La sofferenza e le 4 nobili verità

in #ita7 years ago

Stasera parlando del più e del meno con un amico, siamo arrivati a parlare della sofferenza. Questo è un argomento non nuovo per me, per chi mi segue sa quello che ho passato e che ogni tanto vivo, ed è proprio la sofferenza che mi ha spinto a studiarla.

Fu così che per un periodo mi fissai nello studiare varie religioni e mi accorsi di un punto cruciale, ovvero che in un modo o nell’altro, le storie sono molto simili e tutte si basano su due temi fondamentali: l’Amore e la Sofferenza.

Nello specifico mi soffermai sul Buddhismo, perché tra tutte mi sembrava quella più completa. Ovviamente su questo ci sarebbe tanto da discutere ed io stesso nel corso degli anni ho rivalutato molto ciò, ma questo è un discorso a parte.

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Immagine CC0 creative commons

Le 4 nobili verità e l’ottuplice sentiero

La cosa che mi colpì più di tutte, furono le 4 nobili verità del Buddha (che per chi non lo sapesse vuol dire il risvegliato), dove si parla della sofferenza e della sua cessazione. Chi non è interessato alla fine della sofferenza?

La sofferenza esiste

Può sembrare una cosa ovvia ma non lo è. Qui il Buddha, nella prima nobile verità, riconosce che nella vita l’uomo soffre, esistono la morte, la malattia, i litigi, l’ansia, la depressione, lo stress ecc… E’ vero, qualcuno potrà obiettare che esistono anche i momenti felici, ovviamente si, ma un altro concetto fondamentale è l’impermanenza delle cose. Tutto ciò che è legato alla sensorialità è illusorio, detto più semplicemente cerchiamo la felicità e l’appagamento nelle cose materiali, tipo l’andare a fare shopping, una serata al bar dove vogliamo ubriacarci per dimenticare, l’uso di droghe, ma prima o poi quell’effetto finirà e tutto tornerà come prima. Nello specifico, il Buddha usava il termine dukkha per indicare un senso di insoddisfazione profonda, proprio perché questa sofferenza è più una sorta di nostalgia, di desiderio di comprensione.

L’origine della sofferenza

Nella seconda nobile verità Buddha ci spiega da dove ha origine la sofferenza, ovvero dall’identificazione con i nostri pensieri e dall’attaccamento a ciò che è illusorio. Proprio come detto prima, cerchiamo la pace in ciò che è transitorio lasciandoci guidare dai nostri stati d’animo

La sofferenza può avere fine

Nella terza nobile verità, ci viene spiegato che una volta presa coscienza dell’origine della sofferenza, abbiamo la possibilità di porvi fine. Lasciando andare ciò che è transitorio ed illusorio, in poche parole l’Ego.

La via per la cessazione della sofferenza

Anche chiamata via dell’ottuplice sentiero, il Buddha ci dà delle direttive se non vere e proprie istruzioni per procedere verso la liberazione da dukkha.
Infatti la pratica buddhista si incentra nel coltivare queste pratiche:
retta comprensione
retta intenzione
retta parola
retta azione
retti mezzi di sostentamento
retto sforzo
retta attenzione
retta concentrazione

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Immagine dell'autore

L’ottuplice sentiero

  • Retta comprensione

Solo la reale comprensione delle nobili verità può portare ad un risveglio, il lasciar andare tutte le illusioni e tutti i nostri attaccamenti.

  • Retta intenzione

Detto anche retto pensiero, si tratta del proposito e dell’intenzione positive al non-attaccamento, all’amorevolezza e alla non violenza.

  • Retta parola

Astenersi dal mentire, dal calunniare, dal parlare male in generale. In caso contrario viene generato Karma negativo, poiché dietro una cattiva parola vi è un pensiero cattivo e quindi una cattiva intenzione.

  • Retta azione

Tradotta con non uccidere, non fare del male, non rubare, non avere una condotta sessuale fatta di eccessi. Non intesa quest’ultima come non tradire o come concetti di castità, ma più che altro sul non infliggere sofferenza a se stessi e agli altri.

  • Retti mezzi di sostentamento

Procurarsi da vivere in maniera corretta, senza ricorrere a sotterfugi e senza inganni. Nel buddhismo anche l’uccidere gli animali inteso come lavoro viene considerata una pratica non idonea al percorso del risveglio.

  • Retto sforzo

Lottare contro le tentazioni, i pensieri cattivi e le malsane intenzioni. In quanto a quelle già sorte, lottare ed impegnarsi per distruggerle. Con la meditazione si addestra la mente e si fa conoscenza con la sua vera natura.

  • Retta attenzione

Sempre tramite la pratica meditativa, impariamo ad osservare pensieri, emozioni e tutte le attività che sorgono nella nostra mente. Quello che noi proviamo in realtà è una proiezione o meglio una reazione della nostra mente a degli stimoli esterni, con l’osservazione e la meditazione impariamo a distaccarci proprio perché “noi non siamo queste emozioni o questi pensieri”.

  • Retta concentrazione

Una volta che abbiamo individuato e preso coscienza di questi oggetti mentali, l’ultimo passo sarà quello di tenere una concentrazione costante fino ad arrivare alla totale non identificazione con le emozioni e le proiezioni mentali, tutto ciò porterà all’illuminazione.

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Immagine CC0 creative commons

Questo è quanto, ho cercato di fare un rapido riassunto di quello che è il fondamento di tutto il buddismo. Ho cercato di essere il più sintetico possibile perché sono stati scritti tomi e libri a riguardo, ed effettivamente si potrebbe non smettere di parlare per quella che è la vastità di questi argomenti.

Spero di essere riuscito a coinvolgervi e di aver suscitato in voi delle domande, come sempre potete scrivermi nei commenti.

Un abbraccio
Casper

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Nice post but I am always in pain :(

try to practice ;)

Molto interessante Casper...Da quanto pratichi il buddismo? Una corrente precisa? (Scusa non voglio fare la ficcanaso ma mi interessa visto che ho vari amici che si sono molto avvicinati al buddismo in questi ultimi tempi)

Diciamo che non pratico, queste sono nozioni acquisite durante anni di studio ed ultimamente sto leggendo a proposito della corrente Theravada, ossia quella che si avvicina di più alla tradizione. Se googli theravada italia c'è proprio il sito ufficiale santacittarama con tanti pdf che ti possono essere utili :)

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