[IT] SEASPIRACY - esiste la pesca sostenibile? | [EN] SEASPIRACY - is there sustainable fishing?

in Italy3 years ago (edited)

Versione italiana
Cari Steemian, oggi vorrei parlarvi di un documentario su Netflix che ho visto ieri sera e che mi ha colpito davvero tanto, se non sconvolto: Seaspiracy.

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Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Ho letto con interesse diversi post di @mikitaly in cui è stata trattata la questione del cambiamento climatico o della produzione di tecnologie sostenibili. Ho condiviso ed approvato diverse idee a riguardo, e sono contenta che in questa comunità se ne parli. Ed è per questo che vi voglio parlare di quello che ho visto ieri sera.

Seaspiracy è un documentario girato da Ali Tabrizi, un ragazzo più o meno della mia età, e come me con la passione per il mare e il desiderio di vivere in un mondo più ecosostenibile.
Ali, ama le creature marine, e spinto da questa passione, vuole cercare di rispondere a una domanda: è maggiore l'impatto che l'uomo ha sui mari con l'inquinamento, o l'attività di una baleniera?

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Foto di moritz320 da Pixabay

Delfini e balene con le loro esalazioni fertilizzano minuscole piante marine dette "fitoplanton", le quali generano l'80% dell'ossigeno che respiriamo e assorbono 4 volte di più di anidride carbonica rispetto alla foresta amazzonica. Converrete con me, che sono creature abbastanza importanti anche per la sopravvivenza del genere umano!

Ali comincia il suo viaggio a Taiji, una città del Giappone in cui annualmente vengono intrappolati e uccisi più di 700 delfini. Qui scopre che gli umani li uccidono perchè li reputano dei concorrenti nella attività della pesca, un'attività molto redditizia. Questa città del Giappone infatti è un polo per la pesca mondiale, in particolare è un polo per la commercializzazione del tonno, un settore da

42 miliardi di dollari l'anno.

Da questa scoperta, Ali comincia ad indagare anche sulla vendita delle pinne di squalo, un altro pesce che abbonda in questo stesso porto. Le pinne di squalo sono un piatto pregiatissimo in Oriente, ed è proprio da qui che Ali comincia a scavare a fondo sempre di più nel mondo della pesca.

In particolare scopre che la popolazione del tonno nei nostri oceani dal 1970 ad oggi si è ridotta fino al 3%. E gli squali non sono da meno. Alcune specie dal 1970 ad oggi si sono ridotte fino all’1%.

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Impressionante.

A tal proposito, un attivista per la salvaguardia degli squali afferma che: ”Non dobbiamo temere la presenza degli squali, ma dobbiamo temere l'assenza degli squali nell'oceano. Gli squali mantengono sani gli oceani, mantengono le risorse ittiche sane, gli ecosistemi vivi, le barriere coralline in salute. Se fossero spinnati (e pescati, aggiungo io) fino all'estinzione l'oceano diventerebbe una palude. E chi sarà il prossimo a morire? Noi.”

Ecco, questa frase mi ha fatto riflettere parecchio. E con questa frase anche i dati che emergono dall'indagine di Ali.
Per farvi un esempio:
A partire dagli anni ‘50 gli uccelli marini si sono ridotti del 70%, perché essi pescano i pesci piccoli che vengono portati in superficie dai grossi predatori come gli squali.
Nel mondo in media, gli squali uccidono 10 persone all’anno. Noi con la pesca ne uccidiamo dagli 11.000 ai 30.000 squali all’ora. E quasi la metà di questi è vittima della pesca accessoria.

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Esattamente: la pesca accessoria ovvero la pesca di pesci e animali marini che rimangono intrappolati nelle reti e che non sono destinati al commercio, è pari al 40% del pescato. I pesci pescati “per sbaglio” vengono ributtati in mare, ma la maggior parte è già morta.

Ed è a questo punto che emerge una tragica verità, la vera natura della pesca industriale, che con i suoi mezzi sta distruggendo tutto a grande velocità, fino a 5 milioni di pesci uccisi al minuto.

Inoltre, la maggior parte della plastica nel mare è costituita da reti e attrezzature da pesca, le quali vengono semplicemente abbandonate dai pescherecci in mare. Queste risultano delle trappole mortali per gli abitanti dei nostri oceani.

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Foto di A_Different_Perspective da Pixabay

Perché le campagne contro la plastica non parlano della pesca?
Interessi economici. Purtroppo è tutto regolato da questo. Enti che dovrebbero salvaguardare la pesca sostenibile nei mari, in realtà sono collusi con interessi economici nella pesca industriale.

Ma esiste davvero un modo per fare pesca industriale sostenibile?
La risposta che è emersa da questa indagine, purtroppo è no.
Se la pesca a livello industriale continuerà ad essere effettuata con questi ritmi, siamo destinati a spopolare i nostri oceani.
La cosa più preoccupante sono i metodi in cui viene effettuata questa pesca, in particolare la pesca a strascico. Questa infatti determina un raschiamento totale del fondo dell'oceano, a una cattura totale dei pesci e a un “disboscamento” del suolo marino. Laddove c’era flora e fauna marina, dopo un passaggio di un peschereccio che effettua pesca a strascico rimane solo il deserto.

Proiezioni dicono che se il ritmo del pescaggio continuerà ad essere questo, entro il 2048 i nostri mari saranno pressoché vuoti.

E allora mi chiedo, come abbiamo fatto in 50 anni a distruggere la nostra casa, il pianeta Terra, a spopolarlo di animali marini e terrestri, a distruggere foreste ed interi ecosistemi. La mia personale opinione, è che tutto ciò è il risultato del desiderio dell’uomo di avere disponibile tutto quello che egli desidera, comodamente sotto casa a portata di mano. E non importa se quello che desideri comprare e mangiare arriva dalla parte opposta del mondo, è importante averlo, gustarlo, vantarsi di poterlo comprare possibilmente a poco prezzo.

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Foto di Senjin Pojskić da Pixabay

Forse il mio giudizio è troppo netto, forse sono troppo estremista.

Io credo che l’unico potere che ci sia davvero rimasto è il potere di acquisto, ovvero la nostra domanda che influisce i mercati. E se questo è l’unico potere di cui disponiamo, beh, io cercherò di dirottarlo verso un’economia più sostenibile, più locale, che premia il piccolo agricoltore, il piccolo allevatore.

La strada è lunga, perchè la nostra vita è permeata in ogni suo ambito dalla dipendenza di merci che arrivano dalle grandi multinazionali. Ma il mio primo piccolo passo è di provarci, di provare a dare un futuro a questo pianeta e alla nostra stessa vita.

Avete guardato Seaspiracy? Cosa ne pensate?

English version
Dear Steemian, today I would like to talk to you about a documentary on Netflix that I watched last night and that really impressed me, if not shocked me: Seaspiracy.

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Photo by Dimitris Vetsikas from Pixabay

I have read with interest several posts by @mikitaly in which the issue of climate change or the production of sustainable technologies has been addressed. I've shared and approved several ideas about it, and I'm glad it's being talked about in this community. And that's why I want to tell you about what I saw last night.

Seaspiracy is a documentary filmed by Ali Tabrizi, a guy about my age, and like me with a passion for the sea and a desire to live in a more sustainable world.
Ali, who loves sea creatures, and driven by this passion, wants to try to answer a question: is the impact that man has on the seas through pollution greater than the activity of a whaler?


Photo by moritz320 from Pixabay

Dolphins and whales fertilise tiny marine plants called "phytoplantons" with their exhalations. These plants generate 80% of the oxygen we breathe and absorb 4 times more carbon dioxide than the Amazonian forest. You will agree with me that these creatures are also quite important for the survival of mankind!

Ali begins his journey in Taiji, a town in Japan where more than 700 dolphins are trapped and killed annually. Here he discovers that humans kill them because they see them as competitors in the lucrative business of fishing. This city in Japan is a hub for world fishing, and in particular for the marketing of tuna, a

42 billion dollars a year.

From this discovery, Ali also begins to investigate the sale of shark fins, another fish that abounds in this same port. Shark fins are a highly prized dish in the East, and it is from here that Ali begins to delve deeper and deeper into the world of fishing.

In particular, he discovers that the tuna population in our oceans has declined by up to 3% since 1970. And sharks are no different. Some species have been reduced by up to 1% since 1970.

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Impressive.

In this regard, a shark conservation activist says that: "We should not fear the presence of sharks, but we should fear the absence of sharks in the ocean. Sharks keep the oceans healthy, keep fisheries healthy, ecosystems alive, coral reefs healthy. If they were pushed (and fished, I might add) to extinction, the ocean would become a swamp. And who will be the next to die? Us."

Now that sentence made me think a lot. And with it, the data that emerged from Ali's survey.
To give you an example:
Since the 1950s, seabirds have declined by 70% because they catch the small fish that are brought to the surface by large predators such as sharks.
On average, sharks kill 10 people a year worldwide. We kill 11,000 to 30,000 sharks per hour through fishing. And almost half of these are victims of bycatch.

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That's right: bycatch - fish and marine animals that get caught in nets and are not traded - accounts for 40% of the catch. The fish caught 'by mistake' are thrown back into the sea, but most of them are already dead.

It is at this point that a tragic truth emerges, the true nature of industrial fishing, which by its means is destroying everything at great speed, up to 5 million fish killed per minute.

Moreover, most of the plastic in the sea is made up of nets and fishing gear, which are simply abandoned by fishing boats at sea. These are deadly traps for the inhabitants of our oceans.


Photo by A_Different_Perspective from Pixabay

Why don't anti-plastic campaigns talk about fishing?
Economic interests. Unfortunately this is what it's all about. Bodies that are supposed to safeguard sustainable fishing in the seas are actually colluding with economic interests in industrial fishing.

But is there really a way to do sustainable industrial fishing?
The answer that has emerged from this survey is unfortunately no.
If industrial fishing continues at this rate, we are destined to depopulate our oceans.
Most worrying are the methods in which this fishing is carried out, particularly bottom trawling. This results in a total scraping of the ocean floor, a total capture of fish and a 'deforestation' of the seabed. Where there used to be marine flora and fauna, after a trawler passes by, only desert remains.

Projections say that if the rate of fishing continues at this rate, our seas will be almost empty by 2048.

So I ask myself, how have we managed in 50 years to destroy our home, planet Earth, to depopulate it of marine and terrestrial animals, to destroy forests and entire ecosystems. My personal opinion is that all this is the result of man's desire to have everything he wants available in the comfort of his own home at his fingertips. And it doesn't matter if what you want to buy and eat comes from the other side of the world, it is important to have it, to enjoy it, to boast of being able to buy it as cheaply as possible.


Photo by Senjin Pojskić from Pixabay

Maybe my judgement is too sharp, maybe I am too extreme.

I believe that the only power we really have left is purchasing power, that is, our demand influencing markets. And if this is the only power we have, well, I will try to divert it towards a more sustainable, more local economy, which rewards the small farmer, the small breeder.

The road is long, because our life is permeated in every sphere by the dependence of goods coming from the big multinationals. But my first small step is to try, to try to give a future to this planet and to our own lives.

Have you watched Seaspiracy? What do you think about it?

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Bel post, brava @lyra-b hai trovato un argomento che ci deve far riflettere molto

 3 years ago 

grazie @camlock! mi ha colpito molto il documentario e l'argomento, se hai modo prova a guardarlo e poi fammi sapere cosa ne pensi!!

Complimenti .. con un po' di ritardo ma valgono lo stesso 😁.
Un post molto bello e scritto veramente bene. Ci hai messo anche un pizzico di cuore e non guasta mai, anche io sono molto sensibile a questi temi.. Brava.👍👍

 3 years ago 

Grazie di cuore!!! 🙂

dopo aver letto questo post verrebbe da spararsi.. comunque possiamo cambiare le cose e lo faremo. Intanto c’è un enorme possibilità per migliorare il nostro mondo. La transizione energetica dall’energia fossile a quella elettrica deve avvenire prima possibile e noi possiamo accelerare questo passaggio. Per il mare devo ancora capire dove possiamo fare qualcosa...
non avere più imbarcazioni che inquinano ovunque sarebbe il primo passo, ma qui non possiamo essere incisivi, ci vorrebbe un MUSK del mare.

 3 years ago 

Hai ragione Ste, ci vorrebbe un MUSK del mare. Ci sono diverse organizzazioni di resistenza come Seasheperd che cercano di contrastare la mattanza dei pesci nei nostri mari. Proverò ad approfondire l'argomento, e se trovo qualcosa di interessante lo scriverò! Grazie per i tuoi commenti che come sempre sono molto costruttivi!

This post has been upvoted by @steemcurator06, the account that curates The European Communities with the support of the Steem Community Curation Project.

girolamomarotta
Italy Country Representative 🇮🇹

@girolamomarotta post come questi alzano molto il livello qualitativo della comunità ITALY e della piattaforma di STEEMIT! Grazie di nuovo @lyra-b

Sì assolutamente, concordo. Complimenti @lyra-b!

 3 years ago 

Grazie a voi! Cerco di contribuire come posso. Finalmente ho trovato una piattaforma costruttiva, da cui si imparano moltissime cose. E per quello che posso, cerco di divulgare mie conoscenze e le mie piccole "scoperte".

Grazie Girolamo.... Avanti tutta! Hai ricostruito una bella comunity e noi stiamo facendo sempre meglio.

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