Sul VAR e le anomalie statistiche - About VAR and statistical anomalies [Multilanguage]steemCreated with Sketch.

in Italy10 months ago (edited)

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Steindy (talk) 23:45, 26 November 2010 (UTC), CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

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DECISIONI AL LIMITE

Qualche tempo fa, all'epoca in cui di amministrare le sorti della Juventus si preoccupava l'ala umbertiana della famiglia Agnelli, per mezzo della Triade (Moggi, Giraudo e Bettega), i giornali sportivi diedero grande risalto ad una chiacchierata, intrattenuta a bordo campo e prima della partita, tra un arbitro esordiente, spedito a Torino a dirigere una partita della Signora, e i tre dirigenti sopracitati.

L'arbitro in questione si dimostrò emozionato per la sua prima esperienza con la Juventus e con una certa riverenza annunciò la propria gioia direttamente a Luciano Moggi. Il vecchio volpone, di fronte a questo spaesato ragazzino (se non erro non avrebbe mai fatto una grande carriera negli anni a venire), ascoltò tutto mostrando grande empatia, per poi congedarlo con una frase sibillina:

Speriamo possa essere la prima di una lunga serie...

Per fortuna del giovane arbitro la partita filò liscia come l'olio, ma le parole di Moggi sembrarono un tantino inopportune. Dietro quella speranza accennata si nascondeva un implicito invito a fischiare, nel dubbio, in favore della Juventus? L'ex direttore sportivo bianconero voleva lasciar intendere che una brutta prestazione avrebbe costretto la dirigenza bianconera a mettere il veto con i designatori per una sua futura nomina e quindi impattato negativamente in un eventuale proseguimento della carriera?

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Luciano Moggi (secondo da destra), insieme agli altri membri della dirigenza juventina nel 1997. Public domain image

Se non sapete cosa si intenda con l'assioma di "sudditanza psicologica" degli arbitri, tanto in voga qualche decennio orsono, l'esempio precedente ne è un ottimo sunto. L'episodio risale al periodo pre-calciopoli e quella di chiamare i designatori arbitrali per lamentarsi o richiedere determinate designazioni era prassi comune alle dirigenze di tutte le grandi squadre, come dimostrato nel processo penale svolto al Tribunale di Napoli e dalle centinaia di intercettazioni prodotte dalla difesa di Luciano Moggi.

In quel clima piuttosto teso, in cui, checché se ne sia detto, tutti erano colpevoli di inopportune ingerenze, commettere un errore contro una grande squadra, specialmente per un arbitro esordiente, poteva significare giocarsi anzitempo la carriera. E nei big match, nel dubbio, era sempre meglio favorire chi stava dietro in classifica (per chi non ricordasse come funzionavano le cose, ecco l'intercettazione telefonica tra l'allora presidente della FIGC, Franco Carraro, e il designatore arbitrale, Paolo Bergamo).

Da quel momento in poi, il clima è decisamente cambiato. Non del tutto in realtà, dato che sbagliare contro le grandi squadre, specialmente quelle dalla stampa più favorevole, può lo stesso costare carissimo in termini di punteggio ad un arbitro, ma se gli errori vengono commessi contro la Juventus, la situazione appare, rispetto a quegli anni, ribaltata: un direttore di gara che intenda fare carriera oggi deve in ogni modo cercare di non finire nel tritacarne della stampa e la via più saggia per evitare che ciò accada è, in caso di dubbi, evitare come la peste un eventuale fischio che favorisca i bianconeri.

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Public domain image

Quello che è successo sabato sera, nella partita tra Juventus e Verona, è sembrato un po' il culmine di una situazione che si trascina ormai da diversi anni, al pari dell'episodio dell'anno scorso visto sul finale di Juventus-Salernitana. I tifosi bianconeri, alla cui squadra del cuore viene ormai statisticamente annullato un goal ogni tre segnati, cominciano seriamente a pensare che il VAR sia stato inventato all'unico scopo di cercare un pretesto per andar contro Madama.

Qualcuno l'ha buttata sull'ironia, sottolineando come in fondo ad Allegri e i suoi sia andata anche bene, dato che il goal partita segnato da Cambiaso non ha fatto scattare il controllo ai monitor per il fallo commesso da Bonini in un Juve-Verona del 1986, ma al di là delle battute, numeri alla mano, sarebbe ora di porsi della domande su una situazione potenzialmente in grado di falsare, questa volta per davvero, interi campionati.

Nella speciale classifica delle correzioni VAR, prima dell'inizio di questo campionato, il saldo tra interventi contro e a favore delle grandi squadre era il seguente: Napoli +19 (41 a favore, 22 contro), Lazio +9 (37,28), Inter + 7 (33,26), Milan +3 (35,32), Roma - 1 (28,29). E la Juventus? Ultima con un impressionante -21, figlio di 23 interventi a favore e 44 contro. Un'anomalia statistica piuttosto singolare.

Annullare un goal per fuorigioco di un tacchetto, come capitato alla prima segnatura di Moise Kean, tanto più quando si tratta di un calciatore rivolto spalle alla porta, mentre corre verso il centro del campo e che quindi non trae alcun vantaggio da quei millimetri della scarpa oltre la linea, è talmente ridicolo da sembrare surreale.

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Il fuorigioco fischiato a Moise Kean, che ha comportato l'annullamento del primo goal bianconero nella partita tra Juventus-Verona. Immagine scattata da smartphone alla TV.

E' la regola, si dirà, e per quanto assurda va rispettata, ma ciò è vero fino ad un certo punto, dal momento in cui la scelta del frame di partenza del pallone, per ammissione degli stessi responsabili del VAR, può avere una tolleranza di circa mezzo secondo su quanto effettivamente successo in campo. Che in un caso come questo farebbe tutta la differenza del mondo, suggerendo di non intervenire in episodi così al limite.

Alla stessa maniera, punire grazie alle immagini del VAR una leggera sbracciata, un normale contatto di gioco, arrivando persino ad annullare un goal, senza poi accorgersi dell'ignobile sceneggiata del calciatore che ha ricevuto lo schiaffetto, sembra così strano da suscitare inevitabili sospetti. Se non l'avete ancora visto, giudicate da voi: ecco il LINK alla sceneggiata di Faraoni.

Sia chiaro, non credo, oggi come in passato, alla cattiva fede a prescindere degli arbitri, ma con il clima che si respira attualmente, i più inesperti evidentemente non se la sentono, anche in caso di minimo dubbio, di fischiare a favore della Juventus, onde evitare di essere pubblicamente crocefissi sui giornali. E' successo persino, con tanto di minacce di morte, a Daniele Orsato, il miglior arbitro italiano, per un mancato cartellino giallo in un Inter-Juventus di qualche anno fa. Figuratevi ad un poveretto come Feliciani.

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Kirill Venediktov, CC BY-SA 3.0 GFDL, da Wikimedia Commons

E se persino la moviola della rosea afferma che il secondo goal di Kean non era da annullare, per via della leggerezza del contatto tra i due calciatori, significa proprio che la realtà sta superando la fantasia. Per di più, lo stesso arbitro, pochi minuti più tardi, non ha punito un evidente fallo da rigore su Chiesa, che ha subito dapprima una sbracciata simile a quella che in precedenza aveva indotto ad annullare il goal bianconero, per poi essere nettamente colpito in area dal difensore. LINK alle immagini dell'episodio.

Chicca finale? La reazione dei giocatori del Verona dopo il goal subito, al novantasettesimo minuto, dalla loro squadra: uno scambio di insulti e improperi con il pubblico, che avrebbe dovuto portare da regolamento all'immediata espulsione di tutti i responsabili (LINK alle immagini). Il giudice sportivo esaminerà il caso o, come pare, l'Allianz Stadium è ormai un porto franco, dove ogni calciatore sa che tutto diventa lecito?

Ma a tutto questo, a parte la moviola semi-seria della rosea, come ha reagito il resto dell'informazione sportiva italiana? Come da copione, facendo sfogare gli ultras con il tesserino da giornalista che riempiono le redazioni, andando ad invocare la mancata espulsione di Gatti per un presunto pugno rifilato a Djuric, in modo da coprire tutto il resto. Questo è il contatto incriminato, davvero si può parlare di cartellino rosso? E davvero questo è ancora calcio? Giudicate voi.

Statemi bene, alla prossima!

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