Il consumismo ci consumerà!?

in #ita-society6 years ago (edited)



La nostra civiltà, in questo preciso momento storico, soffre di molte piaghe più o meno visibili, di cui siamo più o meno consapevoli. Basti pensare ai problemi legati al cambiamento climatico, alla povertà che regna nei paesi considerati del terzo mondo e alla fetta sempre più consistente di poveri che popola i paesi industrializzati, passando per il pericolo sullo scontro nucleare ipotetico che devasterebbe il globo.

Sono tutti pericoli reali ma che toccano relativamente le nostre vite, problemi che sono distanti dai pensieri della casalinga di Voghera o dall'impiegato delle poste, dallo studente di ingegneria o dal medico di reparto, dall'operaio della Fiat cosi come dal panetterie del vostro quartiere.

Esiste però un sottilissimo filo rosso che accomuna tutti noi, un pericolo reale che non solo ci tocca ma che viviamo e alimentiamo noi stessi ogni giorno, con le nostre scelte (in)consapevoli: il Consumismo.

Il consumismo ha radici lontane e ha sicuramente nel capitalismo di radice Marxista il suo padre putativo e come parente (lontano) il materialismo.


Per Karl Marx l'essere umano è un essere produttivo per natura ma l'avvento del capitalismo ha umiliato la produttività creativa del lavoratore, relegandolo ad un essere ripetitivo impiegato per lavori alienanti e frustranti. Questa fu una delle critiche più feroci che Marx fece all'avvento del capitalismo, puntando il dito contro la disumanizzazione dell'essere umano, del lavoratore. L'osservazione più celebre del filosofo tedesco fu sicuramente quella direttamente correlata alla produzione dei beni materiali da parte degli operai ed in generale dai lavoratori, un lavoro che produceva beni o servizi in cambio di un salario che non rappresentava l'effettivo valore costruito dal lavoratore ma solo una minuscola percentuale. L'eccedenza, il surplus finiva dritto nelle tasche del capitalista generando il noto concetto di "plusvalore", causa unica e diretta dello sfruttamento dei lavoratori stessi. 

Ma se il capitalismo veniva considerato, e viene considerato tuttora, come causa di sfruttamento e disuguaglianza, nonchè di disumanizzazione e privazione della mente creativa del lavoratore è altrettanto innegabile che esso sia stato il genitore del consumismo.

L'avidità delle moderne coorporazioni, multinazionali e aziende, la corsa sfrenata alla ricchezza ha generato una società iperproduttiva dove i beni materiali prodotti superano i beni materiali consumati.

In poche parole oggi produciamo molto più di quello che consumiamo. La contraddizione amara di questa indiscutibile verità risiede nel fatto che esistono miliardi di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà.  Un esempio banale e tutto nostrano:

nelle mense scolastiche italiane viene gettato nella spazzatura circa il 40% del cibo acquistato, erogato e cucinato dalle stesse. Ma dove finisce questo cibo? che esigenza ci sarebbe di perpretare questo spreco?

Riprendendo questo banalissimo e comunissimo esempio, pensiamo alla catena dietro questo evento:

Un operaio sottopagato produce qualcosa che verrà buttato, un bambino muore di fame all'altro capo del globo mentre un bambino italiano non sta usufruendo di qualcosa che la sua scuola ha comprato, pagato e gettato. Nel frattempo chi ha prodotto quel bene alimentare ha guadagnato. Ma su cosa? Sul nulla, su qualcosa che non è stato e mai verrà utilizzato, su qualcosa che non servirà a nessuno, non sarà di beneficio a nessuno.

Il secondo problema, ma assolutamente non secondario, legato al consumismo è la generazione di infelicità diffusa e di una mancata consapevolezza nel vivere la propria esistenza che il consumismo produce.

Pensiamo alla corsa all'ultimo smartphone uscito sul mercato.

Oggi un ragazzo, un uomo X attende con ansia l'uscita del nuovo modello di Iphone ad esempio. Perchè attende con ansia questo evento? Perchè attende con ansia di elargire 1000 euro, o giu di li, alla Mela per un cellulare con magari pochissime features in più rispetto al modello precedente? 

La risposta è: la ricerca della felicità.

Ma è una ricerca effimera derivante dalla incosapevolezza di quello che si vorrebbe davvero per se stessi, di chi si vorrebbe essere. Non ci fermiamo a riflettere mai sul nostro vero senso della vita, il senso della nostra esistenza. Ci lasciamo guidare e incanalare da e dentro un flusso predefinito, non deciso da noi ma di cui e su cui crediamo di far valere il nostro libero arbitrio. Quel modello tanto agognato sarà ben presto detestato e reputato obsoleto e inutile perchè entro pochi mesi agogneremo il modello successivo. E cosi via con la fase depressiva prima e quella eccitativa poi. Spendiamo nuovamente soldi per il nuovo modello, gettiamo il precedente, brevi momenti di (effimera e falsa) felicità e via con l'inizio dello stesso loop ininterrotto.


Ho usato la parola obsoleto prima, e non è stato un caso. Perchè se è vero che il consumatore non riesce a fermarsi e rendersi conto della situazione è anche vero che dall'altra parte i produttori, le multinazionali non fanno nulla per interrompere il circolo vizioso, anzi. La tattica più meschina e nauseabonda che è ormai diventata regola è la cosiddetta obsolescenza programmata.

Avrete sicuramente udito dai vostri genitori o nonni o zii le seguenti parole qualche volta: le lavatrici di 30 anni fa duravano di più di quelle attuali!, Come è possibile che una tv a tubo catodico durasse 30 anni ed ora cambio una tv ogni 5 anni?.

Per non parlare degli smartphone. 

Il motivo risiede nella sistematica produzione di dispositivi e/o componenti programmati per essere malfunzionanti o difettosi in modo da rendere il dispositivo (la vostra lavatrice, il vostro smartphone ecc) inusabile o obsoleto in un periodo di tempo prefissato. La tattica subdola è dunque duplice:

  • Rendere il dispositivo difettoso o facilmente inutilizzabile causa rottura o malfunzionamento
  • Rendere il dispositivo obsoleto, non più di moda o difficile riparazione per componenti primarie i cui prezzi dei ricambi risulteranno stellari

Personalmente, trovo questa pratica illegale e spero che a breve si muova qualcosa nel mondo della giurisprudenza e della politica per limitare o, meglio ancora, abbattere queste pratiche.

Ma dunque il consumismo è indotto o lo induciamo noi continuando a perpretare questo modello di vita?

A mio avviso è un circolo viziosi ininterrotto di cui siamo tutti responsabili. In 15 anni ho speso personalmente meno di 1000 euro di cellulari e riparazioni eventuali e mi sento in colpa ad averne speso cosi tanti, ma conosco amici che ogni anno spendono la stessa cifra per essere sempre aggiornati e alla moda. Cosi non può andare avanti, il mercato deve cambiare, la mentalità deve cambiare. Non ci sono alternative. 

Ma quindi che vita dovremmo vivere? E' un peccato capitale comprare beni materiali o legarsi ad essi?

Assolutamente no. A mio modo di vedere un grave errore che spesso si compie è quello di accomunare consumismo a materialismo. I 2 concetti non sono affatto legati, non sono sinonimi, anzi. Nella sua accezione più completa e virtuosa il materialismo è da considerarsi qualcosa di bello, è visto infatti come il valore che noi stessi diamo ad una cosa, il legame che instauriamo con essa a livello di utilità che ne ricaviamo ma anche a livello affettivo e di vario genere. Nel materialismo dunque quello che abbiamo ha un valore per noi, la "cosa" viene esaltata e valorizzata. Nel consumismo invece la "cosa" viene mortificata, è priva di valore. 10 Smartphone in 10 anni costituiscono una deprivazione del senso del singolo smartphone, una mortificazione del valore che il singolo cellulare ha avuto per noi. Il consumismo è folle per definizione, è una continua ricerca effimera di qualcosa a cui noi stessi mai daremo valore. E' un passatempo nel grande orologio della vita, un passatempo che ci logora. Il consumismo è l'opposto del potere di Andreottiana memoria, infatti logora chi ce l'ha.

[CC0 Creative Commons Image]

Siamo la società con il maggior grado di benessere nella storia dell'umanità, eppure siamo quelli che han prodotto il maggior livello di ansia, depressione e infelicità e raggiunto la disuguglianza sociale più alta. Nel raggiungere questi poco invidiabili obiettivi siamo riusciti anche a devastare il nostro ecosistema (per produrre di più), a rendere povera il 13% della popolazione globale (persone che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno) e renderci schiavi del lavoro (teoria del lavoratore totale e affini per approfondimenti). In poche parole la società più avanzata di sempre non fa altro che produrre miseria.

La domanda, come diceva Antonio Lubrano, sorge spontanea:

Se siamo la società col grado di benessere maggiore della storia, se siamo cosi ricchi in questo preciso momento storico, in questo preciso posto nell'universo allora perchè non fermarci, non rallentare e goderci tutto quello che noi e i nostri avi siamo riusciti a creare?

Aveva ragione Tyler Durden in quella denuncia gioiello di Fincher che è stata Fight Club:

Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.


Grazie a tutti quelli che sono riusciti ad arrivare in fondo a questo articolo, spero vi abbia fatto riflettere e che possa creare una sana discussione.

Alla prossima.


Sort:  

Un operaio sottopagato produce qualcosa che verrà buttato, un bambino muore di fame all'altro capo

Direi che riassume molto bene il concetto, e tutti i suoi paradossi.

Ottima osservazione. Per fortuna o purtroppo tutto dipende dalla legge del mercato. Quando dietro ci sono i soldi che vanno in una direzione la prima cosa è cercare di farci meno male possibile. Un problema del consumismo è che si basa sulla quantità e non sulla qualità. Soprattutto nei prodotti alimentari questo è un fenomeno da non sottovalutare.

Daccordo con te. Purtroppo il problema non si ferma qui, purtroppo per noi ormai tutto quello che ci circonda è studiato per farci spendere, consumare e soprattutto per non farci riflettere, non farci pensare a modelli alternativi. Leggevo qualche giorno fa che la spesa in termini di marketing da parte delle multinazionali su pubblicità mirate ai bambini si sarebbe centuplicata rispetto a 20 anni fa. In pratica adesso le aziende mirano a convincere i bambini e non più le mamme come accadeva una volta, consapevoli del fatto che oggi anche un bambino ha potere decisionale essendo inserito in una società consumistica in cui spesso i 2 genitori lavoran e spesso debbono sopperire all'affetto con dei regali e con degli acquisti che compensino la mancanza di tempo trascorso con i pargoli. Agghiacciante.

Coin Marketplace

STEEM 0.20
TRX 0.12
JST 0.028
BTC 61841.74
ETH 3420.69
USDT 1.00
SBD 2.47