Confronto generazionale

in #ita6 years ago

Con il post che segue, intendo partecipare al contest di questa settimana di @spi-storychain.


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Immagine CC0

Erano le quatto del pomeriggio dell’1 ottobre 2017, quando Luis e suo figlio Gerard si sedettero sul divano in attesa del calcio di inizio di Barcellona - Las Palmas. Gerard aveva sette anni e quella era la prima domenica in cui, nonostante il Barça giocasse in casa, lui e suo padre non erano allo stadio, ma seguivano il tutto dalla TV. In realtà questo non per volontà dei due telespettatori, ma perché quel giorno la partita si disputava a porte chiuse. Il motivo di tale decisione non era stato spiegato a Gerard il quale fremeva, girando come una trottola per casa.

«Papà, papà, perché non andiamo allo stadio?».
«Non insistere Gerard, non possiamo andare, te l’ho già detto. Oggi è una giornata particolare. Vieni qui siediti e guardiamo la partita.», rimase un secondo in silenzio, «E prenditi una Coca-Cola fresca altrimenti che partita è? » disse sorridendo.
Felice Gerard si diresse verso il frigo dove lo aspettava la sua bibita preferita.
Ore 16.15, il calcio di inizio tanto atteso.
Il Camp Nou non era mai stato così silenzioso, gli unici suoni che si potevano sentire erano quelli dei calci tirati dai vari giocatori al pallone e il fischio dell’arbitro.
Non era un bel periodo quello, in Spagna; il partito indipendentista guidato da Carles Puigdemont premeva per l’indipendenza della Catalogna. Lo stesso presidente con un parlamento semi deserto aveva fatto votare una legge che prevedeva l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna; ma non solo, aveva anche incitato i cittadini Catalani a presentarsi alle urne mentre un giudice Barçeloneta aveva dato ordine alla Guardia Civil di requisire le urne ed impedire il voto.
Nel paese vigeva il caos più totale, vi erano parecchie tensioni e anche per questo Luis preferiva stare in casa.
Ma tornando alla nostra partita: il primo tempo trascorse con qualche palla vicino alla traversa ma nulla di eccezionale!
Anche l’atmosfera a casa Ramos, non era delle migliori, la Coca-Cola di Gerard era ormai terminata e lui teneva il broncio perché non capiva il motivo per il quale non era potuto andare allo stadio in quella domenica soleggiata.
«Che c’è?» disse il padre, nel quarto d’ora di pausa tra un tempo e un altro.
«Papà io voglio andare a vedere la partita, è il nostro rito domenicale!!!», intervenne stizzito Gerard.
«E’ una questione più complicata di ciò che sembra», riprese Luis, «Non hai notato che non c’è nessuno allo stadio??».
Gerard si voltò verso il televisore come se non avesse ancora avuto modo di vedere nulla, eppure, erano trascorsi quarantacinque minuti. Solo allora si accorse degli spalti completamente vuoti.
«Ma che sta succedendo papà?
«Niente, niente» intervenne subito il papà.
«Non è vero. L’altro giorno davanti scuola c’erano un sacco di poliziotti. Non mi ricordo tutti questi uomini in divisa davanti la scuola. Inoltre la mamma è preoccupata e il Camp Nou è vuoto papà, non è mai successo.»
Nel mentre la partita era iniziata nuovamente e Luis ne approfittò per sviare l’attenzione del figlio sull’argomento.
«Figliolo non vuoi vedere la partita?»
In realtà Gerard era curioso di capire cosa stava accadendo a casa sua, nel suo paese.
Non erano passati neanche cinque minuti e Sergio Busquets segnò il primo goal di quella giornata.
Proprio quando finalmente l’attenzione stava tornando sulla partita……
«Papà ma cosa diavolo è successo??»
«Bella domanda.», disse il papà.
«Scusate» intervenne la mamma.
Il cavo dell’aspirapolvere si era attorcigliato a quello della TV staccandoli entrambi.
Gerard non perse tempo «Mamma, papà non vuole dirmi che sta succedendo.»
I due genitori si guardarono. Fu un misto di stupore e di preoccupazione.
Lo stupore riguardava l’interesse del figlio per i fatti che stavano accadendo a “casa” sua e per come questi, ignaro di tutto, li avesse percepiti lo stesso. La preoccupazione riguardava quel momento storico, quei tumulti, gli slogan, la gendarmeria per strada, i comunicati alla televisione. Non era affatto un buon momento e c’era una tensione palpabile nell’aria.
La mamma si aggiunse ai due telespettatori, che ormai erano rimasti privi di Tv, ma la cosa non sembrava turbare i due tifosi.
Dopo le prime resistenze del padre, Isa, la mamma, aggiunse «Caro forse potremmo spiegargli qualcosina è abbastanza grande per capire.»
Luis rifletté un momento poi inizio a parlare:
«Vedi figliolo, il nostro paese sta attraversando un momento “particolare”, il Presidente Carles Puigdemont, forse ne avrai sentito parlare…»
«Si papà il signore con gli occhiali che parlava l’altra sera in televisione» lo interruppe Gerard.
«Esatto tesoro proprio lui. Lui ha indetto un referendum.»
«Un cosa papà?» chiese con curiosità Gerard
«Amore cerca di essere più chiaro non usare troppi tecnicismi» lo bacchettò sorridendo la moglie e riprese :
«Un referendum si ha quando si chiede al popolo di votare su un qualcosa, tipo quando eleggete il rappresentante di classe»
«Ora è tutto chiaro. Papà perché anche tu non lo hai spiegato così? E cosa dobbiamo decidere? Devo votare anche io?»
«No tesoro tu sei ancora piccolo non puoi votare.» rispose la mamma.
«Sul cosa dobbiamo decidere è più facile a dirsi che a farsi. Dobbiamo decidere se vogliamo una Catalogna indipendente, ovvero, se vogliamo staccarci dal resto della Spagna»
Gli occhi di Gerard si spalancarono «Ma papà la zia Carmen, non abita in Catalogna lei abita a Siviglia. Questo che cosa significa, che non la potremo vedere più? Che verrà eretto un muro? »
«
No no figliolo, ma ci sono problemi molto più grandi di un muro
» lo rassicurò il padre.
«E quali?» riprese Gerard.
Nel mentre la Tv si riaccese, «Perché non guardate la fine della partita» disse la mamma.
Mancavano quindici minuti e il Barça stava vincendo 2-0, il secondo goal lo aveva fatto Messi e proprio in quel momento al settantasettesimo segnò la doppietta che chiuse definitivamente la partita.
Gerard non era concentrato come al solito, la sua mente non pensava ai suoi beniamini del pallone, ma solo al discorso iniziato con i suoi.
Sia la mamma che il papà si erano resi conto di ciò, ma non sapevano cosa dire.
A fine partita però accadde qualcosa che rimise le carte sul tavolo.
Il telecronista chiese al giocatore Gerard Piquet cosa ne pensasse di quanto stava accadendo in quei giorni e il giocatore rispose «La Spagna e la Catalogna sono come una famiglia ma a un certo punto il ragazzo di 18 anni decide di andare via da casa.»
Quelle parole rimbombarono nella testa di Gerard e dopo averle assimilate disse «Papà ma non è sbagliato ciò che dice Piquet.»
«Hai ragione figliolo non è sbagliato, un figlio prima o poi decide di andare via di casa. Ma la maturità per compiere questo gesto deve portare dietro di sé anche la valutazione delle conseguenze che quel gesto comporta.» tacque per alcuni istanti poi riprese «Vedi figliolo, dividere è facile: se non si va d’accordo ci si lascia, se si hanno due caramelle si va una ciascuno, come se tu avessi un battibecco con un compagno e decidessi di non giocare più con lui»
Nel mentre Gerard seguiva il papà come fosse ipnotizzato, non proferiva parola sembrava non stesse nemmeno respirando.
«Ma ciò che conta davvero è l’unione: non è facile e alle volte è costosa, ma il risultato che può portare è sublime» e sorridendo indicò il figlio.
«Tesoro» continuò la mamma rivolgendosi al figlio «Tu rappresenti questa unione. Io sono di Siviglia e tuo papà è di Barcellona, le cose più belle nascono dall’unione e per farle nascere ci vuole tempo, impegno e alle volte anche una buona dose di sacrificio»
Gerard era nuovamente felice, rasserenato e disse «Grazie mamma, grazie papà ora so cosa succede anche se non ho capito bene alcune cose, ma ciò che so è che voi siete i genitori migliori del mondo e io non vorrò andare via di casa al compimento dei miei diciotto anni»
Sorridendo il papà rispose «Ne riparliamo tra qualche anno
E prima che Gerard potesse aggiungere qualcosa la mamma disse «Chi vuole andare a prendere il gelato al parco?»
«Io, io» rispose concitato Gerard, abbandonando quei pensieri seri che lo avevano occupato per tutto il pomeriggio.
E così l’allegra famigliola si diresse “unita” verso il parco, ridendo e scherzando allontanando i pensieri che avevano afflitto quella soleggiata domenica d’ottobre.

Sort:  

Molto bello @adamantino, difficile trasmettere certi valori ai figli, In questo caso l'unione di due persone e la creazione di una famiglia sono veramente un bel esempio. Mi è piaciuto molto!

Ne sono felice @road2horizon oggi il concetto di famiglia è sfalsato dalla mancanza di ruoli e questo è un limite. Credo che in questo momento ci sarebbe bisogno di quell’amore e di quella Unione proprio di quel bel esempio che citi nel post.
Grazie ancora

Bravo, davvero molto interessante l'idea.
Sarebbe bello approfondire il tema, magari in castellano o ancora meglio in català... Pensaci, non abbandonare il progetto "Catalunya"...

Grazie @itegoarcanadei, seguirò il tuo consiglio, si potrebbe fare anche qualcosa insieme, confrontandoci su più tematiche con parallelismi con altre situazioni similari europee :)

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