Le Avventure del Principe Faunet
Questo racconto è stato scritto per partecipare a The Neverending Contest n°143 S3-P9-I3 di @storychain sulla base delle indicazioni di @kork75
Tema: Fragole
Ambientazione: Bosco
Le avventure del principe Faunet
C’era una volta, in una terra lontana lontana, un popolo di minuscole creature simili a folletti che vivevano in un bosco incantato. Il loro regno sorgeva ai piedi di una quercia secolare e la loro piccola città si estendeva tutto attorno alle sue nodose radici, che emergevano dal terreno alte e possenti proteggendo i piccoli abitanti.
Il re e la regina avevano un solo figlio, un principino curioso e vivace che si chiamava Faunet e che si divertiva molto a esplorare in lungo e in largo la città dei folletti. Il principe Faunet, però, avrebbe tanto voluto esplorare anche il mondo all’esterno delle alte radici della grande quercia che li proteggeva, ma i genitori erano assolutamente contrari e peraltro era anche vietato per legge: solo gli scavezzacollo e i reietti uscivano dal regno, per non farvi mai più ritorno. Esistevano delle storie, sussurrate a mezza voce per le strade, di un tempo lontano in cui si poteva andar fuori senza alcun limite, fin quando non accadde la "Grande Tragedia". Cosa fosse successo in realtà, lo sapevano in pochi: solo i più anziani e i saggi della corte, ma nessuno era disposto a raccontargli niente.
Faunet aveva provato molte volte a parlare col re e la regina perché potesse fare almeno una passeggiata lì attorno alla città, ma non volevano saperne: chi era uscito dalla quercia per compiere missioni speciali e segrete per conto del re, aveva poi fatto ritorno raccontando di orribili pericoli, mostri mangia-folletti e giganti spaventosi: un vero incubo! Mai e poi mai i suoi genitori avrebbero quindi potuto inviare il loro unico figlio al di fuori delle mura della città.
Il piccolo principe, però, non si arrendeva: quando guardava verso il cielo scorgeva creature magnifiche dotate di ali trasparenti, o di ali colorate, o multiple, che svolazzavano felici; a volte scorgeva grandi animali passare vicino alla città e invidiava i raccoglitori, sudditi coraggiosi che si recavano alla ricerca del morbido pelo di quegli animali di passaggio per farne cuscini e coperte per l’inverno. Quando dalla quercia cadevano piume di uccelli Faunet sognava di poterle usare per cavalcare il vento e volar via di lì.
Un giorno, mentre passeggiava vicino alle radici di quercia che delimitavano la città, iniziarono a cadere grosse gocce di pioggia. Era troppo lontano da casa per rientrare a casa di corsa, per cui decise di ripararsi sotto le foglie di una felce, in cima a una grossa pietra lì vicino. Mentre guardava la pioggia venir giù dal cielo, vide cadere una di quelle grandi creature dalle belle ali colorate. Era in difficoltà: ogni goccia le inzuppava le ali impedendole di riprendere il volo. Faunet, allora, vincendo il timore per quell’essere sconosciuto, corse fuori dal suo rifugio per salvarla. “Vieni!” le disse, “corri a ripararti con me sotto la felce!” la invitò tirandola per le ali verso la pietra. “Come ti chiami?” le chiese quando furono entrambi al sicuro. “Farfalla” rispose quella. “Le mie ali sono fradice! Morirò di certo! Non potrò più volare!” piangeva. “Ma no, vedrai: ti aiuterò io! Ecco, adesso ti asciughiamo per bene col mio mantello, poi quando smetterà di piovere ti porterò da mangiare e ti potrai riposare finchè non starai di nuovo bene. Tornerai a volare più bella di prima, signora Farfalla!” promise Faunet.
Il piccolo principe mantenne la promessa, e Farfalla divenne la sua amica segreta. Ogni giorno le portava quel che di più prezioso e sostanzioso riusciva a trovare, e lei recuperava le forze. Nel frattempo le chiedeva di raccontargli del mondo esterno e Farfalla gli parlava degli altri insetti e degli animali selvatici, dei fiori dal nettare succoso e dei piccoli frutti che il bosco offriva. Lo mise anche in guardia dai pericolosi mostri con molte zampe e molti occhi che tessevano tele pericolose e invisibili: chi vi restava appiccicato non si sarebbe mai più potuto liberare, diventando il pasto di quelle creature malvage.
Faunet era affascinato da quelle magnifiche storie e man mano che Farfalla recuperava le forze un’idea si faceva largo nella sua mente. Un giorno, quando lei era già quasi pronta a riprendere il proprio cammino, Faunet le chiese: “Pensi di potermi portare in volo fuori da qui?”. “Ci posso provare! Sali sul mio dorso, sdraiati bene e tieniti forte! Andiamo!”.
E così il piccolo Faunet realizzò il proprio sogno di uscire dalla piccola città fra le radici di quercia.
Ah! Quali meraviglie comparvero allora davanti al suo sguardo! Quel bosco immenso era fatto di migliaia di alberi enormi e maestosi. Dalle ali della farfalla scorgeva sotto di lui un brulicare di vita e di piante e di fiori colorati. Di tanto in tanto si fermavano sui più profumati, dove Farfalla allungava la piccola proboscide per succhiare il nettare. Ne dava sempre un po’ anche a Faunet: era buonissimo! Non aveva mai provato niente di così buono in tutta la sua vita! Mentre volavano, Farfalla gli fece vedere anche le tele dei ragni, dicendogli di stare sempre molto attento perché quelle erano pericolose trappole mortali, come poteva vedere da qualche insetto o altre farfalle che vi rimanevano intrappolate.
Un giorno Farfalla gli disse che dovevano separarsi, e Faunet continuò il suo viaggio a terra. Fece subito amicizia con una piccola cicala, che friniva felice di aver trovato un nuovo amico. “Sai Faunet,” gli disse un giorno la Cicala, “ho sentito dire a un grillo, una volta, di altre piccole creature come te.”
Era assurdo! pensava Faunet: non sapeva che esistessero altri come lui al di fuori della città fra le radici di quercia, era impossibile!
“E’ vero, invece!” ribadì la cicala, “vivono vicino alla grande radura di fragole, a sud del bosco. Se non ci credi perché non vai tu stesso a vedere?”. Così Faunet si mise in cammino alla ricerca della Radura di Fragole. Cammina, cammina, pensava fra sé che in effetti potevano essere forse alcuni dei suoi simili che in passato erano fuggiti dalla città e che adesso vivevano nel regno di questo Re Fragole. Magari quel re avrebbe accolto anche lui.
Mentre rimuginava su cosa avrebbe detto al re della radura per convincerlo a farlo restare, un profumo delizioso lo distolse dai suoi pensieri, portandolo a sollevare lo sguardo: sopra la sua testa, a fargli ombra fra bellissime foglie verdi e brillanti a forma di cuore, si nascondevano grossi e succosi frutti rossi punteggiati di piccoli semini gialli, che emanavano un odore paradisiaco, mai sentito eppure in qualche modo familiare. Mentre se ne stava col naso all’insù, lo superò di gran corsa un piccolo folletto in tutto simile a lui, che galoppava a gran velocità sul dorso di una grossa formica dalla testa rossa. “Hei tu! Chi sei? Dove corri? Aspetta!” gli gridava Faunet. Quando il folletto si accorse di lui, si fermò e lo guardò incuriosito. “Ci conosciamo?” gli chiese “No! Sono fuggito dalla città nella quercia e non sapevo ci fosse altra gente come me nel bosco”. “Ma certo che c’è” gli rispose ridendo quell’altro “Avanti, vieni con me, ti porto al villaggio. Io mi chiamo Norgel.” “Senti Norgel, sto cercando il re Fragole, so che la sua radura si trova qui vicino. Tu sai indicarmela?” “Re Fragole?!” chiese Norgel. “Non esiste alcun re nella radura! Vedi i grossi frutti succosi che crescono su queste piante tutto attorno a noi? Ecco: queste sono le fragole, e noi le usiamo per fare il distillato reale.”.
Norgel raccontò a Faunet che tanto tempo prima, quando lui era solo un neonato, il distillato reale veniva portato alla città di quercia direttamente dalla radura per nutrire i piccoli principini o per festeggiare tutti insieme nelle notti d’estate. Un giorno, però, lungo la strada per arrivare alla città, dei grossi ragni avevano fatto il nido e tessuto le loro tele catturando e divorando l’intera squadra di esploratori che stavano portando il carico di distillato alla città. Da quel momento in poi era stato impossibile passare di lì e non erano mai più potuti andare alla città di quercia, continuando ad abitare isolati nella radura.
“Ecco perché questo odore mi era familiare! Da piccolo devo aver bevuto anche io il distillato di fragole!”. Si disse Faunet. “Ho deciso, io riuscirò a riaprire la strada verso la città di quercia, o ne troverò un’altra!”. Fu in quel momento, mentre cavalcava insieme a Norgel la formica dalla testa rossa diretto alla città della radura di fragole, che il principe Faunet prese la decisione di liberare l’antica via del bosco dai ragni e tornare alla sua città portando di nuovo il succo delizioso di quel frutto rosso e profumato. Ebbero così inizio le Avventure del Principe Faunet.
Meraviglioso racconto (o favola) ora mi viene voglia di leggere altre avventure del principe Faunet. Saluti by @kork75
Avevo dimenticato di risponderti...Grazie! Chissà, magari un giorno proseguiranno!