so), ed è furiosa per quello.
Femmine.

Mi nega i suoi paesaggi e lascia il letto. La freddezza fra noi, accettabile per un risveglio di lunedì mattina piovoso, mi ferisce in quella stanza inondata di sole domenicale.

Prepara il caffè, indossando una vestaglia da zitella inglese e i suoi piedi nudi e rosei. Logicamente, un minuto dopo mi serve una brodaglia da zitella inglese. Al posto di Laura, una mia conterranea mi terrebbe il broncio. Laura non lo fa, ma mi aspetto che tenti di ferirmi in modi più subdoli.

“Mi accompagni da Harry il weekend prossimo? “

Harry Dawson è un grande fisico, maestro di Laura. Bello, carismatico, ma fortunatamente molto anziano. Vive in un cottage alla periferia di Cambridge.
Nonostante il mancato premio Nobel in fisica dieci anni fa (un "mancato" Nobel è un premio assegnato al tuo ex studente, che pubblica un lavoro basato su una tua idea concepita al bar dopo cinque pinte, senza riconoscere l'origine dell'idea), continua ad assomigliare ad una sorta di guru indiano, ma alto due metri e con gli occhi azzurri.

Harry ci accoglie con entusiasmo (soprattutto Laura!). Dopo un tè verde e un whisky, si rivolge a Laura come se io non fossi nella stanza:

"Che succede, piccola? L'Italiano ha esagerato?"

La sua attitudine mi irrita...ma fa sempre così, ed è una persona al cui fascino è difficile resistere. Forse proprio perché ha lo stesso humour provocatorio di Laura!

"Harry....c'è l'Italiano, ma c'è anche il pianeta!" risponde Laura.

"Hai visto che casino? È come se la costante di Planck si fosse mangiata i tuoi funghi magici!!!"

Questa volta la risata fragorosa dì Harry mi irrita veramente. Se non dico qualcosa adesso, so che passeranno le prossime due ore a parlare per enigmi da fisici teorici, con un livello di complicità che mi renderà assurdamente geloso, una volta di più.
Laura sembra Alice nel paese delle meraviglie a colloquio col suo cappellaio matto!

Decido di interloquire:

"Harry, cos'è questa cazzo di costante di Planck? Una delle tue ex degli anni' 60...?"

Sapevo che mi avrebbero guardato con compatimento. Per attirare la loro attenzione, ho usato l'unico punto debole di Harry: la sua paura di invecchiare...
Comunque, ho raggiunto il mio scopo. Harry nasconde elegantemente la sua irritazione e mi concede una risposta diretta:

"La costante di Planck è il Cerbero dell'inferno quantistico. Se mangia troppo e cresce, diventa una strega cicciona e malvagia che ci aizza contro il principio di indeterminazione e lascia uscire i genî dalle lampade...”

Dopo questa “spiegazione”, il cappellaio matto torna ad ignorarmi e a fare gli occhi dolci alla sua Alice. In serata, con l’aiuto di Wikipedia, finalmente capirò che la costante di Planck è il numero più importante della meccanica quantistica. Il fatto che questo numero sia molto piccolo implica che tutte le stranezze della meccanica quantistica sono confinate al mondo dell’infinitamente piccolo. Se la “costante” di Planck decidesse all'improvviso di diventare più “grande”, queste stranezze potrebbero entrare direttamente nella nostra vita.

La conversazione fra i due scienziati continua:

“Harry, sappiamo tutti e due che è impossibile, vero? Ma allora come spieghi le stranezze di Figueras?”

“Piccola fata (proprio cosi’ l’ha chiamata!): quando una cosa impossibile avviene, e gli effetti sono misurabili, come si chiama...?”

“Si chiama fenomeno. E la fisica studia i fenomeni.”

“Brava. E noi in questi casi ci dobbiamo ricordare che siamo pesci in un acquario”.

Questa veramente non l’ho capita. Laura si muove a compassione e mi spiega:

“Harry vuole dire che la nostra comprensione della fisica è basata su modelli. Osserviamo qualcosa, e poi cerchiamo una spiegazione, un meccanismo, un modello che ci permette di descrivere quello che vediamo e di prevedere cosa succederà in situazioni simili. Abbiamo un modello per descrivere il moto di un gatto che cade dal terzo piano, il calore dei fornelli che scalda le pentole, eccetera. Del resto, anche i gatti sanno che se si gettano dal terzo piano si fanno male. Anche i pesci nell'acquario sanno che il mangime che gli gettiamo viaggia verso il basso. Anche gli animali hanno modelli per spiegare quello che vedono. Anche i pesci studiano la fisica!”

Qui si ferma, si mette a ridere convulsamente, e Harry la guarda con tenerezza (non proprio...le tette di Laura danzano graziosamente mentre ride e le pupille del vegliardo seguono accuratamente il movimento).

“Ok, continua. Perché noi siamo come i pesci?”

“I pesci nell'acquario hanno modelli che funzionano per spiegare quello che succede nel loro mondo. Ma il loro mondo, visto da noi, è molto limitato. Non sanno nulla di quello che succede fuori dall'acquario, e non sanno come funziona la pompa che gli cambia l’acqua.”

Un'altra risatina isterica e un’altra sbirciata alle tette. Mi sto spazientendo, però sto anche cominciando a capire...

“Insomma, mi stai dicendo che noi siamo come i pesci perché anche il nostro orizzonte è limitato, e ci sono fenomeni che neanche noi capiamo?”

Questa volta non ride. Devo averci azzeccato. Allora continuo:

“Quindi, i fenomeni di Figueras che non capiamo sono come il funzionamento della pompa per i pesci. Ma cosa fate voi fisici quando non capite qualcosa?”

Harry si fa improvvisamente serio, mi guarda, e mi risponde:

“Osserviamo attentamente il fenomeno. Misuriamo tutto ciò che sappiamo misurare. E poi cerchiamo correlazioni.”

Ha detto la parola magica. E’ entrato nel mio mondo! Dopotutto, io sono pagato per cercare correlazioni.

“Ok, e in questo caso da dove si comincia? Io posso cercare tutte le correlazioni del mondo!”

Harry mi guarda di nuovo. Per un attimo, sembra prendermi sul serio e aver voglia di considerarmi un suo interlocutore. Pendo dalle sue labbra. Lui lo capisce e, beffardo, esclama:

“E’ ora di cena!”.

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Bella storia, Claudio.
Continua...

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