Spostare indietro le lancette [#steemexclusive]

in Italy3 years ago (edited)

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Miniatura realizzata sul sito www.canva.com
Cristiano Ronaldo, Photo by Anton Zaitsev, derivative work: WikiGusta, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons
Dusan Vlahovic, Photo by Dariuzzdigambassi, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons


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Il 16 luglio 2018, dopo una trattativa di calciomercato bollata inizialmente come fantasiosa, ma capace via via di trasformarsi in qualcosa di sempre più credibile fino alla sua effettiva concretizzazione, Cristiano Ronaldo diventava ufficialmente un nuovo giocatore della Juventus. Un affare da oltre cento milioni, per un giocatore che aveva già compiuto trentatré anni, ma ancora in grado di essere considerato il migliore del mondo, e di far sognare una tifoseria intera.

L'entusiasmo degli appassionati bianconeri in quei giorni era palpabile, tanto da potersi quasi toccare con mano: con l'uomo in grado di vincere da solo le partite, nemico di mille battaglie, ma ora dalla loro parte, finalmente il sogno Champions League sembrava destinato a diventare realtà o quantomeno ad elevare la Vecchia Signora al livello delle favorite.

Tra il dire e il fare però, passano tutte le acque salate del globo, e le cose non andarono nel verso sperato: la tattiche scellerate di Allegri, nei momenti decisivi della competizione, buttarono alle ortiche la splendida rimonta ottenuta contro l'Atletico Madrid negli ottavi e la strada spianata verso una probabile finale (di certo quella Juve era più forte di Ajax e Tottenham), spegnendo lentamente l'entusiasmo di CR7.

Come dimostrano anche questi primi mesi trascorsi al Manchester United, il campione portoghese, per esprimersi al meglio, ha bisogno di mantenere alto il livello di fiducia nella squadra. In altre parole, se sente di giocare in mezzo a compagni alla sua altezza, butta cuore e anima in campo, altrimenti comincia lentamente a deprimersi e, pur rimanendo un fenomeno dotato di grandi colpi, forse inconsciamente a impegnarsi sempre di meno.

L'entusiasmo e la fiducia in un progetto sono la chiave di tutto, e questo sembra averlo capito anche John Elkann, definito dalla stampa come l'input decisivo dal quale è partita la trattativa per Dusan Vlahovic. Con questo colpo, il rampollo della famiglia Agnelli ha voluto riportare le lancette dell'orologio indietro di tre anni e mezzo, e anche la scelta del numero di maglia, durante la presentazione del calciatore con l'acronimo DV7, onde riportare volutamente alla memoria i tempi del fuoriclasse di Madeira, non sembrano affatto casuali.

Il messaggio che si nasconde dietro a questa scelta è duplice, ed indirizzato ai tifosi e allo stesso Ronaldo: i giocatori passano, la Juve resta. A differenza di quanto accade in altre piazze italiane, a Torino nessun calciatore, per quanto grande e fenomenale sia, diventerà mai più importante della maglia stessa. Dopo CR7, ecco quindi DV7; dopo di lui, ce ne sarà un altro, e un altro ancora.

Che questi giorni assomiglino parecchio a quelli dell'arrivo di Ronaldo, lo si nota anche dal livello di fiducia registrato intorno alla squadra da parte dei tifosi. Buona parte dei ventimila biglietti a disposizione per la partita con il Verona, che dovrebbe fa registrare l'esordio di Vlahovic in maglia bianconera, sono già stati venduti; forse può sembrare scontato, ma nelle ultime uscite quasi mai il pubblico dell'Allianz Stadium ha superato le quindicimila unità.

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Photo by ReadyElements, free to use (Pixabay)

Di certo, senza altri interventi sul mercato, nemmeno Vlahovic potrà fare miracoli. La Juve avrà verosimilmente dalla sua qualche chance in più di centrare il quarto posto, ma non sarà la punta serba l'innesto in grado di recuperare da solo il gap fatto registrare nei confronti dell'Inter. A Torino lo sanno bene e la scelta appare più orientata verso una programmazione a medio termine, che lasci comprendere ai tifosi come la proprietà non si trovi, contrariamente a quanto pensato, ancora allo sbando.

Le similitudini con i giorni di CR7 sono proseguite anche sulla carta stampata, dove il livello di "rosicamento" è tornato in molti casi vicino a quello del 2018. I più ingenui si chiedono da dove arrivino i soldi capaci di fare realizzare l'operazione, dimenticando come John Elkann si trovi a capo di una delle prime dieci aziende nel mondo e che il concetto di fair play finanziario, per volere della tanto cara UEFA, ormai non conti più nulla.

Altri, non trovando nulla a cui aggrapparsi, si stanno scagliando contro chi ha permesso il viaggio verso Torino del calciatore, in quanto sospettato di positività al test diagnostico per il covid-19, come se un ritardo di un paio di giorni nella presentazione avrebbe cambiato qualcosa nell'economia della storia.

Va bene così, la polemica è parte del divertimento di questo mondo, ma permettetemi un suggerimento: godiamoci tutti questo finale di stagione, ormai piuttosto indirizzata, senza sprecare troppe energie, che sarà saggio conservare per un prossimo futuro, quando magari le situazioni cambieranno e torneremo ad averne bisogno.



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