Racconto delle feste: 2050, l'ultima sfida - Parte I [#steemexclusive]

in Italy3 years ago (edited)

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Il seguente racconto in più parti è un'opera di fantasia, destinata all'intrattenimento. Nomi, personaggi e accadimenti sono prodotti dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in maniera fittizia. Ogni somiglianza a eventi, luoghi o persone reali, vive o decedute, è del tutto casuale.

Parte I

"Questo è il rapporto che mi ha chiesto, presidente! Come può vedere, la popolarità del calcio è ormai ai minimi termini, le nuove generazioni preferiscono di gran lunga passare due ore davanti alla Playstation, piuttosto che subire passivamente le immagini di una partita di calcio, peraltro interpretata da giocatori non sempre eccezionali da un punto di vista tecnico..."
Il presidente della FIGC, Michele Gabrina era ben a conoscenza di come, quello che un tempo veniva considerato lo sport con la palla più famoso del mondo, fosse ormai ridotto, a metà del ventunesimo secolo, semplicemente ad intrattenimento per pochi intimi.

Gli stadi risultavano fatiscenti, spesso vuoti e silenziosi, popolati da annoiati tifosi per lo più avanti con gli anni, o da ragazzini in gita scolastica. Recarsi allo stadio era diventato, per i più giovani, paragonabile a visitare un museo: i più "secchioni" analizzavano con interesse quel fenomeno sociale, non riuscendo a comprendere come i loro antenati potessero divertirsi in un ambiente simile, mentre la maggior parte occupava il tempo della partita a bere, mangiare, scattare selfie e mandare messaggi agli amici, piuttosto che ad assistere allo spettacolo sportivo.

Tuttavia, quello che l'orgoglio di Gabrina non poteva sopportare, era che si mettesse in dubbio la qualità del campionato da lui amministrato. Anche se il calcio sembrava ormai fuori moda, secondo il presidente della federazione italiana, il campionato tricolore doveva comunque considerarsi il più interessante del mondo. Appena il suo assistente smise di riferirgli le novità, l'uomo non riuscì a trattenere uno scatto di ira e sbattendo i pugni sul tavolo si alzò di scatto:

"Andiamo, Monaco! Ma se quest'anno tutti i migliori allenatori sono tornati da noi! E che dire poi delle punte di diamante delle migliori squadre della classifica? Quanti club d'Europa possono vantare, ad esempio, un attaccante del calibro di Edin Lucertola? E che dire poi di Argenzio Demidovich o Paolo Di Palla? Lo sa che l'altra settimana, in un incontro con gli altri presidenti di federazione, tutti mi hanno fatto i complimenti per come giocano le nostre rappresentanti?"

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Paolo Monaco, il braccio destro del presidente, lo guardava timidamente, evitando di replicare. Avrebbe voluto spiegargli come i giocatori da lui citati si trovassero ormai sulla soglia dei cinquant'anni e come tutte le federazioni europee considerassero le squadre italiane alla stregua di pugilistici sparring partner, ma sapeva che quando il numero uno del calcio italiano veniva colto da delirio di onnipotenza, non esistevano argomenti utili a farlo ritornare in fretta sulla Terra.

"Tuttavia, presidente, sa meglio di me che gli indici di ascolto sono in netto calo. Da dieci anni nessuna TV è più interessata a trasmettere le partite della Serie A e se il trend negativo continuerà, temo che al termine della stagione perderemo pure il contratto con le emittenti radio". Gabrina si passò le mani tra i capelli, staccando di qualche centimetro la parrucca bionda. "Pensa, Michele, pensa! Come possiamo risolvere questa situazione?" si ripeteva parlottando tra sé, mentre il telefono della sala riunioni cominciò a trillare.

Monaco fece cenno ad una solerte segretaria di uscire dalla stanza, e dopo essersi prodigato in alcuni blandi convenevoli, richiamò con gentilezza l'attenzione del suo superiore: "Presidente, Gino Pagliola vorrebbe conferire con lei."
Gabrina alzò lo sguardo, provando a negarsi con ampi movimenti della testa, ma l'insistenza di Monaco lo convinse a prendere in mano la cornetta. Dall'altro lato era in attesa il pizzaiolo più famoso d'Italia, nonché unico sponsor del campionato: la scritta "Pizzeria Paiola" compariva in rosso su tutte le divise ufficiali delle trentadue squadre di Serie A, componendo, a mo' di calligramma, una gigantesca pizza proprio al centro delle stesse.

"Gino, carissimo, cosa posso fare per te?"
Gabrina provò a fingere entusiasmo, ma in quel momento la voce di Paiola coincideva con l'ultima che avrebbe voluto ascoltare. Immaginava già il motivo della chiamata, ed era rassegnato a sentirsi comunicare, da un momento all'altro, che la sua azienda avrebbe ritirato le sponsorizzazioni per il prossimo anno. Si era intestardito di poter salvare un movimento dal passato nobile, ma d'un tratto si sentì pervaso da una pacifica rassegnazione.

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"Smettete di piangere, tu e quell'altro abbaino che ti porti appresso," attaccò Paiola con voce allegra, leggermente influenzata da un accento del nord Europa, "E' ora di risollevare questa campionato."
Il presidente della Figc divenne attento di colpo: possibile che il pizzaiolo, conosciuto nel mondo della finanza come uno squalo senza scrupoli, avesse deciso di investire ancora più denaro in un prodotto scadente come la Serie A?

"Beh, Gino... Io ti ringrazio," rispose sollevato Gabrina, "effettivamente il nostro torneo necessiterebbe di un po' di liquidità per..."
"Macché liquidità e liquidità," lo interruppe Paiola, "al massimo di liquido posso darvi un altro po' di pomodoro. L'altra sera, mentre controllavo lo stato di cottura di una pizza, devo aver infilato la testa un po' troppo all'interno del forno e in quello stato di piacevole calore, mentre le mie guance si arrossavano a dismisura, ho avuto una clamorosa idea: non sono i giocatori a non andare bene, ma la formula del campionato!"

"Cosa intendi dire, Gino?" lo incalzò Gabrina dopo un attimo di silenzio, mentre con la mano libera stava indicando all'assistente i sospetti di pazzia nutriti nei confronti del proprio interlocutore, "le trentadue squadre incarnano ormai una formula collaudata da almeno vent'anni, e se toccassimo anche questo aspetto esiste il forte rischio di perdere per strada gli ultimi tifosi rimasti."

Monaco annuiva convintamente, come spesso gli capitava di fare ad ogni frase pronunciata dal suo capo, mentre dall'altra parte del filo Paiola stava riattaccando a parlare:
"Senti, mister, facciamola breve: raduna le prime otto squadre del campionato e dà loro appuntamento tra una settimana, allo stadio Olimpico. La gente vuole solo grandi emozioni, no? E noi gliele daremo!

Gabrina provò a replicare, accorgendosi tuttavia che Paiola lo aveva già abbandonato. Radunare le prime otto squadre della classifica, in pieno periodo di feste natalizie? Una follia, ma se quello era l'unico metodo per salvare il campionato, avrebbe dovuto provarci.

Fine prima parte


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Ottimo amico e pubblicazione interessante, un'epoca non lontana dalla realtà. Dove i bambini imparano il calcio solo grazie al Play e non li giocano nella vita reale. Molto interessante aspetterò il secondo capitolo per vedere se riuniranno le 8 migliori squadre per salvare il campionato.

Grazie amico, sei molto gentile. Con il calcio fermo proviamo a riempire le pagine con qualcosa di diverso 😄

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