CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

in Italy8 months ago (edited)

IL CAGNOLINO ROCKY, ovvero il mistero dei 4000: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)

-Disgraziata, sono le sette e mezza!
Un quarto d'ora dopo: -disgraziata, sono le otto meno un quarto!
Mezz'ora dopo: -disgraziata, sono le otto e quindici!
Tale si configurava il quantomai allegro risveglio di Natalina ogni mattina che non dovesse insegnare in una scuola e che non fosse neppure una domenica, quando si preparava piuttosto presto per la consueta funzione nella sua comunità che frequentava assieme agli zii Gelsomina e Max. Se le mattine che rimaneva in casa si provava a dormire qualche ora in più del solito, la questione si trasformava ben presto nella solita acrimonia grazie alla perennemente gentil mamma Fiorina.
-Ma quando ti deciderai a lasciarla in pace?- sbuffava il signor Anselmo dalla cucina, intento a scaldare l'acqua per la sua solita tisana di camomilla.
-Ma non lo vedi? Non lo vedi?
-E che diamine devo vedere?- rispondeva il marito, sbuffando scocciato.
-A quest'ora qua, quando ero pure molto più giovane di lei, anzi, sin da ragazzina, la mia casa brillava per quanto era lustra e linda. Io la volevo più...più...
-E lo so, lo so, siamo alle solite. Tu volevi una fotocopia di te stessa: perchè non hai comprato allora una bella statuina alla fabbrica dei giocattoli, invece di fare una figlia? Allora ne avresti come la desideravi tu!
-Desiderarla mattiniera per aiutarmi a tenere bene la casa è disciplina. Io al suo posto...
-Tu, tu, tu. Tu questo e tu quello. Ma tu non studiavi e neppure lavoravi- sbottava Anselmo, stanco di ascoltare ogni santo giorno le solite geremiadi da parte di sua moglie. -Ti sei fermata alla terza media.
-Ecco che il bue dà del cornuto all'asino. Perchè, tu?
-Ma io ho imparato un mestiere in una scuola tecnica e lo sai bene!
-Si, certo, il nobile e distinto mestiere del calzolaio!
Ed ecco che dunque ricominciava l'antica solfa di sempre, tra i due coniugi e perennemente per il solito annoso motivo: lo status del signor Anselmo e pure quello della signora Fiorina.
Natalina ultimamente pensava sul serio a un'altra sistemazione, ma era ancora troppo presto per prendere in considerazione un affitto per andare a vivere da sola, o meglio, per risparmiare, con coinquiline davvero affidabili. Alle soglie del quarto millennio, la licenziosità tra gli abitanti della città s'era moltiplicata a iosa e non c'era mai da fidarsi a sufficienza. E tra le sue correligionarie della comunità battista calvinista, ragazze e donne che conosceva piuttosto bene e alle quali poter accordare fiducia, nessuna era in cerca d'affitti al momento. Per non parlare poi dell'inquietudine per il fatto che senza contratto di lavoro a tempo indeterminato, per quanto utopico in Italia e non solo, o meglio, fantascientifico da un buon millennio all'incirca, nessun proprietario di case e appartamenti affittava più. E non soltanto in Italia: in mezza Europa la buttava così. Ma quand'anche non fosse, non era troppo prudente. Natalina era soltanto alla sua terza supplenza e nonostante si trattase della più estesa delle tre, dovendo rimanere nel liceo di scienze umane fino a fine esami di maturità, non era ancora consono l'affrontare certe spese. Bene o male, fino ad allora era riuscita a mettere via parecchio di quanto guadagnato in tre scuole, grazie al sempre accomodante papà Anselmo. Rimediava spesso, allora, con i frequenti inviti a dormire a casa del cugino Bartolino. Agli zii Gelsomina e Max faceva molto piacere quando Natalina si fermava da loro, conoscendo bene le pagliacciate che avvenivano un giorno si e l'altro pure tra Anselmo e Fiorina. E in Bartolino, molto affezionato alla cugina quanto lei a lui, si accendeva un'insolita allegria tutte le volte che erano insieme.


Nemmeno Olga Bertelli se la passava un gran che bene, anche se i suoi problemi non derivavano dall'avere genitori squinternati e oltremodo litigiosi, nè improponibili misteriosi misteri. Era una donna in carriera, ricercatrice universitaria di un certo successo. Ma appunto, tutte le sue rogne derivavano proprio da lì. Per riuscire a mantenere il posto, le si faceva strettamente necessario pubblicare lavori accademici a ritmo di rullo compressore. Olga era diventata ricercatrice unicamente grazie alla sua da sempre non comune genialità, ma non proveniva da una famiglia di cattedratici che avessero appoggiato la sua candidatura e in seguito potessero garantirle la continuità dell'incarico grazie alla loro smisurata influenza. Era già fin troppo, quindi, che la sua naturale predisposizione l'avesse mantenuta nell'ambito accademico per tutti quegli anni. In Italia si sapeva che la carriera universitaria, già da millenni, non godeva minimamente delle garanzie sulle quali si contava fermamente all'estero, specie nei paesi anglosassoni. I continui tagli selvaggi all'università e alla ricerca seguitavano a far danni perfino alle soglie del quarto millennio. I ritmi di lavoro all'insegna del più sfrenato stakanovismo avevano ridotto la povera ricercatrice a un'ora e mezza di sonno per notte in stile Napoleone Bonaparte. Ma Olga non voleva fare una brutta fine. A trentotto anni suonati, che aveva compiuto a gennaio, si ritrovava ancora obesa, tanto quanto da adolescente e giovane adulta, con l'aggravante di una condizione prediabetica e a rischio menopausa precoce, come scoperse non appena le riuscì di effettuare analisi per le quali le era mancato materialmente il tempo da quando aveva iniziato il dottorato. Per non parlare poi di un'intera esistenza da single, largamente promossa dal vivere perennemente rinchiusa tra quattro mura, ora quelle di una classe studentesca, ora quelle di una biblioteca, ora quelle di una sala conferenze. Ok, d'accordo. In città e non soltanto, alle soglie del quarto millennio, la mancanza di una famiglia propria era quantomai comune e non soltanto tra i ricercatori universitari non figli d'arte. La voglia di impegnarsi sul serio faceva paura a tanti, senza poi contare chi preferiva condurre una vita licenziosa e sregolata. E Olga faceva parte della cerchia ristretta di coloro che non si sarebbero mai sognati di intraprendere una relazione al di là delle care vecchie tradizioni a lieto fine e men che meno adattarsi a un'effimera e fugace avventura tanto di moda alla fine del trentesimo secolo quanto lungo tutto il terzo millennio. Per non parlare poi del fatto che in città e a quei tempi, trovare qualcuno con il cervello a posto che contemporaneamente sorvolasse sul suo peso e altre mille disarmonie fisiche, era questione più fantascientifica che utopica. Inutile poi dire che, complici le circostanze, si ritrovava per giunta ancora innamorata di Giacomo Leopardi, l'unico uomo che in un'intera vita da nerd trascorsa tra quattro pareti le risultava degno della sua attenzione. No, così non poteva assolutamente continuare. Per che cosa, poi? Per uno stipendio che nella sua università risultava perfino inferiore di quello di un professore delle medie. Con l'enorme vantaggio che quest'ultimo, il tempo per visite e cure mediche ce l'aveva. E sicuramente dormiva molto più di Napoleone Bonaparte. Bisognava prendere una decisione drastica e lo fece. Diede le dimissioni all'università e iniziò a prepararsi per la prova selettiva di accesso all'acquisizione dei 60 CFU, oramai obbligatori anche per l'ammissione alle graduatorie di seconda fascia alle medie e secondarie, come da ultimo DPCM. Altra vita. Ovviamente era fuor di dubbio che Olga avrebbe superato a occhi chiusi la prova selettiva, risultando tra i primi vincitori, se non addirittura la numero uno. Per una ex ricercatrice dal genio del suo calibro, null'altro che una passeggiatina. Il corso annuale per l'acquisizione crediti costava 4000 e per Olga non era affatto un problema. Tanto quanto le sue amiche storiche, non aveva mai lasciato la casa dei genitori e in tutti quegli anni aveva messo via l'intero assegno di ricerca, mese dopo mese. Ritrovandosi a trentotto anni con una somma che, dati i tempi che correvano, poteva dirsi considerevole. E avrebbe potuto perfino farla crescere, se solo avesse avuto un minuto da dedicare allo studio dei mercati finanziari e quindi cimentarsi con qualche investimento interessante. Era vero che le banche europee oramai ritornavano soltanto interessi negativi sui depositi ai clienti. E a lasciar denari fermi sul conto corrente, si verificava la tragica conseguenza degli averi corrosi da bolli, manutenzione e operazioni bancarie, per non parlare dell'inflazione e infine del perenne rischio bail-in. Ragione per cui a Olga non restava altro rimedio se non cacciare il suo stipendio nei cari vecchi BOT ordinari marchiati Poste Italiane. Anzi, per meglio dire, era il papà di Olga a sbattersi nell'affrontare le lunghe e tediose file presso gli uffici postali, perchè una ricercatrice universitaria non aveva tempo da buttare per la burocrazia. Si pentiva oramai di essersi ostinata con la carriera universitaria anzichè, una volta presa la LM, optare subito per i crediti formativi per l'abilitazione all'insegnamento nelle secondarie e perchè no, anche nelle medie. La sua onorata e usurante carriera l'aveva pure costretta a trascurare tutti i suoi affetti. A malapena le restava il tempo per scambiare quattro parole con i genitori oltre allo stretto necessario. Ciononostante, i suoi non le avevano mai rimproveravato una scelta atta a mandare alla deriva intere famiglie. Anzi, quel che davvero li preoccupava della carriera della figlia, era il più crudo stakanovismo che le stava distruggendo la salute. Avevano quindi accolto felici la notizia delle sue dimissioni, che le avevano qualche volta appena ventilato, ma senza insistere per non apparire invadenti. Venivano poi le amiche storiche. Quelle che l'avevano sempre appoggiata in tutto. Le aveva per forza di cose trascurate a tal punto che non le sentiva più da almeno sette anni, oramai. Si sentiva ancora in colpa per quell'ultima chiamata di Natalina alla quale aveva opposto l'ennesimo rifiuto per sacrificarsi all'altare della ricerca universitaria. La loro cara amica Manola era stata ricoverata di urgenza e aveva bisogno delle più fidate persone intorno. Ma come al solito, Olga non c'era mai. Ora era libera di riallacciare i rapporti perduti, ma chissà se l'avrebbero perdonata, si chiedeva. Di sicuro, Natalina e Manola dovevano pensare che le aveva abbandonate perchè si vergognava di loro a causa dell'alta posizione raggiunta. Soprattutto Manola, che non aveva nemmeno proseguito per gli studi universitari. E non avrebbero avuto torto: i voltafaccia da parte di chi cambiava di status erano ordinaria amministrazione da millenni, in città. Olga stava passeggiando per un vialetto nei pressi del centro storico, cercando invano di scacciare la malinconia che l'aveva assalita, quando il negozio di animali presente nella zona dacchè ne aveva memoria attirò la sua attenzione. Un cane di taglia medio-piccola, dal pelo di una mescolanza di tonalità marrone che spaziava dal chiaro allo scuro, scodinzolava da dietro la vetrina. Olga desiderava da tempo un altro cane, da quando il suo caro vecchio Rocky se n'era andato, poco prima che iniziasse il dottorato. Ovviamente, allora come allora e fino alle dimissioni da ricercatrice, non aveva mai potuto nemmeno prendere in considerazione l'idea di un nuovo cane. Gli animali domestici non vanno affatto trascurati e soprattutto un cane è davvero impegnativo. Incompatibile con una carriera accademica senza alcun appoggio esterno. Ma ora, finalmente, ne avrebbe avuto più che a sufficienza, di tempo per un altro cane. Olga sapeva che quel negozio era affidabilissimo e non le avrebbero venduto un animale in età avanzata o affetto da malanni spacciandolo per un cuccciolo in buona salute. Quando era bambina, i suoi genitori avevano preso Rocky proprio lì. Non perse tempo e comprò il cane, che le assicurarono avere un solo anno di vita, un guinzaglio per portarselo via e confezioni della migliore pappa. E siccome tirava un certo venticello, Olga gli prese anche una copertina nel suo colore preferito, il rosa, per fargliela indossare subito, così da evitagli, non sia mai, un'infreddatura. Nel negozio si stava al calduccio, ma fuori non troppo. Era una primavera piuttosto freschina. Non aveva perso tempo a chiamare i genitori, avrebbe invece fatto loro una sorpresa gradita.


Non fosse per un fatterello di annetti addietro, che aveva rallegrato immensamente il signor Anselmo e contemporaneamente gettato nelle più nere ansie la signora Fiorina, tutto sommato quegli ultimi mesi potevano ravvisarsi più tranquilli del solito, per i Granata. Fuori delle uscite di testa mattutine di Fiorina, naturalmente. Era accaduto che, non si sapeva bene come, al momento di effettuare il pagamento per l'iscrizione universitaria per l'acquisizione dei 60 CFU, una volta che Natalina aveva superato il test d'ingresso, il conto risultava già interamente saldato e non era stato affatto il signor Anselmo a provvedere. Nel caso dei 60 crediti formativi post LM-15, Natalina non aveva serbato le stesse remore degli anni precedenti post Scienze Politiche per far cacciare fuori a suo padre i 4000 che sarebbero serviti, dato che il signor Anselmo non intendeva affatto permetterle di toccare quei pochi denari che le costavano il rovinarsi la vista al computer. Per non parlare poi del fatto che alla cifra di 4000 nemmeno ci arrivava, pur investendo costantemente gran parte dei guadagni. Il padre l'avrebbe aiutata molto volentieri e stavolta, poichè Lettere offriva numerosissime opportunità se confrontata con Scienze Politiche, non ultima la possibilità di trovare lavoro in scuole italiane all'estero, aveva accettato con entusiamo. D'altra parte si trattava, quantomeno così pensava, dell'unica soluzione per non ritrovarsi con l'ennesimo inutile titolo in mano perchè privo della dovuta abilitazione. Ma non si sapeva bene chi avesse liquidato quelle tasse universitarie. Il pagamento era avvenuto in criptomonete e quindi, per forza di cose, impossibile venire a sapere di chi fosse il relativo indirizzo.
-Chissà con chi siamo in debito- si disperava mamma Fiorina. -Qui va a finire che ci chiederanno pure tanto di interessi e le more.
Natalina avrebbe preferito condividere l'allegria di suo padre, ma le ansie della madre erano troppo contagiose. Ciononostante, ben consapevole della pressochè impossibilità, in via di ordinaria amministrazione, di influenzare e spesso pure contrastare le circostanze esterne, rispondeva:
-Mamma, è inutile che ti tormenti tu e fai venire le ansie anche a noi. Sappi che non sono mai andata a chiedere l'elemosina in giro per la città con tanto di manifesto a caratteri cubitali Chi mi paga i 60 crediti formativi? Anche se ti fa un immenso piacere non fidarti mai di me.
-Così si risponde a tua madre?- sbottava la donna.
E qui interveniva allora il marito: -Ma è mai possibile che non puoi proprio fare a meno del tuo sempiterno pessimismo, per una buona volta? Non puoi rallegrarti, per una sola volta nella vita, una, dico una, di un colpo di buona sorte?
-Ecco, ha parlato il re dei babbei, il sempliciotto numero uno della città. Ma che dico, della città, di tutto il paese! D'altra parte, che aspettarsi da un calzolaio di mala morte, se non patente ingenuità? Ma davvero tu credi alla buona sorte, ma davvero credi che qualcosa di buono possa accadere a quelli come noi?
E via daccapo, peggio di cane e gatto.


Olga stava tornando a casa con l'animo più leggero di quand'era uscita, quando il cagnolino volle fermarsi per annusare un cespuglio. Lo lasciò fare. Si trattava dell'immenso giardino alberato di fronte a uno degli ingressi dell'enorme ospedale comunale. Per tornare a casa sua tagliando corto, Olga doveva passare dalla verdeggiante area dell'ospedale. Non fosse stata in compagnia del cagnolino, dato che agli animali non era permesso entrare nella struttura, avrebbe prenotato visite mediche, non ultima quella presso il dottor Neri o la dottoressa Rossi, i provetti psichiatri e psicanalisti che godevano delle più sperticate lodi presso i dottorandi di ricerca e ricercatori della sua ex università. E pure presso un buon numero di studenti delle triennali e LM. Doveva decidersi a risolvere l'annosa questione di Giacomo Leopardi, ma avrebbe provveduto qualche giorno dopo, quando non si trovasse in giro con il cane. Già aveva in mano la richiesta del suo medico di famiglia per le visite specialistiche. Chissà che un giorno non si permettesse l'ingresso in ospedale agli animali da compagnia, purchè adeguatamente sorvegliati e custoditi, ovvio, come avveniva nei paesi anglosassoni a tutto beneficio dei pazienti. Già erano state apportate innumerevoli migliorie, Olga non sapeva bene come, quali l'importo del ticket in base all'effettivo reddito, nuove macchine per le analisi e i test clinici e la contrattazione di numerosi medici e altro personale sanitario per porre fine alle vergognose lungaggini delle liste d'attesa che fino a pochi anni prima costringevano i pazienti a rivolgersi alle strutture private, se non volevano veder peggiorare le loro condizioni di salute o addirittura morire. Cosa che purtroppo avveniva con una certa frequenza tra le fasce più povere dei residenti che non potevano lontanamente permettersi i costi di una clinica o un ospedale privato. Olga non aveva chissà quali idee di cosa avesse incentivato enormi cambi in città, una volta perennemente rinchiusa a produrre opere accademiche giorno e notte. Nè gli altri ricercatori, nè i dottorandi ne sapevano più di lei. I professori, qualora ne fossero al corrente, tacevano religiosamente. E per l'università si spargevano rocambolesche leggende tra le quali la presa di coscienza degli androidi, che suppostamente si sarebbero impossessati di alcuni settori della città per puro altruismo. Ovviamente la razionale Olga si burlava di tali leggende: i robot non possiedono coscienza alcuna e si stupiva che un esimio dottorando e ancor più un ricercatore insultasse la propria intelligenza di tal fatta. Immersa nelle sue elucubrazioni, non si era accorta che il suo nuovo cane si era avvicinato a una donna snella dalla figura elegante e i lunghi capelli di un bel castano dorato che le incorniciavano un viso dai tratti armoniosi. La donna era seduta su una panchina e il cane le stava annusando le scarpe. Uno strattone al guinzaglio da parte del cane riportò Olga alla realtà.
-Stai buono, Rocky!
-Olga?- la chiamò la donna, riconoscendola sia pure a distanza di parecchi anni che non si vedevano, mentre per un gesto istintivo accarezzava la buona bestiola.

elperro.png


-Natalina? Non ci posso credere!
-Come stai? Bello, il tuo cane.
Natalina non sembrava portarle affatto il benchè minimo rancore.
-Io mi devo scusare con te. E con Manola.
-E per che cosa? Ma siediti, non rimanere in piedi.
Olga si sedette sulla panchina accanto all'amica e mentre il cane giocherellava tranquillo, le raccontò dell'inferno che aveva trascorso in tutti quegli anni. Anzi, entrambe misero l'un l'altra a parte delle rispettive vicende. Decisamente, era la giornata di Olga. Non soltanto l'amica non ce l'aveva affatto con lei e la comprendeva, ma era ben disposta a riprendere i loro rapporti come ai vecchi tempi. E le assicurò altrettanto da parte di Manola. Anzi, erano proprio loro due a sentirsi in difetto davanti alla genialità straordinaria dell'amica e al suo rispettabilissimo status.
-Ma per favore, non dirlo nemmeno per scherzo! Tu, poi, stai pure lavorando come insegnante. Ti sei data da fare a caro prezzo e dunque, quanto a rispettabilità, ne hai da vendere. E lo stesso dicasi per Manola e pure per tuo cugino. Che non devono, come nessuno poi, essere colpevolizzati per essere incorsi in circostanze avverse, nè ritenuti meno degni di attenzioni per non essersi laureati, specializzati, dottorati. Per non parlare poi del fatto che quel che avevo da sempre ritenuto un sogno si è rivelato il mio peggiore incubo. Che per giunta mi mantiene larga come una portaerei.
-Ti prego, non dire così. Quanto agli incubi, amica mia, accidenti...
Olga la fissò, preoccupata. Il suo sguardo acuto e intelligente le rivelava da un pezzo che Natalina non stava troppo bene. In condizioni ordinarie, infatti, non sarebbe neppure mai rimasta seduta ferma in una panchina quando tirava un venticello non esattamente estivo. Conosceva le abitudini dell'amica, che se non stava attenta, si pigliava infreddature facilmente. No, decisamente, qualcosa non andava per il verso giusto.
-Raccontami. Sono tutta orecchie. E se posso fare qualcosa, volentierissimo.
L'amica le disse del mistero dei 4000: il grattacapo che pur riuscendo spesso ai rimuovere dai pensieri, prima o poi tornava a far capolino per tormentarla grazie al perenne ottimismo di mamma Fiorina.
-Tranquillizzati, amica mia!- disse Olga dopo avere ascoltato attentamente ogni particolare. -Ci fosse di mezzo un errore bancario o peggio, una truffa, un raggiro, già da un pezzo ne avresti avuto notizie. Tranquillizzati. Nel mio ateneo certe peculiarità sono alquanto ricorrenti e ne conosciamo l'andamento e gli esiti. Le vittime di raggiri dovuti a fantomatici prestiti mai richiesti non devono mai restituire un solo centesimo. Nessuna toga, per quanto rossa, commette un simile flop, se si giunge in tribunale. Qui invece mi sa che è stato quel tuo androide preferito. Come hai detto che si chiama? Ah, Vittorio, giusto, me ne stavo scordando. Vabbè che non ho mai creduto e mai lo farò, che i robot siano dotati di coscienza, ma l'unica ipotesi plausibile di questo mistero pecuniario consiste nel fatto che non può essere stati altri che quel pezzo di latta.
-Cielo...
La plausibile ipotesi non sembrava affatto aver tranquillizzato l'amica. Tutto l'opposto. Olga non si capacitava del perchè e le domandò dove mai fosse l'impiccio. Il caso non doveva essere chiuso? Natalina pensò un attimo prima di rispondere, valutando se fosse davvero il caso di confidare un affare di una certa gravità, per quanto amiche storiche fossero, per poi domandare soltanto: -Scusami Olga. Un androide non possiede denari, sia pure in cripto. Non ha di che farsene. Come tu dici, è un uomo di latta. Come può essere stato lui?
-A parte il fatto che la parola uomo non si addice...ma vabbè, non pensiamoci. Non mi hai comunque detto che è proprietario di una ditta? E non mi pare proprio trattarsi esattamente di un'industria da quattro lire.
-Cielo...

1)Dove è ambientata la scena? Nel gigantesco verdeggiante piazzale davanti all'ospedale comunale

2)Chi sono i protagonisti? Rocky2, il nuovo cane di Olga, quest'ultima e Natalina che accarezza la bestiola (ci sono poi Anselmo e Fiorina, ma in casa che stanno sempre a litigare)

  1. Perché il cane indossa una copertina rosa? Perchè inizia a fare un freddo...cane...

  2. Cosa accadrà subito dopo? Le due amiche da una vita si disperdono in una lunga chiacchierata che dovrebbe risolvere il mistero dei 4000...

Sort:  

Thank you, friend!
I'm @steem.history, who is steem witness.
Thank you for witnessvoting for me.
image.png
please click it!
image.png
(Go to https://steemit.com/~witnesses and type fbslo at the bottom of the page)

The weight is reduced because of the lack of Voting Power. If you vote for me as a witness, you can get my little vote.

Coin Marketplace

STEEM 0.19
TRX 0.12
JST 0.028
BTC 65342.69
ETH 3543.20
USDT 1.00
SBD 2.39