Fotografia e Catastrofi

adinapoli (63)in #ita • 6 years ago (edited)

La possibilità di documentare con delle immagini le conseguenze delle sciagure che colpivano ferocemente un Paese, ha determinato la produzione di fotografie storiche, con il preciso intento di rappresentare puntualmente molti avvenimenti catastrofici ed i loro effetti. A metà dell'Ottocento i fotografi erano soliti mettere in posa i soldati che partecipavano alle sanguinose battaglie delle varie e inutili guerre. Analogamente, pochi anni dopo, ritennero necessario documentare con le loro immagini anche le disastrose calamità naturali che si abbattevano su vaste regioni ed intere popolazioni.

Il primo rudimentale esempio di “foto-giornalismo” risale al mese di maggio del 1842 e riguardò un enorme incendio che aveva appena bruciato un terzo di Amburgo. Un fotografo tedesco ed uno polacco, Stelzer e Biow , con i pesanti e complessi strumenti utilizzati per la dagherrotipia, documentarono, attraverso una immagine fedele alla realtà, la devastazione e la cenere provocata dalle fiamme.
Generalmente un evento tellurico costituisce una catastrofe naturale che, esattamente come i conflitti che scoppiano in ogni angolo della Terra e le inaccettabili limitazioni della libertà, imposte dai regimi totalitari, costringe le persone a cercare scampo fuggendo lontano, dopo avere perso tutto quello che avevano. Qualsiasi tipo di disgrazia richiama i fotoreporter e provoca sempre le medesime dolorose conseguenze: vittime infelici, superstiti senzatetto e profughi disperati.

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Parecchie fotografie sono state realizzate in occasione del violento terremoto che rase al suolo Messina nel dicembre del 1908. Quell'anno la città dello Stretto divenne, purtroppo, il set di un reportage su una catastrofe e in quella occasione vennero girati anche i primi metri di pellicola cinematografica nell'Isola (molto prima di “La terra trema” o del “Padrino” di F. Ford Coppola). Ovviamente, anche i drammatici reportage relativi al sisma che distrusse i paesi della Valle del Belice nel gennaio del 1968, comparvero giustamente sulle pagine dei giornali dell'epoca. Particolarmente significativi ed intensi i memorabili servizi fotografici di Nino Giaramidaro, Melo Minnella e Letizia Battaglia. Purtroppo, nel tempo, tante altre catastrofi hanno colpito il territorio dell'Italia intera (dal Vajont all'Irpinia) ed è doveroso non dimenticare mai i danni e le vittime di un disastro.

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Così come esiste un documentario d'informazione ed un cortometraggio d'arte, esistono migliaia di fotografie che documentano gli effetti dei cataclismi, ma, seppur scattate coraggiosamente tra macerie e soccorritori, non tutte riescono a coinvolgere e a trasmettere la commozione colta solamente dalla partecipazione emotiva degli stessi fotografi nel momento in cui, oltre agli scopi informativi, realizzano anche una propria finalità espressiva. I crolli, le vittime e la devastazione sono solo l'aspetto immediato dei terremoti, l'altro consiste nel completo sgretolamento del tessuto sociale di chi abitava quei paesi rimasti desolati.

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A distanza di tanti anni le fotografie rammentano a tutti le ferite aperte, le promesse non mantenute, il Tempo congelato.
In molti casi, tuttavia, l'osservazione della vecchia fotografia di una sciagura può risultare insufficiente, bisogna necessariamente procedere anche alla lettura dei relativi articoli e dell'altro materiale giornalistico per provare ad intravedere un po' di “Verità” tra la “fitta polvere” del Passato.

Testo e fotografie di adinapoli (s)
Le fotografie sono di proprietà dell'autore.

ENG
The possibility of documenting with images the consequences of the disasters that ferociously struck a country, has determined the production of historical photographs, with the specific intent to represent punctually many catastrophic events and their effects.
In the mid-nineteenth century photographers were used to pose the soldiers who participated in the bloody battles of various and useless wars. Similarly, a few years later, they found it necessary to document with their images also the disastrous natural calamities that struck down on vast regions and entire populations.
The first rudimentary example of "photo-journalism" dates back to May 1842 and concerned a huge fire that had just burnt a third of Hamburg. A German and a Polish photographer, Stelzer and Biow, with the heavy and complex tools used by a very recent discovery, the daguerreotype, documented, through an image faithful to reality, the devastation and ash caused by the flames.
Generally a telluric event is a natural catastrophe that, however, just as the conflicts that break out in every corner of the Earth and the unacceptable limitations of freedom imposed by totalitarian regimes, forces people to seek escape by fleeing far, after losing all that they had. Any kind of misfortune attracts photojournalists and always provokes the same painful consequences: unhappy victims, homeless survivors and desperate refugees.
Several photographs were made on the occasion of the violent earthquake that razed Messina in December 1908. That year the city of the Strait became, unfortunately, the set of a report on a catastrophe and on that occasion were also shot the first meters of film in the island (long before "La terra trema" or "Padrino" by F. Ford Coppola). Obviously, also several dramatic reports related to the earthquake that destroyed the countries of the Belice Valley in January 1968, rightly appeared on the pages of newspapers of the time. The memorable photographic services of Nino Giaramidaro, Melo Minnella and Letizia Battaglia are particularly significant and intense.
Unfortunately, over time, many other catastrophes have hit the territory of Italy (from Vajont to Irpinia) and it is only right to never forget the damage and the victims of a disaster.
Just as there is an information documentary and an art short film, there are thousands of photographs that document the effects of cataclysms, but, although courageously taken between rubble and rescuers, not all of them are able to involve and transmit the emotion caught only by emotional participation. of the same photographers in the moment in which, besides the informative purposes, they also realize their own expressive purpose. The collapses, the victims and the devastation are only the immediate aspect of the earthquakes, the other consists in the complete disintegration of the social fabric of those who lived in those countries left desolate. After many years the photographs remind all open wounds, unfulfilled promises, frozen time.
In many cases, however, the observation of the old photograph of a disaster may be insufficient, we must necessarily proceed to the reading of the related articles and other journalistic material to try to glimpse a bit of "Truth" between the "dense dust" " of the past.

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