Coco: Tra falsi miti, famiglia, sogni e il valore dei ricordi

in #ita-cinema6 years ago (edited)

Correva l'anno 2002 quando l'Academy decise di inaugurare una nuova categoria da premiare: Miglior film d'animazione. Fu Shrek a trionfare per la prima volta in quella categoria che solo apparentemente poteva sembrare un'apertura al mondo fanciullesco e fiabesco dei cartoons. Quel mondo si stava evolvendo e da li in poi avremmo assistito sempre di più a produzioni animate che fossero per tutti e non solo per i bambini e che in alcuni casi fossero addirittura più per i padri e le madri che per i propri figlioletti.

Film d'animazione educativi ma mai didattici, lungometraggi sempre più maturi che hanno visto in toy story e alla ricerca di Nemo i successi maggiori, che hanno emozionato con Up e la storia di quel burbero vecchietto dall'animo tenero e malinconico, hanno sfondato i muri dell'incredibile con Gli Incredibili, che hanno insegnato da dove nascono le emozioni con Inside Out e da dove nascono i sogni con la Città Incantata, fino ad arrivare a quel capolavoro che fu WALL-E e che in molti paragonano addirittura a 2001 - Odissea nello spazio (film di cui in questi giorni festeggiamo il cinquantennale).

Immagine non coperta da diritti di copyright: https://pixabay.com/it/giorno-dei-morti-cranio-2177235/

Non più fiabe, o almeno non solo, non più cartoni animati che dovevano riempire gli occhi di gioia e intrattenere, ma veri e propri film, film d'animazione che sapevano raccontare altro. Una categoria sempre più importante insomma che ha finito spesso per vivere di luce propria aldilà della legittimazione dell'academy avvenuta in quell'ormai lontano 2002.

Protagonista indiscussa oggi come allora è la casa delle idee, quella Disney che grazie alla Pixar ha saputo abbattere i confini del cinema di animazione mettendosi nelle sapienti mani di John Lasseter e nella mente visionaria di Steve Jobs. Da allora un susseguirsi di capolavori come Cars, Toy Story, Alla ricerca di Nemo, Up, Il viaggio di Arlo, fino ad arrivare a Wall-E.

Anche quest'anno la Disney - Pixar è stata protagonista assoluta, anzi trionfatrice dell'annata appena conclusasi. Non solo oscar come miglior film d'animazione ma anche quello come miglior canzone originale, non solo Oscar ma anche Bafta, Golden Globe e altre decine di premi. Il tutto grazie all'ultima fatica della casa delle idee: Coco.

Lo zampino del buon Lasseter c'è e si vede, la sua firma riconoscibile e le sue mosse vincenti. Coco rischia di essere un caposaldo della filmografia di animazione, un cartoon che ha come unica pecca quella di non essere voluto andare ulteriormente oltre, ma forse sarebbe stato chiedere troppo.

Ambientato in Messico ha come protagonista non la vecchietta da cui trae il titolo ma il suo diretto pronipote: Miguel. Quest'ultimo è l'anello finale e più debole di una catena familiare che affonda le radici nella mater familias Imelda, madre di Coco, alla quale si devono fortune e disgrazie di tutta la famiglia Rivera. La particolarità di questa famiglia è quella di avere bandito totalmente la musica dalle proprie vite. Il motivo è da ripescare nelle disavventure amorose di Mama Imelda, che anni addietro fu abbandonata da suo marito (papà di Coco) per intraprendere un cammino dedito e devoto alla musica e alla sua chitarra. Imelda non perdonò quel gesto e si tuffò anima e corpo nel lavoro, fondando una sempre più numerosa e ricca fabbrichetta di scarpe e bandendo, di generazione in generazione, note e strumenti musicali dalla vita dei suoi discendenti. Nessuno mai aveva avuto il coraggio di andare contro il diktat della Madre, fino all'arrivo di Miguel.

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Il ragazzo, pur veicolato all'interno dell'azienda familiare e dei valori tradizionali dei Rivera, prova a rompere la catena, ha una passione genuina per la musica e una voglia inconmensurabile di diventare come il proprio idolo: Ernesto De La Cruz, il cantante più famoso di tutto il Messico.

Nelle ultime 3 righe sono racchiusi i capisaldi del film, tutti enunciati nel titolo di questo post. 

Miguel attraverso l'idolatrizzazione del suo mito De La Cruz, prova a spezzare la catena morale imposta dalla famiglia per provare ad inseguire i propri sogni.

Dalla sfida e dalla determinazione del ragazzo si scateneranno una serie di eventi che porteranno Miguel a viaggiare nell'oltretomba per una notte nella giornata de Los Muertos. Un viaggio come metafora, una ricerca della felicità che diventa ricerca identitaria del giovane, un susseguirsi di passi più o meno voluti che portano Miguel a portare a termine la propria ribellione prima, veder infrangere i propri sogni poi, crollare le proprie vecchie certezze e rivalutarne di nuove, fino a riscattare se stesso e soprattutto l'intera famiglia Rivera portandola a riscoprire il calore e il valore della musica.

Un film coraggioso. Vibrante. Una lezione amara che viene data ai bambini ma una lezione importante: la vita va vissuta al meglio, e al meglio vuol dire non viverla da soli ma amare provando a farsi amare. Solo cosi si verrà ricordati, solo cosi non diventeremo polvere e non solo da un punto di vista chimico.

Il concetto espresso nel film per cui i morti che vengono dimenticati evaporano e spariscono per sempre è forse il concetto più crudele ma al tempo stesso concreto e meraviglioso che sia stato espresso in un film animato. Il valore del ricordo è fondamentale. Ogni ricordo che abbiamo di una persona cara, a maggior ragione se defunta, ci permette di tenerla in vita. Ogni buon'azione che compiamo ci permetterà di essere ricordati ancora e ancora. E' una catena di eventi quella che potrebbe renderci esseri permanenti o esseri dimenticati dai nostri cari, dai nostri amici, da tutte le persone che hanno toccato le nostre vite.

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Il percorso per l'eternità è complicato ma passa innanzitutto dalla famiglia, passa dalle nostre azioni. Miguel funge da catalizzatore in questo senso. La sua famiglia è a tratti il vero villain della storia, e in questo la Disney compie un vero e proprio miracolo. Per gran parte del film, infatti, è tutto il nucleo familiare dei Rivera ad essere sotto accusa, una famiglia mentalmente chiusa, terrorizzata dai sogni del piccolo Miguel e determinata a tutto pur di ostacolare la via all'ultimo della discendenza. Una famiglia colorata, simpatica e comunissima che raffigura quello che spesso una famiglia poco dinamica e flessibile possa rappresentare per i più giovani: un impedimento, una catena appunto.

Miguel, come già detto in precedenza, spezza la catena ma è dove la famiglia non può più fermarlo che Miguel incontra il suo muro più invalicabile. E qui entra in gioco il vero villain della storia, quell'Ernesto De La Cruz che per anni aveva incarnato le vesti di un Dio da emulare, di un mito da raggiungere non è altri che un impostore, un traditore dei valori che più dovrebbero stare a cuore a chi vorrebbe essere ricordato. Da contraltare perfetto di questa orrenda figura ci viene presentato l'anonimo Hector, esile artista dimenticato che sta per evaporare. Ed è con Hector che il film ci ricorda che esiste una terza via, esiste sempre una terza via quando i nostri animi sono buoni e puri e guidati dalla passione, sia essa per la famiglia, sia essa per la musica. Si può vivere di entrambi gli amori, si può vivere una vita umile, onesta e piena di gioia se riusciamo a far convivere le nostre passioni, senza rinunciare a nessuna di essa ma lasciandoci tentare da difficili compromessi. E sarà proprio Hector il protagonista del plot twist inatteso e straziante a dare il via ad una lotta interiore in Miguel e nella famiglia Rivera tutta.

La Disney ci ricorda quanto sia facile innamorarsi di falsi miti, quanto sia rischioso costruire le nostre passioni su artefatti pericolosi, mirando a figure e personalità a noi del tutto estranee. La vera passione, i veri sogni sono quelli che nascono dentro di noi e che vivranno di vita propria solo se saranno supportati da chi ci ama. E cosi il vero trionfo non sarà quello di diventare il più grande musicista del paese ma sapere che con la nostra musica, i nostri gesti chi ci ama sarà disposto a ricordarci anno dopo anno, a tramandare i nostri atti quotidiani e trasmettere alle generazioni future storie e lezioni che ci riguarderanno.

Siamo noi a costruire il nostro lascito. Siamo sempre noi a preservare il ricordo di chi ci sta sempre a cuore. Un buon messaggio, non il solito messaggio, non certo un messaggio che ci aspetteremmo da un cartone animato. 

Coco ci ha insegnato il valore del ricordo, il minimo che potessi fare era imprimere il mio piccolo contributo per far si che questo piccolo capolavoro dell'animazione non venga dimenticato, sperando che faccia sognare ed amare le proprie passioni, di generazione in generazione.

Sort:  

Ho portato la figlia maggiore al cinema a vedere Coco.
E' piaciuto sia a lei che a me ;)
Film veramente molto bello e ben fatto sia dal punto di vista "tecnico" che dal punto di vista del messaggio e sopratutto (e non era facile) il rispetto della tradizione messicana.

Grazie mille @ciuoto,
anche a me è piaciuto tantissimo, a tratti sembra un film più rivolto ai "grandi" che ai piccoli, con il grande merito di incastrare una storia non banale all'interno del classicismo della disney. Impresa non facile ma Coco ci riesce alla grande e non a caso è riuscita a portare a casa tantissimi premi nella stagione appena conclusasi.

questi film, in effetti, sono molto rivolti agli adulti.
anche perchè certe situazioni sono di difficile comprensione per i bambini.

L’ho adorato e anche il tuo post è fantastico.
Un’analisi accurata e attenta...

Complimenti!!! 😊

Grazie mille!
Son sempre felice di sapere che apprezziate

Ciao @serialfiller! Purtroppo me lo sono perso al cinema... Leggendo il tuo post, con la tua capacità di andare a fondo che già avevo colto, mi è venuta ancora più voglia di vederlo e provvederò presto. Anche perché sono un'amante dei film d'animazione soprattutto delle produzioni giapponesi con Studi Ghibli in testa, ma anche Disney, come tu sottolinei, ha sfornato dei piccoli capolavori nel tempo a cui sono molto affezionata :)

Ciao @isakost,
sono molto contento che tu abbia apprezzato l'approfondimento, preferisco non chiamarlo recensione perchè come vedi tento sempre di cogliere sfumature e collegamenti vari che colgo nel film.
Ti consiglio di recuperarlo, molto molto bello come film.

Questo me lo sono perso ma a questo punto voglio assolutamente vederlo. Grazie della tua analisi.

Urge recupero @pataxis, ne vale davvero la pena a mio avviso.

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