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RE: Il problema del Vesuvio

in #ita6 years ago (edited)

Bellissimo articolo!

Anch'io ho vissuto a Napoli e conosco l'area e non posso che confermare quello che ha detto @stella87s.
L'unica salvezza sarebbe un'evacuazione immediata, con bonifica di tutta l'area, che potrebbe diventare area turistica (senza alberghi naturalmente! Da escursione).

Un progetto del genere (altro che il ponte sullo stretto di Messina) sarebbe un'occasione per far lavorare molti giovani (turismo, cura e studio dell'area) e risolvere un pericolo molto grande. Naturalmente, bisognerebbe trovare una sistemazione adeguata a tutti coloro che vivono nelle zone di maggior pericolo e costrette ad andar via (non è facile ma neanche impossibile). Non credo che il problema sia solo il fatalismo (che pure c'è come approccio), ma la miopia di una cultura che non guarda al lungo termine e che si accontenta di aver la pancia piena oggi (parlo di tutta la cultura occidentale, naturalmente).

Sort:  

Il problema dell’evacuazIone preventiva, ovvero ora e in tempi relativamente non sospetti, è utopica quanto il piano di evacuazione con le vie di fuga tracciate.
Perché continuano a edificare e, di conseguenza, a vendere case. Perché i giovani si indebitano, chi finalmente ha estinto il mutuo dopo 30 anni non ha intenzione di spostarsi e soprattutto non vengono date valide alternative. Penso ai terremotati dell’Aquila prima, di amatrice dopo. Loro il dramma lo hanno subito, ma le case dove sono? Chi ha ripagato anni di sacrifici per racimolare i soldi per una casa con una valida alternativa? La soluzione di sradicare 2 milioni quasi di persone, tra hinterland e zone 1/2 è utopico ora come ora. E questo il fatalismo di cui parlo. Siamo consapevoli, noi abitanti del Vesuvio, che l’ombra del disastro è una realtà. Ma non resistiamo al fascino di quella montagna che parla di casa. Si prova ad andare via, parlo dei giovani e io l’ho fatto, ma gli affetti restano lì.
Una soluzione percorribile potrebbe essere, innanzitutto, proibire ogni altra costruzione edilizia, dare incentivi per acquistare altrove “acquistando”, lo stato, le case da abbandonare per appropriarsi dei terreni e farne “altro”. Nel contempo migliorare la viabilità, ampliare le superstrade, strade e autostrade, crearne di nuove, ripensare e “costruire” percorsi. Educare al territorio, anche non sarebbe male. Insomma vie percorribili potrebbero esserci, manca la volontà. Scusa la lunga risposta ma l’argomento tocca un nervo scoperto :) saluti da queste pendici verdi.
Ma restano parole perse nell’etere.

Sì, ok per il tuo sfogo, che è anche il mio, non credere (mi sento molto vicino a te).

Ma la tua soluzione "percorribile" è utopica quanto la mia per gli stessi motivi che dici tu. Proibire ogni altra costruzione edilizia (in mancanza di volontà) è lo sesso che evacuare l'intera area (in mancanza di volontà). Se manca la volontà si lascia scorrere esattamente le cose come sono. E quindi? Siccome le parole si perdono nell'etere non utilizziamo le parole?

Le alternative? E' chiaro che non vengono date. Ma perché non vengono date? Perché siamo tutti semplicioni e fatalisti? No, perché qualcuno ci guadagna, e non ci guadagna chi ha ripagato anni di sacrifici per racimolare i soldi per una casa, non ci guadagnano loro a rimanere lì. Loro sono sotto ricatto perché qualcuno ci guadagna. Poi ci sono anche i soliti furbi idioti che pensano di fare un affare a comprare casa, così come non mancano quelli che non resistono al fascino di quella montagna che parla di casa, e non mancano quelli che non possono fare a meno di tornare dai propri affetti .

Se le case dell'Aquila non ci sono, se le alternative per chi abita in zone pericolose non ci sono, se coloro che denunciano queste cose (non io certamente, ma quelli che lo fanno) producono solo parole perse nell'etere, che facciamo?

Mi ricorda quel re che cercò i sette savi per chiedere loro: cosa posso fare per essere felice? (che equivale a chiedere: come posso risolvere problemi apparentemente irrisolvibili?)

E la risposta dei sette savi fu: cosa fare per raggiungere la felicità? Non esser mai nati, e se nati morire il prima possibile.

Sono consapevole che la "mia" (che poi mia, per modo di dire) è altrettanto utopica. Per sottolineare che la situazione è davvero paradossale, esattamente come la descrivi tu. Volere è potere, e se ci fosse la volontà, appunto, si potrebbe fare tutto. Ma come iniettare un po' di buona volontà nelle vene di tutti, soprattutto di chi decide? :) i dubbi filosofici della domenica mattina!

😏 cominciando dal curare noi stessi dal nichilismo. Parlo di me sopratutto (per te saprai tu se è così), vale a dire: noi sappiamo che bisognerebbe fare diversamente da come si fa, ma pensiamo che questo nostro sapere non serve ad incidere sulla realtà (ed è vero, è proprio così), ma quel poco che possiamo fare (quel poco che non incide) intanto servirà ad avere cura di noi perché curare l'ambiente significa anche curare noi stessi (come una pianticella). Non come individui però ma come parte di una comunità (minoritaria forse ma sempre comunità). E poi forse (ma non possiamo saperlo questo ed è più una speranza che altro) quel che curiamo (facciamo, diciamo) oggi sarà utilizzato da qualcun altro domani che potrà invece incidere. Grazie per lo scambio 🙂

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