Diario mentale di un Umarell da scrivania #1

in Italy3 years ago

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È facile, dicevano.

Non ti preoccupare.

Sì vabbè ok, lo sappiamo anche noi che il cantiere non c’è e che i consigli non richiesti li puoi solo pensare, ma cosa ti aspettavi da figlio di una stampante 3D?

Niente, per carità, sia mai…sai la fortuna di nascere pensionati e potersi al massimo godere il surrogato sfigato dell’unica soddisfazione della terza età? Almeno i colleghi del calcio balilla hanno la vita davanti…io no, arrivo già al tramonto, il cantiere me lo sogno -al massimo la scrivania è quella del container dove fanno il caffè, forse è anche peggio- ho la bocca cucita e un monocolore imbarazzante.

Grazie, grazie mille.

Vogliamo aggiungere l’invidiabile destinazione che mi ha regalato il Natale 2020?

E altrimenti cosa mi sono messo a scrivere a fare, del resto.

Scrivere, oddio, una parola grossa.

Un pezzo unico con le mani dietro la schiena scrive solo col pensiero, del resto quello mi è rimasto e state certi che non lo mollo, tiè.

Un ufficetto a netta prevalenza femminile, tre mezze matte a tre scrivanie diverse, un discreto tanfo di povertà, gente che entra senza mai bussare, un sovrannumero di telefoni cellulari -evviva la salute- che suonano o vibrano o tutte e due, una malefica stampante (non 3D, non mi permetterei mai, nonostante tutto) che fa un rumore infernale anche quando non fa una fava, una serie di bestialità incomprensibili appese alle pareti, del cibo in un cestino di vimini insieme a un traboccare di cialde di caffè.

È un ufficio, fin qui tutto chiaro, e io sto su una scrivania, anche questo (purtroppo) fila.

E da un po' mi hanno pure messo a fare la guardia a un caspita di cactus, se non c'è del simbolismo in questo...

Se devo dire che cosa trattano qui dentro però ho una confusione da demenza senile.

O invece ho pure la demenza senile.

Non lo so, non lo so, non lo riesco a capire nonostante ci stia passando la vita, o quel che rimane.

Fossi all’ospizio senza la demenza almeno avrei potuto dire cosa fa chi ci lavora, qui no.

Non fatemi pensare quante belle disquisizioni avrei potuto fare ai margini di un bel cantiere polveroso, pieno di gente che lavora davvero, coi mattoni, costruisce, si sporca e suda, ha un progetto concreto da realizzare (beh, certo, molte scelte sono opinabili, ma altrimenti a cosa serve la presenza di noi Umarell, se non a raddrizzare il tiro e indirizzare correttamente i giovani lavoratori?).

E invece no, qui non si capisce una mazza di niente.

Ma non mi arrendo, col piffero.

Studio, le studio tutto il santo giorno queste qui e studio tutti quelli che entrano e blaterano e non bussano e che diamine!

Usano i computer, ogni tanto la stampante, parlano continuamente, spesso al telefono: fin qui ci sono.

Non vendono nulla però e non sembra nemmeno comprino, a parte qualche cianfrusaglia online ogni tanto, lamentandosi per il prezzo.

Poche, pochissime certezze, ma meglio del nulla assoluto.

Mi impegno, ce la devo fare, in qualche modo.

Raccolgo indizi, metto insieme osservazioni, magari qualcuno mi aiuta.

Per adesso chiudo qui, ho male alla sciatica a forza di stare in piedi, ma posso riposare solo la mente, per il fisico ahimè nessuna tregua.

Quanto vorrei vedere qualche elmetto giallo…

E comunque GRAZIE, stavolta senza sarcasmo, per aver avuto la pazienza di ascoltare un vecchio di plastica...

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 3 years ago 

Il tuo Umarell è fantastico...spero di leggerti ancora!

Grazie, mi fa molto piacere! Sì, l'intenzione è che torni, magari proprio di venerdì 😊

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