CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

in Italy10 months ago (edited)

QUEL CURIOSO ECCENTRICO APRILE E ALTRE DISCUTIBILI STORIE atto terzo: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)
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La Settimana della Matematica a Roma costituiva una meravigliosa occasione per Valentina Valverde e non soltanto per dare uno sprint alla sua professione di docente di matematica e fisica. Valentina era affezionatissima alla capitale. Roma era la città in cui aveva studiato sin dalla prima liceo scientifico e fino al conseguimento dei CFU. I suoi genitori sapevano che proprio lì c'erano scuole pubbliche prestigiose ben superiori a quelle loro cittadine, che garantivano una formazione di tutto rispetto, il che facilitava non poco l'adattamento ai ritmi universitari e la rapida assimilazione degli argomenti del corso di laurea seguito. I suoi genitori l'avevano mandata a stare dai cugini romani della mamma, che l'avevano volentieri accolta in casa loro. Valentina si riteneva fortunata per essere riuscita a raggiungere tutti i suoi obiettivi senza mai andare fuori corso negli anni dell'università. La preparazione accordatale dal suo liceo romano aveva sortito effetto. Sin da piccola aveva amato le materie scientifiche astratte e si rendeva conto che la matematica era quanto facesse per lei. Si riteneva fortunata per la presenza di parenti affettuosi nella capitale, che l'avevano sempre fatta sentire come a casa sua. Si riteneva fortunata perchè i suoi genitori, di mentalità aperta, l'avevano sempre incoraggiata negli studi, senza mai risparmiare sforzi. Affare di certo non comune nella sua città alle soglie del quarto millennio, dove spesso e ben volentieri i ragazzi che si azzardavano a studiare oltre il diploma, se non addirittura oltre la terza media, al rincasare al termine delle lezioni venivano accolti con la rabbiosa frase paterna o materna qualcuno dovrebbe andare a lavorare, anzichè mangiare il nostro pane a sbafo da perdigiorno. Dopotutto, un diciottenne, un diciannovenne trovava facilmente lavoro pure in tempi di crisi, grazie alla cultura tipicamente italiana della carne fresca. Quanto ai genitori di costoro, non sempre di trattava dei classici morti di fame e di sonno, ma spesso, curiosamente, di famiglie di imprenditori benestanti. Una categoria a parte, quella degli imprenditori benestanti, che per cultura riteneva indispensabile farsi il mazzo sin da piccoli per ottenere successo nella vita anzichè perdersi dietro inutili libri. Nulla a che fare con i professionisti di successo, i giuristi, gli accademici o gli impiegati di alto livello, statali e non. E ovviamente, con l'altra categoria a sè degli insegnanti, che si vergognava immensamente di tarpare le ali alla prole una volta terminata la terza media. A causa di tal motivo, andare fuori corso qualora non superdotati era norma e regola, essendo gli universitari spesso indotti alla faticosa condizione di studenti-lavoratori full-time. In città, infatti, i part-time erano sempre più rari. Ai tempi dell'università di Valentina Valverde, pressochè nulli. Era il motivo principale per il quale la maggior parte dei medici della città provenivano sempre da altrove: est europeo, paesi teutonici e perfino la economicamente mal ridotta Grecia. Oppure, se da regioni italiane, tanti altri medici provenivano da città e paesini molto più a sud e dalle isole, dove le famiglie tenevano al futuro dei figli quanto i genitori di Valentina. Suo padre faceva il muratore e a dispetto di quanto in una città culturalmente legata ai luoghi comuni si sarebbe potuto pensare, non era per nulla un grezzo uomo incolto. Tutt'altro. Era stato a suo tempo uno studente di architettura che prendeva buoni voti se si sforzava, ma l'improvviso e inaspettato decesso dei suoi genitori lo aveva costretto a fermarsi al triennio, senza riuscire a proseguire per la LM. Gli urgeva un lavoro per potersi mantenere e subito e quelli erano tempi in cui i laureati triennali in architettura finivano a fare i muratori tanto quanto gli ingegneri sia pure specializzati finivano operai. La madre di Valentina, che doveva le sue qualifiche ai nonni paterni che non risparmiavano sforzi per i nipoti, era stata più fortunata: era truccatrice di teatro e prendeva un buon stipendio di quasi il doppio di quello del marito. Quest'ultimo non se ne aveva per nulla a male, tutt'altro. Vedeva soltanto migliori opportunità per la figlioletta, se in casa entrava di più. Valentina dava loro belle soddisfazioni e ora non vedeva l'ora di arrivare a Roma. Avrebbe rivisto i cugini della mamma, che si sarebbero presentati alla Settimana della Matematica, aperta al pubblico. Per l'apertura era prevista una festa in maschera e Valentina ne aveva scelto una dorata per l'occasione, dal design creativo. Innanzi tutto i cugini si sarebbero presentati per prima assicurarsi che non si trattasse della solita festa universitaria che da oltre novecento anni a quella parte costituiva la migliore scusante per dare il via al più sfrenato libertinaggio. La famiglia di Valentina, genitori, cugini e zii, era pressochè composta da cristiani praticanti che avevano molta cura della piccola del gruppo. Ma tutti furono ben presto rassicurati: la festa consisteva in null'altro se non indovinelli matematici che dovevano servire a riscaldare l'atmosfera e preparare gli studenti alle Olimpiadi della Matematica. A turno, chi risolveva l'indovinello doveva togliersi la maschera e deporla su un tavolo in cui erano presenti decorazioni, bicchieri e bottiglie di spumante che dovevano servire ad accompagnare la cena che seguiva agli indovinelli. Gli accademici che organizzavano la Settimana della Matematica avevano ben specificato che gli alcolici potevano essere serviti in modica quantità e soltanto ai professori, ai dirigenti scolastici, ai loro accompagnatori adulti e agli studenti unicamente qualora questi ultimi fossero già maggiorenni. La specifica doveva essere una garanzia affinchè la festa si svolgesse ordinatamente, senza sbordare in un'orgia, incompatibile tra l'altro con lo spirito intellettuale degli eventi. Valentina rimase soddisfatta: vide svariati suoi studenti brillare agli indovinelli matematici e lei stessa indovinò il suo enigma al primo colpo al momento del suo turno. Depose la maschera, che si abbinava perfettamente ai colori delle decorazioni.

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Era davvero una bella e animata serata, all'insegna della crescita intellettuale, ma Valentina ebbe la necessità di appartarsi e andò a sedersi ai pressi di una finestra aperta che dava su un panorama collinare.

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Non che qualcosa la rattristasse riguardo agli attuali eventi. Tutt'altro. Il suo curriculum si sarebbe fatto molto più appetibile per qualsiasi scuola e mai sarebbe rimasta a corto di supplenze. Ma pensava ai suoi colleghi rimasti in città, soprattutto alle care amiche Palmira e Natalina. La prima, docente di storia e geografia, era una simpatica signora ultrasettantenne, costretta a lavorare alla sua veneranda età a causa dei brutti scherzi che la vita le aveva inflitto. Da statale, poichè aveva sempre insegnato in una scuola pubblica, poteva tranquillamente contare sulla futura pensione, ma che appunto si configurava futura e sempre se nel frattempo non cambiava nulla in peggio. Gli statali andavano in pensione minima a settantacinque anni e alla professoressa Palmira Maiorello ne mancavano tre. Le pensioni minime risultavano però ridicolmente basse alle soglie del quarto millennio per svariate categorie di lavoratori non all'apice della società e gli insegnanti non universitari si piazzavano purtroppo tra tali categorie. Urgeva quindi complementare le proprie pensioni statali, se proprio non si riusciva a lavorare fino all'età in cui si raggiungeva la massima. Nella sua gioventù, durante i pochi decenni in cui i nefasti eventi internazionali e le ancor più nefaste pandemie di COVID avevano dato tregua, venivano indetti concorsi pubblici scuola piuttosto frequentemente e Palmira si era assicurata il ruolo. Era riuscita allora a mettere da parte per la vecchiaia un buon gruzzolo, però si era mal sposata. Al marito, che vantava dalla sua una personalità giocosa e l'aspetto di un supermodello, non era restato abbastanza cervello per ragionare e aveva sempre vissuto facendosi campare da lei, che innamoratissima, non ne vedeva proprio i difetti. E dopo averla spennata per bene, lasciandola senza un centesimo, le aveva dato il benservito per una ragazza di trent'anni più giovane di lui, con la quale aveva pure avuto alcuni figli. E si sarebbe detto che alla vita piacque far la dispettosa, facendo piovere sul bagnato alla povera Palmira. Infatti a quest'ultima e pure ai suoi parenti e conoscenti era cosa risaputa che l'ex coniuge, dopo il divorzio, si era trasformato in tutt'altro uomo. Dello scioperato nullafacente parassita sociale che era stato con la prima moglie, davanti alla seconda si comportava da instancabile lavoratore, premuroso nel provvedere al benestare sia fisico che psichico della sua nuova famiglia. Non che gli ultracinquantenni e ancor più anziani trovassero più facilmente un impiego che durante i novecento anni precedenti, specie coloro che mai avevano lavorato in vita loro. Ma si dava il caso che i familiari della giovinetta erano proprietari di un'azienda di medie dimensioni e non si erano affatto incomodati, contrariamente all'andazzo cittadino, anzi, contrariamente all'andazzo proprio italiano, a impiegarlo dapprima come uomo tuttofare, che con gli anni aveva fatto una bella carriera tanto da occupare posizioni di tutto rispetto. Mentre i volenterosi uomini di mezz'età che avevano sgobbato come muli da una vita e si ritrovavano disoccupati a causa del fallimento dell'azienda in cui lavoravano, si pigliavano pressochè porte sbattute in faccia. Tali sono i risultati quando il mondo gira a rovescio, vale a dire in ogni circostanza di ordinaria amministrazione. Palmira si era ripigliata da una cocente e amara depressione che le era quasi costata il posto d'insegnante quando ancora il lungimirante dottor Grassini non era il preside del liceo di scienze umane grazie a un percorso di psicoterapia e il santo rimedio Prozac. All'inizio della psicoterapia, non è che la povera insegnante ne cavasse un ragno dal buco: c'era voluto il professor Heinz, allora come allora ancora dottor Heinz, arrivato all'incirca una quindicina di anni prima di allora all'ospedale comunale, a rimetterla davvero in sesto. Il reparto di psichiatria senza di lui si trovava infatti a gambe all'aria. Ora la professoressa Palmira viveva una vita normale, sia pure piuttosto solitaria, non avendo avuto figli da quello sfortunato matrimonio. Ma i suoi due gatti erano di gran sollievo nelle giornate solitarie ed era un piacere guardarli anche se la loro attività preferita era dormire sul sofà della cucina. Anzi, meglio così, date le troppe ore di lavoro extra che toccavano agli insegnanti tra la preparazione dei test, la correzione compiti, i consigli di classe e le riunioni con i familiari degli studenti. Purtroppo dal divorzio non aveva mai trovato nessuno che volesse impegnarsi sul serio con lei, come del resto accadeva di norma in città alle soglie del quarto millennio. Anzi, le statistiche dicevano pure che una donna che superava i 35 contasse più probabilità di morire di COVID che trovare un marito degno di nota. L'amica Natalina sperava in realtà che Palmira si sistemasse con il collega Pietro, le aveva confessato in gran segreto. Se a quest'ultimo la differenza di età, essendo lui di alcuni anni più giovane, non incomodasse. Sarebbe stato un buon compagno. In realtà, Pietro Minetti ci pensava eccome, a Palmira. Soltanto che prima voleva terminare di levarsi il debito pecuniario con il suo avvocato, per non pesare troppo su Orlando, suo nipote. Anche se comunque il ragazzo era così affezionato a suo zio Pietro che del debito non gli importava, pur di vederlo felice. In fatto di statistiche, venne poi da pensare a Valentina che pure la sua amica Natalina aveva superato la linea di demarcazione.
-Non guardare le statistiche- le dicevano i genitori. -Lasciale stare. Noi siamo credenti e sappiamo che il nostro futuro è nelle mani del Signore e non nelle statistiche stilate da esseri umani.
-Ma esiste il libero arbitrio, come dice il pastore- rispondeva loro la figlia. -Il Signore non obbliga nessuno a sposare nessuno.
-È vero, ma se noi preghiamo per ottenere il coniuge corretto, ci metterà davanti la persona giusta, qualora non ci abbia destinati al celibato per servirLo con maggiore dedicazione oppure qualora il celibato perpetuo non faccia assolutamente al caso nostro. Quand'ero ragazza, pregavo sempre per trovare un uomo come tuo padre, così come mi insegnavano i miei nonni paterni, anche se nonna, a differenza di nonno, non credeva affatto nel libero arbitrio.
-Come la mia amica Natalina. Nemmeno lei ci crede, come non ci credeva la bisnonna...
Chissà cosa stava facendo la sua amica Natalina in quel momento. Come stava trascorrendo le sue giornate? Valentina sperava che anche quest'altra amica si sistemasse bene e forse gli attuali eventi scolastici, chissà se sarebbero serviti quali mezzi per ottenere un miracolo. O anche due, visto che Pietro e Palmira avrebbero lavorato gomito a gomito durante un'intera settimana. Infatti, entrambi si stavano a tal proposito aggiornando sulla storia della tecnologia dagli albori fino a fine terzo millennio, per tenere assieme un salotto interdisciplinare tra storia, informatica e intelligenza artificiale.


Venne finalmente la domenica e Natalina potè appartarsi con Marta nel gabinetto pastorale, mentre Wilson, il marito, teneva la funzione domenicale. C'era un piccolo albero di Natale, nella stanzetta, e la penombra permetteva il riverbero delle decorazioni nell'atmosfera, creando l'ambiente ideale per le confessioni tra amici o tra amiche.-Per un cristiano vero, il Natale occorre tutto l'anno- dicevano Wilson e Marta, che per tal motivo non rimuovevano mai l'alberello decorato.

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C'era però una novità: una brioche in plastica pendeva tra le decorazioni.

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-L'ha dimenticata il piccolo Nicola, il figlio della coppia siciliana arrivata in città da poco. S'era divertito ad appenderla a questo e quel ramo- rise Marta. -Era qui ieri con la mamma. Alla fine della funzione gliela restituisco. Allora, cara amica, cosa ti turba?
-Marta, ho bisogno delle tue preghiere. Tu sei una donna di fede e il Signore ti ascolterà.
-E tu non hai fede, carissima?- rispose Marta con un sorriso. Ma si trattava di una domanda retorica, perchè la donna conosceva abbastanza bene Natalina, da quando gli zii Gelsomina e Maximilian l'avevano introdotta nella piccola comunità battista calvinista, dove in seguito aveva ricevuto il battesimo.
-Se preghiamo almeno in due...
-Si, l'intercessione. Certamente. Dimmi pure di che si tratta.
-I fatti ultimamente accaduti, proprio in questi giorni, indicano che il mio preside potrebbe essere interessato a me.
-Che genere di uomo è?
-Intelligente, generoso, severo, ma giusto, attento ai bisogni di chi gli sta intorno. Oggi non è così facile vedere un preside che si preoccupa della salute dei suoi docenti. Un insegnante dalla salute precaria viene spesso licenziato, ma il dottor Grassini non lo farebbe mai. Piuttosto chiama millemila supplenti. Si legge e si sente spesso di cause in tribunale in cui sono coinvolti docenti diabetici o portatori di MICI. Spesso i regolamenti scolastici non permettono agli insegnanti di recarsi alla toilette durante tutte le ore di servizio, intervalli compresi, dato che devono sorvegliare le classi affidate. Ma quando una MICI è in fase attiva è pericoloso e può diventare letale. E neppure il diabete scherza. Per non parlare poi dei professori già alla terza età. Solo la mia scuola ne conta almeno due, di cui una ultrasettantenne. Ma il dottor Grassini non si sognerebbe mai un regolamento del genere. Al bisogno, si chiamano i bidelli e se questi non bastano, a preside e vicepreside non sembra mai troppo indegno lasciare i propri uffici.
-Quest'uomo è credente? Sai, Natalina, per quanto fantastico possa apparire un potenziale partner, esiste la questione del giogo desiguale. Già la vita di coppia è una sfida quando si condividono gli stessi valori e lo stesso stile di vita, specie considerata l'epoca corrente in cui viviamo, dunque figurarsi quando non si condividono.
-No, Marta, il problema non è qui. Il problema è che amo un altro, ma con il dottor Grassini ho un grosso debito di gratitudine. Anzi, forse pure due.


Questione a parte di Felicino Bistolfi, giusto il giorno avanti, dopo pranzo, Natalina s'era vista recapitare un buon numero di abiti nuovi di pacca e la cosa sorprendente, il tutto nelle misure giuste e nello stile che più le si confaceva e le aggradava. A scuola si stava discutendo da giorni riguardo all'outfit dei docenti, che per lo più utilizzavano gli stessi abiti dalla notte dei tempi. In città, denari per il vestiario non ce n'erano più da un bel pezzo, a meno di non appartenere come minimo alla classe medio-alta. Pareva si fosse tornati indietro nel tempo al millenovecento, perchè oramai pure la classe media ricorreva ai rammendi. Il docente di ruolo di italiano della sezione A del liceo di scienze umane, individuo dalla puzza sotto il naso e forte delle sue conoscenze personali tra il consiglio comunale, aveva lamentato davanti al dottor Grassini di quanto fossero mal vestiti svariati dei suoi colleghi. Specie quattro di loro: il docente di informatica Pietro Minetti e la professoressa di storia e geografia Palmira Maiorello parevano due straccivendoli. Poi veniva Roberto De Matteis, che anzichè rappresentare degnamente la sua materia, disegno e storia dell'arte, la disonorava con il suo discutibile abbigliamento, che al massimo configurava arte povera.Per non parlare poi della collega di terza, quarta e quinta C, esattamente, proprio Natalina Granata, che in fatto di moda sembrava ferma all'ottocento e non si curava neppure di quanto sbiadito e scolorito fosse tutto quanto indossava. Severino De Luigi poi allegava che in tale stato, i suoi colleghi avrebbero fatto meglio a non farsi vivi la settimana più importante degli eventi.
-De Luigi, ma lei è completamente matto!- lo aveva rimproverato il dottor Grassini. Severino De Luigi non si sarebbe mai aspettato tale risposta da un uomo che proveniva da una famiglia benestante come la sua. Ma a differenza di lui e contrariamente allo spirito che animava la città nel trentesimo secolo, il preside del liceo di scienze umane non conosceva la boria e lo snobismo.
-Lo sa come sono conciati il Minetti e la Maiorello? Uno ha debiti con il suo avvocato. Debiti che dovrebbe pagare la controparte perchè il maltrattato è stato lui, ma possibile che non conosce nemmeno l'andazzo di questa città? Su quale pianeta vive, su Nettuno? E la Maiorello, poveretta, è stata spennata come un pollo dal suo ex marito, che le ha portato via tutti i suoi risparmi e quindi è costretta a tirare la cinghia sia pure alla sua veneranda età. Di questi tempi d'inflazione galoppante, denari per abiti nuovi non ce n'è. Andiamo poi a De Matteis, che ha tre figli piccoli da campare e se la moglie non lavorasse, starebbero negli edifici popolari con quanto ne consegue.
-Mi scusi, ma nelle condizioni di De Matteis, non avrebbe certo dovuto mettere al mondo tre figli. E la Maiorello farebbe meglio a trovare un'altra sistemazione per i suoi gatti. Risparmierebbe non poco, se non avesse due felini da mantenere.
-Ma come si permette simili affermazioni? Ma lo sa o non lo sa che c'è stato un COVID l'anno scorso? Che ha provocato l'attuale inflazione selvaggia? Secondo lei De Matteis doveva munirsi di palla magica prima di mettere al mondo tre figli? E la povera collega Maiorello, ultrasettantenne e più sola di un cane, dovrebbe ora rinunciare pure alla sua unica compagnia dei gatti domestici? Ma lei lo sa cosa vuol dire ritrovarsi in tarda età in una casa vuota? No, ovvio che no. E nemmeno si sofferma a pensarci. Quanto alla Granata, poi, deve aiutare i suoi genitori con le spese perchè lo sa, lei lo sa che in epoca pre-COVID una famiglia di tre persone campava dignitosamente con uno stipendio al di sotto dei duemila? E una famiglia di cinque, come quella del collega De Matteis, campava dignitosamente con due stipendi da insegnanti? Ma no, lei non lo può sapere, perchè a differenza dei suoi colleghi è nato col didietro al caldo e non riesce a guardare oltre i confini del proprio orticello. Ah, deve poi sapere che se impedissi la partecipazione agli eventi più importanti a chi di dovere per cretinaggini simili, cosa che non mi permetterei mai, arriverebbero pulci a questa scuola, che ovviamente ripasserei a lei, da dove meno se l'aspetterebbe. E ora non ho più voglia di discutere dell'argomento.
De Luigi, che non intendeva affatto inimicarsi un dirigente scolastico del calibro di Amedeo Grassini, aveva ingoiato il rospo e s'era fatto mille scuse. In passato, aveva sperato che quel posto da dirigente scolastico diventasse suo, avendo partecipato proprio con Grassini all'ultimo concorso apposito indetto nel trentesimo secolo. Ma niente da fare, il collega Amedeo era molto più bravo di lui e lo distaccava in tutte le materie. La laurea in giurisprudenza dell'attuale preside era stata la più idonea al superamento di un concorso infarcito di materie giuridiche.
Nel frattempo, il professor Minetti, forte delle sue conoscenze informatiche, non visto dal collega, stava sistemando un paio di computer obsoleti della presidenza nel piccolo magazzino attiguo e s'era ascoltato tutta quanta la discussione. E pure una curiosissima telefonata giunta poco dopo al dottor Grassini, dalla quale ovviamente gli erano arrivate alle orecchie solo le risposte del preside.
-Mio caro, sei tu!...Si, si, procede tutto secondo i piani...Ah, per quello, guarda, non me ne parlare neppure! Ma ci crederesti?...Stamattina, pensa un po', mi sono arrivate rimostranze, non ti dico per quali futilità, dal docente più snob di tutta la scuola...Si, dritto dalla nobile sezione A. Pensa te, voleva convincermi a eliminare minimo quattro colleghi dagli eventi più importanti, vale a dire i salotti vari...Si, si, proprio lì, figurati un po'...E purtroppo si...E perchè, pensa, per il loro abbigliamento, ma se come ben sai, pure io che sono nato col didietro al caldo come il De Luigi ci arrivo, che in questa città non è che si nuotava nell'oro neppure in passato, tutt'altro, ma neanche tempo di ripigliarsi, a proposito, lavoro magnifico, lasciamelo dire, comunque in breve, eccoti l'ennesimo COVID ad affondare le finanze e inflazionare prezzi e tariffe, ma dove li trovano questi qui i denari per vestirsi? Uno ha tre bambini da campare, un altro ha i debiti, una poveretta ultrasettantenne non ha più un centesimo di risparmi. Il suo ex marito non s'è limitato a cornificarla come fanno gli altri, no, ha dovuto pure spennarla viva come un pollo e rovinarle la vecchiaia. Figurati che il buon De Luigi ha suggerito che dovrebbe sbarazzarsi dei suoi gatti, solo ci manca. E quell'altra, lo sai pure meglio di me. Mica possono andare a rubare, dai!...Eh, che vuoi che ti dica?...Quello proprio non lo so...Ma guarda che a me non frega proprio nulla tanto quanto a te, lo sai. È il futuro degli studenti che mi preme, come pure la sicurezza e la salute dei miei docenti. Non gli vieterei mai la partecipazione a un bel nulla, venissero pure sommersi da toppe e rammendi e che mi frega se entrano in nobili sale in outfit da poveri terremotati...Ma io qui...Guarda, è dall'inizio dell'organizzazione di questi eventi che mi stai mandando al manicomio per lei- e qui il dottor Grassini aveva riso da matti. -Non vedo l'ora che termini la prossima settimana oppure uscirà presto nelle sale cinematografiche il film nuovo di pacca "Dirigente scolastico sull'orlo di una crisi di nervi"*...Ihh, ma lo sai che sei peggio di mio cugino Marco?...Si, proprio lui, quello della bici a stelle e strisce...
Il professor Minetti, che pur senza essere un uomo pettegolo non aveva potuto fare a meno di fermarsi dal suo lavoro di riparazione computer, si era tappato la bocca per non lasciarsi scappare una sonora risata. Forse il dottor Grassini s'era dimenticato della sua presenza, ma meglio così. Il buon Pietro aveva capito poco al di là dello sfogo del preside causato dalla condotta del collega Severino, ma quella conversazione, molto probabilmente con il ministro dell'istruzione, aveva preso una piega che gli era parsa comicissima, Peccato che per forza di cose non aveva potuto ascoltare la metà della conversazione dall'altro capo del telefono e neppure una seconda telefonata, avvenuta poco dopo e possibilmente ancor più curiosa, che suonava più o meno di tal fatta:
-Splendida giornata. Si prevede una pioggerella, ma i campi ne hanno bisogno. Farà bene agli alberi e alle coltivazioni.
-Magnifiche notizie. Sono io.
-Lo so.
-Ascolta, ho per te un incarico piuttosto delicato. Che cretino a non averci mai pensato prima. La famiglia della mia bella non nuota nell'oro. Comprale da vestirsi, dopotutto hai le misure. Ha bisogno di abiti nuovi e non se li può permettere. E appena le trovi qualcosa di particolarmente adatto, non prendergliene solo uno. Almeno due o tre. Vai in via Roma, lì trovi tutto.
-Veramente...
-Cosa c'è che non va? È un ordine.
-Si, sicuro. Felice di tornare utile. È solo che può apparire strano, sai, vedere entrare proprio me...potrebbero pensare, boh, non sia mai...ma dato che me lo ordini tu, vado comunque...mi butto...
-Aspetta, ho capito. Fai piuttosto così: fai venire Galatea, lei è un'esperta in questo. Se non vado direttamente io, lo sai, non ne capisco nulla, ma Galatea è perfetta. Passale tutte le misure e le informazioni che le serviranno. La sua presenza non apparirà strana a nessun commerciante di moda femminile. E permettile di usare la mia carta di credito. Ti invio anche un coupon per servizi di parrucchiera gratis. Sicuramente, vorrebbe andare a sistemarsi i capelli, ma deve risparmiare. Di a Galatea che lo inserisca tra i vestiti, che non mi fido della buca delle lettere. Ho sentito dei furti di coupon proprio nelle buche dei quartieri di periferia e non mi piace questo andazzo. Non sia mai glielo rubassero. Poi ci penso io a versare la cifra sul conto della parrucchiera.
-Ricevuto. Felice di tornare utile.


Ovviamente, la signora Fiorina positiva come al solito, s'era non poco allarmata quando la figlia s'era vista recapitare un pacco zeppo di abiti nuovi che mai aveva ordinato.
-E questa storia, che sarebbe? Natalina, non me la conti giusta.
-Cosa vuoi che ti racconti, mamma? Ne so quanto te.
-Ci fosse almeno il mittente, per rispedirli indietro...
-Ebbene, mamma, non c'è. E questi mi servono.
-Stessa storia di quei quattromila dei tuoi...come si chiamano...
-I crediti formativi, si, e aveva ragione papà. Siamo stati fortunati, anche se non ci credevi affatto- aveva rilevato sbrigativamente Natalina a sua madre, onde evitare di menzionare il suo amato pezzo di latta, anzi, oramai...pure peggio...ma meglio non pensare.
-Si, certo, come no...
-Va bene mamma, li metto in lavatrice, sai, per la questione COVID. Mi servono asciutti per la prossima settimana.
-Ehi, un momento! Tu hai un amante ricco!
-Come ti viene in mente un affare simile? Anzi, lo sai che ti dico? La stessa cosa che mi direbbe il mio collega Pietro. Che sarà stato il preside della mia scuola e vuole restare anonimo per non essere ringraziato.
-Allora sei l'amante del tuo preside! Restituiscigli tutto!
-Che cosa? Ma sarà mai possibile che non merito un briciolo di fiducia da parte tua? Possibile, proprio mai? E se anche dubiti di me, sappi che il dottor Grassini, qualora sia stato davvero lui, è un vero signore e non si permetterebbe mai di trattare una docente da escort. Ha un carattere generoso e benevolo e ha i mezzi per essere di benedizione materiale per chi gli sta intorno.
Nel frattempo, il signor Anselmo era tornato dalla calzoleria, che il sabato apriva solo al mattino. Nonostante a beneficio della figlia non fosse gravato dello stesso carattere infernale di sua moglie, i suoi sconclusi discorsi non mancavano di impattare.
-E non sei contenta, Fiorina? Non volevi che nostra figlia trovasse un ricco?
-Si, ma un marito ricco che le conferisca rispettabilità, non un amante ricco. E ovviamente un marito molto più vecchio di lei, come il signor Felicino, che avrebbe pensato al suo avvenire senza mai rinfacciarle lo status ben al di sotto del suo.
Come no-pensava nel frattempo Natalina. -Il signor Felicino mi avrebbe proprio conferito una "gran rispettabilità", sicuro, come no...
-Certo, Fiorina, certo. Le tue solite fisime sulle ragioni di compensazione.
-Ma quanto sei ingenuo, Anselmo, quanto sei ingenuo! La compensazione è fondamentale! Perchè lo sai pure tu, lo sai, che un risolto in età vicino alla sua e peggio ancora, pure se bello, non si metterebbe mai il cappio al collo per la figlia fallita di un calzolaio ancora più fallito che insegna una lingua morta in modalità precaria.
-Mamma, credici o no, sta a te, ma sappi che non ho nessun amante, nè ricco nè povero e sono ancora come mi hai fatto a quasi trentotto suonati. E ora, se non ti dispiace, ho una lavatrice da fare e poi devo uscire.
-Per andare dove?
-Dalla parrucchiera, che è una vita che non ci metto piede.
Natalina aveva trovato il coupon, ma c'era da ritenere miglior partito non farne mezza parola con i genitori. Peccato non poterlo utilizzare dall'amica Manola, ma questa non aveva più la partita IVA da anni e quindi non si poteva fare. Pazienza. Ma dopotutto, Manola oramai era troppo occupata con il lavoro da OSS e ultimamente pure con lo studio per ottenere anche la superiore qualifica +S.
-E quanto andrai a spendere?- continuava Fiorina, indagatrice.
-Non preoccuparti, ce li ho. E poi dove vado, non si paga praticamente nulla.
-Sarà- rispose con diffidenza la mamma.
-L'ultima cosa di cui ho bisogno è presentarmi con i capelli in questo stato ai salotti letterari- e si era allontanata lasciando i genitori a litigare peggio di cane e gatto, come al solito.


Lo sguardo acuto e intelligente di Marta si posò fissamente sul viso dell'amica, che appariva non poco agitata.
-Due cose. Anzi tre. Primo, non precipitarti. La gratitudine non deve mai costituire unico e sufficiente motivo per buttarsi in una relazione. È necessario che la gratitudine sia accompagnata dalla consapevolezza che il carattere, la personalità e gli interessi comuni rendano oggettivamente desiderabile l'unione. E poi, inutile mentirci per atteggiarci a politically correct: questa persona ci deve anche piacere.
-Eppure, per gli ebrei biblici e pure per gli ultraortodossi oggi è sufficiente...
-Capisco, intendo. Le tue probabili origini ebraiche parlano forte. Un debito va pagato fino all'ultimo siclo, anche quando non ci siamo attivati di proposito per generarlo, costi quel che costi, no? Natalina, se il Signore agisse così con noi (e sappiamo che può farlo, ma ha invece scelto di amarci sacrificando il Suo Unico Figlio per noi, anzichè farci pagare i nostri peccati fino all'ultima macchiolina), dovremmo svegliarci ogni giorno all'inferno perchè è quanto meritiamo. Il più giusto tra gli umani pecca sette volte al giorno. Quest'alberello ci ricorda il Natale che altro non è se non Gesù tra noi. Per questo motivo ogni giorno è Natale. Questa è la seconda cosa da tenere in mente. Ma la terza non è meno importante. L'uomo che ami è degno di te? Sai come gira in occidente. La sindrome di Alice nel paese delle Meraviglie che colpisce fin troppe donne. Si, Natalina sapeva bene dell'esistenza di tale sindrome di Alice, che purtroppo a suo tempo aveva bussato alla porta della collega Palmira. Che vedeva un principe dove familiari e parenti tutti intorno vedevano nient'altro che il rospo qual era. Ma nel suo caso era pressochè impossibile, date le premesse. Anche se...
-Sembra troppo folle per poterci credere, ma il bello è che si tratta di un uomo che se non vado errata, dovrei conoscere piuttosto bene, ma...non l'ho mai visto in vita mia, che mi ricordi. Anche per questo ho bisogno che preghi per me.
Marta trasalì e fece tanto d'occhi.
-No, non fraintendermi. Non si tratta di nessun famoso dell'industria di perdizione chiamata Hollywood.
-E infatti mi sarebbe suonato strano. Non è da te.
-No, ma le cose stanno in maniera così contorta! Credimi, non sono pazza, anche se ho creduto di esserlo e ultimamente vado con una certa frequenza a visite psicanalitiche.
Marta la rassicurò. Aveva vissuto per tanti anni nei paesi anglosassoni, dove aveva peraltro conosciuto suo marito, di origine scozzese. Di conseguenza, aveva sviluppato la mentalità aperta nordamericana che riteneva benefico frequentare lo studio di uno psicologo, psicanalista o psichiatra tanto quanto il farsi visitare da un gastroenterologo. Natalina le raccontò allora delle conclusioni alle quali era arrivata grazie al dottor Neri.
-Insomma, se i miei calcoli sono esatti, parecchi nostri concittadini e pure stranieri residenti in questa città gli devono fino alla pelle. Ma non soltanto...impossibile, almeno credo, che sia indegno...
-Ah, ho capito, ora ho capito tutto- disse Marta sorridendo. -Mio marito lo conosce.
-Che? Cielo...
-Sai che lavoro fa Wilson con la sua partita IVA. La ditta in questione è il suo cliente numero uno. Ma calma, calma, non dirò nulla a mio marito, se tu non lo desideri. Sappi però che Wilson non ne farebbe parola, è muto come una tomba.
-Si, ma non si tratta di questo. Non temo affatto l'indiscrezione del pastore. È solo che...
-...ti mette in imbarazzo il fatto che lo conosce.
-Esattamente. Devo però dimenticare quell'uomo. Non posso amare un fantasma che molto probabilmente non vedrò mai in vita mia. E neanche fosse poco, si trova ai gradini più alti della scala sociale. Figuriamoci se si interesserebbe a una donna insignificante come me. Mi snobberebbe di certo. Mia madre mi ritiene una fallita così come ritiene mio padre un fallito e dice sempre che a quelli come noi non può capitare mai nulla di buono.
-Allora, calma, una cosa alla volta- rispose Marta serenamente. -In primo luogo, non sei affatto una donna insignificante. Hai due lauree e sei una brava insegnante. E sei pure splendida con i bimbi della chiesa. Saresti perfetta anche in una primaria e in una scuola dell'infanzia.
Infatti, ogni quarta domenica, Natalina svolgeva il compito di baby-sitter comunitaria, per permettere a madri e padri di seguire la funzione senza distrazione per lo meno una volta al mese.
-Tua mamma, lasciala stare. Non prendere per oro colato questi suoi discorsi. C'è da pregare pure per lei e per tuo padre. Venendo poi al biglietto da visita che fa le prime impressioni, anche se non hai l'aspetto di una super modella o di una movie star, sei proprio carina, davvero. E ti sai tenere bene anche potendo spendere poco. Secondo, mai dire mai. Terzo, e lo so per certo, lui non è affatto uno snob. Tutt'altro, da quel che mi racconta Wilson e l'ultima cosa che guarderebbe in una donna è proprio lo status.
-Santo cielo, Marta, come ho fatto a dimenticarmene! Quindi mi confermeresti che non è sposato e nemmeno fidanzato? Come ha potuto sfuggirmi un simile dubbio?
-In un caso del genere, così peculiare, può succedere, ma l'importante è ricordarsene a tempo debito. Comunque confermo, confermo. È pure uno dei rarissimi casi in questa città, il classico di altri tempi millenari a quarant'anni vergine.
-Santo cielo...il mio sogno...però non posso illudermi comunque...sognare è troppo pericoloso. Diventa sempre più pericoloso per la salute mentale a ogni anno che passa. Di questi tempo, poi...
-Calma, calma. La regola del non precipitarti resta valida.
-Se solo penso che debbo al dottor Grassini, se caso mai lui dovesse vedermi, di non apparirgli quasi a brandelli...sai, zia Mina non potrà tornare a casa prima di lunedì e quindi non può essermi d'aiuto.
-Non se ne accorgerebbe nemmeno, credimi, pure che ti vedesse coperta di stracci, il che ovviamente non è affatto il tuo caso. Ma quanto al regalo inaspettato che per...il resto...sei sicura che si tratti proprio di questo dottor Grassini?
-Il mio collega Pietro non avrebbe alcun dubbio. Ma Marta, come dicevo, non posso illudermi.
-Cerca di distrarti il più possibile. Pensa ad altro.
-È quanto farei. Ma sai com'è, fino a fine eventi sarà proprio dura. Praticamente, la mia scuola e non soltanto la mia, starà di casa proprio lì dove non dovrebbe...
-Capisco, capisco. Ma tranquilla, pregherò per te. E quale che sia la risposta, sappi che dall'alto sarà sempre quella corretta.

*Allusione in forma parodica a Donne sull'orlo di una crisi di nervi di Pedro Almodovar, 1988

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