CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

in Italy7 months ago

VIOLAZIONE PRIVACY PER NOBILI PROPOSITI ovvero la fotosintesi clorofilliana: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)

Il piccolo Robin, bimbo di sette anni di origine scozzese, figlio del pastore battista calvinista Garrison, chiamò a raccolta i compagnetti del villaggio, tutto contento. Le pianticelle che qualche giorno avanti avevano messo nei barattolini trasparenti avevano completato la fotosintesi clorofilliana, davvero come gli infermieri Mark e Darla avevano insegnato loro. Il piccolo Robin prese in mano uno dei barattolini, comprati appositamente dal loro pediatra nel piccolo centro commerciale del villaggio per l'occasione del tanto sognato esperimento di scienze naturali che ogni bimbo in età di scuola primaria si sperava potesse conoscere. Anche le pianticelle erano state offerte dal medico, raccolte nel prato che circondava l'ospedale. -Questo è il più bello. Portiamolo al dottor Luca per il suo regalo.

fotosintesi.png

Mark e Darla non avevano un titolo di studio universitario per insegnare alla primaria e scuola dell'infanzia, ma nello sparuto villaggio c'erano quasi soltanto loro due e gli OSS a vantare qualche conoscenza in campo pedagogico, guidati dal dottor Luca Proietti, il pediatra che assieme al dentista Giulio Mantovani si prendeva tanta cura degli abitanti del posto, specie dei più piccoli. Ora, il dottor Luca era da tempo in contatto con una maestra sua connazionale, che aveva sempre la gentilezza e garbatezza di inviare materiale di studio apposito per i piccoli e i piccolissimi, gratuitamente e in perfetto inglese.


Teresina aveva da tempo terminato gli studi in Scienze della Formazione Primaria, a seguito del passaggio da Lettere Moderne. L'anno in cui era ritornata a studiare, dopo il deplorevole episodio in cui il filibustiere di Marcantonio aveva precipitato la sua famiglia, poi sistemato a dovere dall'amico di suo papà Manfredi Palladini e dal suo braccio destro l'androide Vittorio, s'era fatta due conti: essendo Scienze della Formazione Primaria una laurea immediatamente abilitante, senza la necessità dei 60 CFU e trovando più affinità con l'insegnamento ai bambini, specialmente i piccolissimi della scuola dell'infanzia, rispetto agli adolescenti che sin dalla fine del secondo millennio erano spesso usi rendere grama la vita agli insegnanti, s'era data da fare come una dannata per superare il test d'ingresso. Le avrebbero pure riconosciuto svariati esami, poichè tra Lettere e Scienze della Formazione Primaria le materie in comune sono tantissime. Per non parlare poi dell'enorme vantaggio che al momento di candidarsi all'insegnamento avrebbe avuto sui potenziali colleghi grazie al suo livello d'inglese C2 del quadro di riferimento comune europeo, quando già il solo livello B1 accordava ben dieci punti di distacco. Raramente un universitario che non studiasse Traduzione e Interpretazione conseguiva un certificato di così alto grado in città. Mal che andasse, comunque, poichè i posti erano davvero pochissimi e gli aspiranti studenti di Scienze della Formazione Primaria un'infinità a causa dei benefici di non poco conto, tra i quali il bassissimo livello di disoccupazione, avrebbe comunque ripreso a studiare Lettere e via, pazienza. Ma Teresina era davvero in gamba e portata per qualsiasi tipo di studi in ambito educativo. A furia di trascorrere giornate e nottate sui libri e computer durante tutto il periodo di ferie estive, praticamente da quando aveva potuto dire addio all'ingrato impiego di lavapiatti, era riuscita ad azzeccare quasi tutte le risposte del test d'ingresso, aggiundicandosi tra i primi candidati classificati. E subito dopo la laurea aveva preso anche la certificazione CEDILS presso l'università Ca' Foscari di Venezia per l'accesso all'ulteriore classe d'insegnamento A23 per i laboratori d'italiano per bimbi stranieri. Il lavoro d'insegnamento nelle scuole elementari e soprattutto dell'infanzia non era poi mai mancato per davvero e Teresina lo svolgeva con grande entusiasmo e allegria. E desiderando aggiudicare altro sprint alla sua carriera, mossa inoltre da spirito di altruismo, volendo fare qualcosa di utile per il suo prossimo, a sua volta grata per avere ricevuto, si era iscritta a un social alternativo in cui incentivava la lotta all'analfabetismo nei paesi disagiati. Il social pagava gli utenti in criptomonete e Teresina era solita donare la metà del ricavato alle associazioni che promuovevano la scolarizzazione nei paesi del terzo e quarto mondo e a Medici Senza Frontiere, che in quel momento mantenevano canali nella stessa piattaforma. Fu così che il dottor Luca Proietti ebbe modo di conoscere Teresina. Le sorti del povero villaggio in cui risiedeva oramai da anni erano nel frattempo migliorate e non poco: erano stati costruiti un ospedale vero, sia pure rudimentale, che aveva preso il posto della tenda, una chiesetta battista calvinista e un piccolo centro commerciale con un discount. L'area della pesca era stata riattata a nuovo. Elettricità e connessione wifi erano arrivati. Tutti benefici raggiunti grazie alle donazioni che arrivavano da svariati paesi del mondo a Medici Senza Frontiere, l'associazione alla quale appartenevano Luca e il suo migliore amico Giulio Mantovani, il dentista che lo affiancava nel lavoro, Unicef e Unione delle Chiese Presbiteriane, Battiste, Metodiste e Calviniste. E anche grazie ai generosi apporti di Giulio, che riceveva costantemente forti somme da parte dei ricchi genitori. Questi ultimi, per la verità, s'erano tutt'altro che rallegrati alla decisione del figliolo di raggiungere Luca a Zanzibar in mezzo al nulla cosmico anzichè piuttosto andare a starsene in un resort di lusso dell'isola tanzanese . Disapprovavano alla grande tale attitudine di Giulio. Ma era il loro unico figlio e a dispetto di servire il dio denaro e il prestigio sociale al di sopra di ogni altra cosa al mondo, non desideravano farlo vivere di stenti. Pur immaginandosi che avrebbe condiviso con Luca, con il resto del personale sanitario e con la missione ecclesiastica quanto riceveva. Al villaggio mancavano però insegnanti qualificati per bambini. A parte gli infermieri britannici Mark e Darla, il pastore e sua moglie assumevano le vesti d'insegnanti quando restava loro qualche tempo, utilizzando la chiesetta come scuola, ma nemmeno loro possedevano qualifiche specifiche a riguardo. Alan Garrison era infatti laureato in teologia, mentre la moglie Anne era cardiologa e lavorava nell'ospedale della zona. Se al villaggio non arrivava nessun maestro qualificato, progettavano di spedire il figlioletto dai parenti in Scozia, affinchè frequentasse scuole regolari. I bambini del villaggio che desideravano studiare si vedevano costretti a chilometri e chilometri a piedi per raggiungere una scuola elementare della capitale, affare ovviamente impossibile in età di scuola dell'infanzia. Per i ragazzini in età di scuole medie e gli adolescenti in età di secondaria era meno arduo arrivare in città, soprattutto da quando s'era fatto possibile alimentarli a dovere, ma i bimbi della primaria arrivavano a destinazione sfiniti e si addormentavano sui banchi. Se non altro, male o bene avevano imparato a parlare correntemente l'inglese, dato che oltre ai madrelingua residenti, tutto il personale ospedaliero era tenuto a conoscere perfettamente la lingua, specie i medici e gli infermieri. Luca aveva chiesto a Teresina se gli dava il permesso di utilizzare la sua rubrica nel social affinchè i due infermieri e gli OSS nel tempo libero potessero insegnare gli argomenti corretti. Nel frattempo che l'organizzazione ecclesiastica assieme all'Unicef riuscisse a reperire personale scolastico, si sperava, e terminare la costruzione di una scuola elementare e dell'infanzia vera e propria. Teresina non ebbe nulla in contrario, tutt'altro. Anzi, se avesse potuto, sarebbe corsa al villaggio di Zanzibar per diventare la prima maestra e porre fine alle peripezie di quei bimbi tanzanesi. Ma non poteva neppure pensare di lasciare il suo anziano babbo, per di più vedovo da oramai tanti, troppi anni. Teresina e Luca avevano parecchio in comune e oltre alle questioni più formali come l'utilizzo della sua rubrica nel social e i frequenti apporti a beneficio dei bambini del villaggio africano, avevano stretto una bella amicizia che quasi senza rendersene conto, si era presto trasformata in amore vero. Una scoperta del genere risultò difficile e dolorosa per entrambi. Se Teresina non potea muoversi dalla città, Luca non poteva lasciare Zanzibar perchè la popolazione del villaggio aveva bisogno dei suoi servizi. Nè la ragazza si sarebbe sognata di distoglierlo dalla sua missione. Soltanto una volta Luca aveva provato a scriverle, speranzoso: ma anch'io ho genitori anziani che vivono nella nostra città natale. Vengono a trovarmi una volta all'anno. E una volta l'anno torno io a vedere loro. Non appena l'ospedale vedrà altri progressi verranno a vivere qui.
Ma mio padre è vedovo e non ha nessun altro familiare al mondo oltre a me, aveva tristemente risposto Teresina. E poi è terribilmente abitudinario. Non immagina proprio di vivere in qualsiasi altro posto. Per non parlare del fatto che ultimamente è diventato diabetico.
Brutta malattia, il diabete. Nell'ospedale del villaggio stavano cercando di ottenere i fondi per aprire il reparto di diabetologia, ma non s'era ancora potuto. Luca non insistette ulteriormente, capendo il disagio nella famiglia di Teresina. Nel suo viaggio successivo per rivedere i genitori, si erano conosciuti di persona, confermando le loro affinità e compatibilità caratteriali, di personalità e interessi. Ma si dovettero lasciare con spirito di rassegnazione. Non si erano neppure disturbarti a presentare l'un l'altro le rispettive famiglie per non deludere nessuno e non caricarsi di ulteriori frustrazioni.


Ultimamente, sia Amadigi che Giulio vedevano i loro cari piuttosto tristi e si scervellavano sul come poterli aiutare, dato che nessuno dei due aveva intenzione di vuotare il sacco. Soprattutto Teresina non voleva procurare pene al suo babbo, dato che Luca alla fine cedette alle insistenze del suo migliore amico, finendo per raccontargli tutto. Con i suoi genitori aveva invece mantenuto il massimo riserbo tanto quanto la sua ragazza.


Amadigi e Giulio si misero all'opera per cercare soluzioni. Per prima cosa, il dentista versò l'intera somma ricevuta dai genitori in quel mese per accelerare l'apertura del reparto di diabetologia. Gli sarebbero occorsi abiti nuovi, ma preferì rattoppare e rammendare i vecchi. Cosa che avrebbe fatto pure nei mesi successivi. Aveva imparato lavori da cucito perchè nel villaggio l'arte di arrangiarsi non figurava mai di troppo. Quando non ne aveva il tempo, le solerti anziane casalinghe del villaggio aiutavano volentieri nei lavori di cucito. Non pareva loro vero, alla loro età, di averci tutti i denti in buona salute da quando Giulio viveva nel villaggio. Difficilmente un anziano aveva mai conservato tutti i denti prima di allora e men che meno sani.


Poichè Luca e Giulio utilizzavano lo stesso computer per risparmiare, con la stessa password d'accesso per guadagnare tempo, dato che sapevano di potersi fidare uno dell'altro, stavolta il dentista ne approfittò per accedere agli account Whats App Web e Telegram del suo amico per trovare il contatto di Teresina. Perdonami, Luca, pensò. Ma lo faccio per te. Spero non me ne vorrai, se lo dovessi scoprire. In passato me ne hai perdonate di molto peggiori di questa e spero non mi considererai un ficcanaso. Voglio aiutarti davvero.
Ad Amadigi, da parte sua, toccava molto più filo da torcere. Teresina non sputava il rospo. Immaginando che avrebbe potuto trovare le risposte che cercava soltanto nei dispositivi elettronici della figlia, si rendeva conto del grattacapo senza precedenti. Infatti Amadigi non sapeva usare la tecnologia moderna, al di fuori delle funzioni basiche di un cellulare e di Whats App, indispensabili quando lavorava come autista. Smanettare il cellulare di Teresina per trovare qualcosa sul suo Whats App, impensabile. La figlia se lo portava sempre dietro quando usciva e una volta a casa, con quale scusante poteva farselo prestare? E al computer, meglio non avvicinarsi per non combinare danni. Dovette dunque ricorrere a Vittorio.
-E qui finiremo per violare la privacy di tua figlia...
-Ti prego, Vittorio. Non ho idea di come aiutarla. Teresina non intende sputare il rospo neanche a morire. È sempre stata una ragazza solare, allegra perfino nei momenti più bui, mentre ora è così seria che pare un drappo funebre. Quindi la faccenda dev'essere più grave di quanto possa immaginare.
-...ma davanti all'accorato appello di un padre amorevole non posso negare il mio aiuto.
Con la scusante di una visita di cortesia, Vittorio approfittò per collegare i suoi circuiti positronici al computer e al telefono di Teresina per prenderne il controllo e durante le pulizie al Cervello, fece sedere Amadigi davanti alle potenti macchine della sala principale. Vittorio, collegato ai dispositivi di Teresina, aprì gli account Whats App Web e Telegram.
-E dunque mia figlia sta rinunciando a questo Luca Proietti per me!- esclamò Amadigi, una volta edotto dell'intera circostanza. -Santo cielo, è un medico in missione in un villaggio alquanto disagiato e da tutto quel che vedo sembra un tipo a posto. Almeno spero...
-Si, lo è davvero, non ti sbagli. Il mio cervello positronico rileva che Luca e Teresina sono compatibili.
-Ah, no, non posso permettere a mia figlia di rovinarsi la vita per causa mia. Anche se sono anziano, abitudinario e diabetico, mi trasferirei in Siberia pur di vederla contenta.
-Non vi sarà necessità di tanto- rise Vittorio.
Nel frattempo, nella chat di Teresina di Telegram, apparve un messaggio.
-Teresina, ti prego di scusarmi se ti disturbo. Non sono qui per fare l'invadente. Non mi conosci, ma mi chiamo Giulio. Faccio il dentista nello stesso ospedale del tuo ragazzo e Luca è il mio migliore amico.
Con l'aiuto di Vittorio, Amadigi iniziò a registrare messaggi vocali, non essendo avvezzo alle enormi tastiere di quelle macchine all'ultimo grido.
-Sono Amadigi, il padre di Teresina. Dì pure a me, perchè ho appena scoperto affari interessanti.
-Signor Amadigi, le posso assicurare che il mio amico Luca ha le intenzioni più serie del mondo. Guardi...
-Lo so, lo so. Se mi trovo qui è per aiutare mia figlia.
I due s'ingaggiarono in una fittissima conversazione, che un'emergenza dentistica di Giulio interruppe, ma riprese l'indomani, quando Amadigi tornò per le consuete pulizie al Cervello. Alla fine delle trattative, un bel giorno Amadigi se ne venne a casa con un discorso piuttosto eccentrico. Teresina aveva appena finito di correggere i compiti di una primaria, dove al momento teneva supplenze.
-Ascolta, figliola. Ora sei laureata, specializzata e fai la maestra. Sei grande oramai e hai belle opportunità. Quindi non ti serve più che ti faccia da baby-sitter.
Teresina fece tanto d'occhi.
-Come dici, papà?
-Ecco, vedi, è il momento di dare una svolta alla mia vita. Non è possibile che in oltre sessantacinque anni non mi sono mai mosso da questa città, non si può proprio!
Lo sbalordimento di Teresina cresceva a vista d'occhio.
-Ma a te piace vivere in città!
-Più che piacermi, è questione d'abitudine. Ma le abitudini vanno cambiate e non ho certo intenzione di aspettare a quando avrò catetere, dentiera e girello per muovermi. Voglio vivere quanto mi resta in un'isola di mare, sole e più esotica che mai.
-E come, se parli solo l'italiano?-. Teresina non credeva alle sue orecchie. Il signor Amadigi era forse impazzito?
-Ci sono italiani sul posto. E mi hanno già preparato un contratto da bidello per una scuola nuova di zecca che presto sarà pronta.
-Bidello? E dove vorresti andare? Ma tu fai due insuline al giorno!
-Si, certo, guarda- e le mostrò il contratto firmato. -L'originale è già spedito. C'è poi un buon ospedale, d'accordo, più che esser buono l'edificio, ha ottimi medici. E mica vado in Siberia! Questione di pochi mesi e apre il reparto di diabetologia. Le farmacie della capitale sono poi ben fornite e le insuline arriveranno regolarmente.
Teresina lesse Zanzibar nel contratto e quasi non ci credette.
-Magari trovo pure un'indigena che mi sposa- rise il signor Amadigi. -Guarda, appena termino con la burocrazia al Consolato Onorario di Zanzibar, faccio le valige e parto. Dì al padrone di casa che all'affitto e al condominio d'ora in avanti penserai tu. Te lo puoi permettere. Ah, dimenticavo: ci sono due signori, una coppia anziana che partiranno assieme a me. Si chiamano Ambrogio e Manuela e faranno anche loro i bidelli nella nuova scuola.
Andò a finire invece che la burocrazia e le valige le fecero in due e partirono per Zanzibar assieme ai genitori di Luca, ben contenti di andare a vivere pole pole in Tanzania e quando necessario, prendersi cura del consuocero qualora il suo diabete si aggravasse, per accordare ai futuri sposi un minimo di quiete.


Come da tradizione nel villaggio, Teresina vestita del suo abito da sposa si trovava nella nuova capannina sulla spiaggia che avrebbe condiviso con Luca non appena sposati, in attesa del regalino che il futuro marito doveva inviare con il paggetto, Robin Garrison.
-Ha fatto la fotosintesi, ha fatto la fotosintesi!- esclamava il bimbo, saltellando allegramente una volta arrivato.
-Si, tesoro.
Teresina prese il barattolo.

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-È splendido. Grazie, Robin.
C'era pure un biglietto da parte di Luca, che diceva:

Amore mio, vorrei tanto che questo mio regalo per te fosse prezioso, vorrei che fosse d'oro, ma qui nel villaggio si vive una vita molto semplice e non vi sono possibilità oltre allo stretto necessario. Fino a poco fa, come sai, mancava anche quello. È il motivo per cui all'inizio avevo rinunciato a metter su famiglia. Ma poi le cose sono migliorate e sei arrivata tu. Che il nostro amore possa sempre brillare come questa pianticella. Te ne faccio dono assieme al mio cuore.
Il tuo Luca che ti ama

-Luca, questa pianticella è più preziosa dell'oro per me- disse Teresina in maniera appena intelligibile. Sistemò il barattolino dove la pianticella avrebbe potuto prendere sole e ombra nelle dosi corrette e si accinse a uscire assieme a Robin. Varcò la soglia della capanna e s'incamminò verso la chiesetta. Alla sua destra c'era già pronta la nuova scuola, con un bel giardinetto e alcuni giochi. In collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, Teresina vi avrebbe tenuto un laboratorio di italiano per i bimbi, ricevendo uno stipendio, oltre ad attività educative e ricreative in inglese. Con la graditissima circostanza del papà e dei suoceri bidelli nel suo stesso luogo di lavoro. Avrebbe presto iniziato a imparare lo Swahili, come a suo tempo avevano fatto anche Luca e Giulio, cosa che non la spaventava affatto. L'istruzione non è mai di troppo, soleva ripetere. Alla porta della chiesetta, papà Amadigi le offrì il braccio per condurla all'altare, dove Luca l'attendeva con gli occhi che brillavano.
-Grazie, Giulio, so che sei stato tu- sussurrò al suo testimone.
-Allora non ce l'hai con me?- e a Giulio cadde un peso dalle spalle.
-Ma nemmeno per sogno. Tu e Amadigi- e Luca rise. Il dentista, infatti, nella foga di aiutare l'amico, aveva utilizzato l'account Telegram di Luca senza pensare ad aprirne uno nuovo tutto per sè. E data la vita movimentata dell'ospedale, s'era pure dimenticato di cancellare i messaggi, finendo ben presto scoperto. I genitori di Luca si alzarono e iniziarono ad applaudire all'arrivo di Teresina, come da cerimoniale, imitati dagli allegri e festanti nativi, mentre Giulio e Amadigi si lanciavano sorrisi e sguardi significativi.

  1. Dove è ambientata la scena? In uno sparuto villaggio a chilometri dalla capitale di Zanzibar

  2. Chi sono i protagonisti? Teresina e Amadigi (personaggi secondari nel racconto CHI TROVA UN ANDROIDE TROVA UN TESORO, Luca e Giulio (i protagonisti di ARTICOLO 647 CODICE PENALE - abrogato), il servizievole androide Vittorio e il piccolo Robin, un personaggio nuovo (nell'immagine ci sono soltanto Teresina vestita da sposa e Robin vestito da paggetto)

  3. Che cosa c'è nel barattolo di vetro? Una pianticella che ha completato la fotosintesi clorofilliana

  4. Cosa accadrà subito dopo? Teresina e Luca si sposano

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