Pessimismo in ritardosteemCreated with Sketch.

in #ita7 years ago

Mezzo parlamento è nazionalista, populista, filo-russo, illiberale, statalista, no-global, con occasionali derive anti-scientifiche, anti-europeo o quantomeno confuso al riguardo.

A parole non hanno paura di fare maggiore deficit, e non per investimenti, ma questo forse è il problema minore.

Le motivazioni con le quali sono stati votati M5S e Lega sono tutt'altre, le principali che ho sentito in giro sono:

  • Quelli di prima hanno fatto un disastro, adesso proviamo questi altri
  • Voglio andare in pensione prima
  • Voglio la casa popolare che han dato a quell'immigrato là, non perché ho più bisogno, ma perché ne ho più diritto (prima gli italiani!)

Mi sembra una classica situazione in cui si passa dalla padella alla brace.

D'altro canto è pur vero che i "vecchi" partiti non siano riusciti a realizzare un decimo delle loro promesse.
Lo dice uno che ritiene che le aspettative nei confronti della politica dovrebbero essere molto basse, dato il nostro sistema istituzionale ingessato (ora più che mai).

Chi ha votato basandosi sui programmi non ha tenuto conto della demagogia delle proposte, che era accentuata prevedendo la situazione di stallo e di compromessi del post voto, oltre alla possibilità di scaricare le responsabilità sull'alleato di governo.

Detto questo, non so cosa sperare.

Se le trattative durassero in eterno, si rimanderebbe il possibile disastro/delusione, ma si perderebbero occasioni di decisioni in sede europea - ad esempio sui fondi strutturali per le regioni del sud, o sulla rifondazione delle istituzioni europee.

Per essere chiari preferisco la confusione e le posizioni oscillanti dei 5 Stelle, rispetto alla Lega di Salvini, che è sicuramente più capace, coerente e decisa, ma nella direzione che a me non piace.

Ci sono anche altre mille ipotesi, tutte rese difficili da veti incrociati. La più quotata mi pare il ritorno al voto, in circa 1 anno, però non ho ancora capito cosa risolverebbe... o meglio, come farebbero ad accordarsi sull'ennesima legge elettorale studiata per fregare l'avversario.

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C'è solo da sperare che uno stallo tanto grande quanto potenzialmente distruttivo porti ad un cambiamento, in caso di nuove elezioni, della dialettica politica nostrana piuttosto che ad una campagna ancora più estrema dal punto di vista demagogico.

Inoltre giocherà ruolo fondamentale la comunicazione dei più moderati, totalmente impreparati a questa tornata a gestire l'onda social-populista di chi ha vinto.

Se si rivota con una legge elettorale simile, probabilmente sì, i partiti potrebbero avere toni meno duri verso gli avversari. Ai politici era chiara la situazione post-voto del proporzionale, al prossimo giro sarà chiara anche agli lettori.

A me piacerebbe che i cosiddetti moderati si mettessero insieme, contro i cosiddetti populisti (parlo di lungo periodo, non adesso). Perché l'alternativa è avere un populismo di destra contrapposto a un populismo di sinistra o "della rete" (cioè di un'azienda milanese che si nasconde dietro una serie di voti pilotati).

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