SteeMistery - Il villaggio svanito nel nulla - The vanished village [MULTILANGUAGE]
Immagine realizzata con Freepik Pikaso AI Image Generator
Angikuni Lake, estremo nord del Canada, 1930 |
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Joe Labelle è un cacciatore e mercante di pellicce che frequenta spesso per affari il territorio occupato dagli Inuit. Con la popolazione locale mantiene ottimi rapporti e uno dei suoi villaggi preferiti è senz'altro quello di Angikuni Lake, presso il quale è intenzionato a chiedere ospitalità durante un viaggio compiuto a novembre del 1930.
Lo spostamento richiede più tempo del previsto e ad una certa ora decide di accamparsi e di far riposare i cani che trainano la sua slitta. Prepara il rifugio per la notte, nutre i preziosi animali a dovere e mangia qualcosa, riscaldando il cibo accanto al fuoco acceso sulla legna asciutta, trasportata come sempre insieme alla mercanzia da scambiare con le pelli degli Inuit.
Il cielo è fortunatamente limpido, ma all'improvviso la serenità della notte viene squarciata da un insolito bagliore. Dall'intensità e dal colore delle luci, Joe riconosce subito che non si tratta di aurora boreale, ma di qualcosa di inedito, per di più accaduto apparentemente proprio nella direzione in cui si sarebbe dovuto recare il giorno dopo.
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Subito non dà troppo peso a quanto accaduto, termina la cena, si ripara insieme ai cani per la notte e il giorno dopo si rimette in marcia, euforico per la nuova visita agli amici Inuit e per gli affari che prospetta di fare. Tuttavia, il suo entusiasmo è destinato a calare sempre di più, man mano che i metri di distanza dal villaggio di Angikuni Lake diminuiscono.
Joe si accorge da subito dell'assenza totale di movimenti. In giro non ci sono adulti, non vede bambini giocare e nemmeno i cani, la cui attività è di solito la prima ad essere notata. Inizia a chiamare il capo villaggio ad alta voce, ripetendo lo stesso gesto nei confronti di altri membri, sempre senza ottenere risposta.
Prova allora a sbirciare dentro le tende e la sua sensazione iniziale si trasforma ben presto in un'amara certezza: gli Inuit non c'erano più. Joe pensa subito alla spiegazione più logica, sospettando che gli abitanti del villaggio avessero deciso, per qualche inspiegabile motivo, di trasferirsi in massa, lasciando lì tutte le loro cose.
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Tuttavia, ad uno sguardo più attento quell'ipotesi perde completamente di credibilità. Su alcuni bracieri trova ancora resti di cibo, così come oggetti utilizzati quotidianamente dai locali, fondamentali per la sopravvivenza da quelle parti, perfettamente sistemati nei rispettivi alloggiamenti.
Deduce che il villaggio debba essere stato abbandonato all'improvviso, ma si ritiene piuttosto certo che nessuna catastrofe naturale sia occorsa da quelle parti nell'ultimo periodo. Esclude l'ipotesi di un attacco da parte di qualche animale feroce, che non avrebbe potuto di certo sterminare un intero villaggio, ma si mette ugualmente alla ricerca di eventuali tracce che possano avvalorare questa tesi.
Quello che scopre tuttavia è, se possibile ancora più agghiacciante: i resti di numerosi cani da slitta, sui quali non sembrano comparire tracce di aggressione e che deduce debbano essere morti di stenti. Conosce bene gli Inuit ed è certo che non avrebbero mai abbandonato il loro cani, nemmeno di fronte ad un imminente pericolo.
Internet Archive Book Images, No restrictions, da Wikimedia Commons
Non basta, perché continuando a camminare per il piccolo villaggio, si accorge che anche le tombe del cimitero posto ai suoi confini sono state svuotate, sebbene il tutto fosse avvenuto in maniera estremamente ordinata, senza segni di scavi o di un eventuale azione animale.
Si ricorda all'improvviso del bagliore della sera precedente e di alcuni racconti, fatti dagli Inuit stessi, sugli spiriti torngarsuk, capaci di "rapire" le persone per punizione o per spostarle nella "terra dell'abbondanza", ma prima di abbandonarsi alle leggende ritiene utile che anche la polizia indaghi sulla vicenda.
Joe si precipita così all'ufficio telegrafico più vicino, per avvisare così la North-West Mounted Police, la polizia statale canadese, che pur aprendo un'indagine in tempi rapidi non riuscirà mai a trovare nessuna delle persone scomparse della zona.
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La storia appare per la prima volta alcuni giorni dopo, nell'edizione del 27 novembre del 1930 di un quotidiano della Virginia, il Danville Bee, a firma del giornalista Emmett E. Kelleher, e viene ripresa soltanto nel 1959, nel libro Stranger than Science del famoso scrittore americano Frank Edwards.
Bisogna davvero credere ad un intervento sovrannaturale o, come suggerito da Nigel Blundell, nel suo The World's Greatest UFO Mysteries, uno dei volumi più noti del settore, prendere addirittura in considerazione l'ipotesi di un'abduzione aliena?
La polizia canadese bolla oggi ufficialmente la vicenda come "leggenda metropolitana", frutto dei racconti "troppo fantasiosi" di Joe Labelle, ma non sono in pochi a considerare frettolosa e superficiale questa valutazione. In fondo, le stesse comunità Inuit ancora oggi tramandano la storia di Angikuni Lake di generazione in generazione, ritenendola un mistero irrisolto.
Statemi bene, alla prossima!
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Parlando di extraterrestri, penso che siano tra noi ormai da molti anni, molti dei brutti eventi sono attribuiti a loro, ma questi eventi sono più di natura umana secondo quello che ho letto.
Uomo, il male umano è sempre esistito, NON credo che scomparirà mai, la cosa buona è che le persone buone NON consentono l'accesso a questi e rilevano immediatamente il male.
Purtroppo è vero, siamo in un periodo in cui il male generalizzato è particolarmente presente ovunque. Ma il destino del male è sempre quello di soccombere, prima o poi. Buona giornata!