Anche lo strano ricorso della FIGC al Consiglio di Stato, contro l'obbligo imposto dal TAR alla procura federale, di consegnare ai legali della difesa la cosiddetta "Carta Covisoc", è stato respinto. Come era logico aspettarsi in uno stato di diritto, non esisteva alcuna grave pregiudiziale per sospendere il provvedimento emanato dal tribunale amministrativo del Lazio e nel pomeriggio di ieri Gravina e soci hanno dovuto incassare un ulteriore schiaffone dalla giustizia ordinaria.

Le sei pagine (inizialmente si era parlato di quindici) del carteggio avvenuto tra la Covisoc e il procuratore federale Giuseppe Chiné sono così state inviate ai legali dei due ricorrenti, Fabio Paratici e Federico Cherubini, e di conseguenza entrate nel possesso anche del pool di avvocati difensori della Juventus, che in queste ore le stanno setacciando parola per parola, scoprendo già alcune cose interessanti.

Singolare ancora una volta il fatto che il documento sia stato pubblicato, per sunto e conclusioni più o meno identiche, da quasi tutti i giornali specializzati, con in testa quello dal colore discutibile (scusate se non lo nomino, ma preferisco evitare le brutte parole all'interno dei miei post), già pochi minuti dopo la sua consegna da parte della FIGC agli avvocati in causa.

_{Il senatore Giulio Andreotti (a sinistra), in compagnia dell'ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. Public domain image}

L'ex Senatore, Giulio Andreotti, soleva ripetere che "a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina", ed anche in questo caso un paio di spunti di riflessione nascono spontanei: possibile che nel breve tempo intercorso dalla consegna del testo ai legali bianconeri alla pubblicazione dei primi articoli, i giornalisti in questione abbiano avuto il tempo di analizzare a fondo il contenuto, traendone tutti le stesse conclusioni?

Perché a ben vedere le cose, sembrerebbe quasi che il quotidiano sbiadito, di proprietà del presidente del Torino FC, Urbano Cairo, conoscesse già da tempo l'oggetto del contendere, e che avesse preparato per tempo una strategia da buttare in pasto all'opinione pubblica nel caso le cose si fossero messe male per i compagni di merende della FIGC. Insomma, più che un servizio giornalistico, la semplice riproposizione di una sorta di velina, passata a mo' di MinCulPop da chi siede più in alto.

Qualcuno obietterà che nessun giornale avrebbe potuto pubblicare il contenuto della lettera, nemmeno conoscendolo in anticipo, fin quando questa fosse stata coperta dal vincolo di segretezza posto da Chiné; cosa vera, a patto di dimenticarsi però come i principi deontologici del mestiere siano stati abbondantemente messi da parte nell'occasione della divulgazione di intercettazioni irrilevanti di colloqui tra dirigenti bianconeri e dei verbali degli interrogatori ancora secretati.

E così, gli strenui difensori del provvedimento che ha penalizzato la Juventus di quindici punti, ieri si sono potuti lustrare gli occhi a suon di considerazioni da mani avanti, che si affrettavano a spiegare a come nel documento in questione la Juventus non fosse mai menzionata e che quindi lo stesso dovesse essere considerato, come da tesi federale, irrilevante ai fini del procedimento.

Un "autogoal della difesa" è stata la locuzione più usata, sebbene non si capisca come aver esercitato un proprio diritto, pur su un qualcosa non in grado (secondo le tesi dei giornali) di sparigliare le carte, possa considerarsi in termini negativi. Ma siamo così certi che lo scambio di corrispondenza tra Chiné e la Covisoc non contenga proprio nulla di utile ai fini processuali?

Non proprio, dato che lo stesso documento è richiamato all'interno della sentenza della Corte d'Appello Federale che ha inflitto il provvedimento e che lo stesso è da considerarsi risposta ad un'altra lettera, inviata dalla Covisoc a Chiné per chiedere delucidazioni in materia plusvalenze. Ora occhio alle date, perché la cosiddetta Carta Covisoc è datata 14 aprile e se, come da interpretazione comune, la stessa segna in maniera informale una prima notizia di possibile apertura delle indagini, il tutto si sarebbe dovuto concludere entro il 14 luglio.

Ma non basta, perché tra lo scambio di carinerie in linguaggio formale, la carta contiene diversi riferimenti interessanti, come quello al sistema di plusvalenze fittizie del Chievo, punito all'epoca con "soli" 3 punti di penalizzazione. Cosa ha portato quindi la giustizia sportiva a quintuplicare la pena per la Signora?

Attendiamo fiduciosi lo sviluppo della questione, con la spiegazione nel dettaglio del contenuto di questa conversazione tra enti federali e di quelli precedenti, ma da quel che trapela nell'ambiente Juventus, la mossa dei legali bianconeri potrebbe rivelarsi più che un autogoal un vero e proprio tiro da tre punti. Anzi, da quindici.

Statemi bene, alla prossima!

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