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Gino e Pina sono due agricoltori. Gino vende le pere più buone della zona, mentre Pina produce delle mele famose in tutta la vallata. A Gino piacciono le mele di Pina e, allo stesso modo, Pina adora le pere vendute da Gino. Ogni mese i due comprano dall'altro, per rivenderlo ai propri clienti, un certo quantitativo di frutta, ad un prezzo pattuito di un euro al chilogrammo; in questo modo, nessuno dei due deve movimentare denaro per acquistare il prodotto dell'amico, ma può pagarlo comodamente con la propria merce.

Ad un certo punto, la Federazione degli Agricoltori comunica a Gino e Pina che dal prossimo anno saranno costretti ad osservare delle norme più stringenti sui bilanci delle loro rispettive aziende e che, se vorranno ancora far parte della Federazione, saranno obbligati a rispettare alcuni vincoli sul bilancio annuale. Le norme sembrano piuttosto sensate, ma Gino e Pina storcono il naso, soprattutto perché, proprio a causa della decisioni della Federazione, le cose ultimamente non sono andate benissimo; pertanto, dopo aver studiato bene il regolamento, escogitano una pensata.

Da ora in avanti, le pere e le mele saranno ancora scambiate alla pari, ma non più al prezzo di un euro, ma di cinque euro al chilogrammo. All'apparenza non cambia nulla, dato che l'operazione avverrà sempre a costo zero per entrambi, ma a livello contabile invece cambia tutto: i cinque euro in entrata infatti, verranno subito registrati nel bilancio dell'anno corrente, mentre le uscite, sfruttando le pieghe del regolamento, spalmate nel corso dei prossimi cinque anni.

_{Photo by herbinisaac, free to use (Pixabay)}

Ad un certo punto Ciro, uno dei membri della Federazione destinati a vigilare sulla regolarità del comportamento dei soci, si accorge che Gino (che da piccolo gli aveva fregato la fidanzatina in terza elementare) utilizza questo trucchetto non solo in collaborazione con Pina, ma anche con Mario, che vende ciliegie, e Alice, che alleva le api e produce un miele di Tarassaco dalle proprietà strabilianti per la depurazione del fegato.

Avere tra le mani il suo odiato nemico, da sbattere come mostro in prima pagina sulla Gazzetta dell'Agricoltore (giornale prodotto con la buccia delle pesche e quindi di uno strano colore rosa), non gli par vero, e Ciro comincia a lasciare trapelare numerose indiscrezioni sulla sua indagine. Secondo il giornale, noto per la sua imparzialità, Gino è ormai spacciato: le regole della Federazione degli Agricoltori, in casi come questo, prevedono la confisca di tutti i campi, il sequestro della frutta e l'esposizione alla pubblica gogna della piazza nelle ore di punta.

E Pina, Mario e Alice, che in buona sostanza si sarebbero macchiati dello stesso "reato" contabile? Beh, con loro inutile dimostrarsi troppo severi. Si sa, sono solo ragazzi portati sulla cattiva strada da quel delinquente di Gino e, sebbene anche per loro dovrebbe scattare una sorta di punizione, di certo non dovrà considerarsi pesante come quella da affliggere alla mente malefica di tutta quell'operazione criminale.

Intanto, le carte dell'inchiesta arrivano ai giudici, ma, con grande stupore di tutti, ci si accorge che di fronte allo scenario apocalittico prospettato inizialmente, non ci saranno espropri, sequestri ed umiliazioni pubbliche: essendosi evidentemente resi conto che tutta l'impianto accusatorio fatica a stare in piedi, le condanne richieste per i presunti malfattori risultano drasticamente più basse: a Gino verrà richiesto di non presentarsi al Circolo degli Agricoltori per un anno, a Pina, Mario ed Alice solo per qualche mese.

_{Photo by markusspiske, free to use (Pixabay)}

E la nostra Gazzetta dell'Agricoltore, come l'avrà presa? Invece di ammettere di averla sparata grossa solo per vendere qualche copia in più, evocando scenari post-atomici, la peschea ci tiene a precisare che sebbene per i quattro amici le eventuali pene saranno molto più lievi di quelle immaginate, comunque gli stessi non devono ancora considerarsi salvi: potrebbero ancora emergere nuovi elementi dalle inchieste, in grado di aggravare lo scenario. Insomma, non è ancora il momento di far rientrare la bile nel fegato degli altri agricoltori, perché presto verrà chiesto loro di usarla di nuovo.

Tuttavia, il problema di fondo, che affligge come un macigno la credibilità di tutta questa vicenda, resta sempre lo stesso, ovvero quello che negli anni passati aveva visto indagati ed assolti tutti gli altri agricoltori ai quali era stata contestata la medesima condotta illecita: stabilire il prezzo della frutta in maniera univoca ed oggettiva, non è possibile.

Ogni agricoltore continuerà ad assegnare liberamente un prezzo alla propria merce e le mele e le pere ritenute migliori, perché biologiche, più dolci o dalla forma perfetta, costeranno di certo di più di quelle vendute nei discount e raccattate tra gli scarti delle produzioni d'eccellenza; tuttavia, il prezzo finale verrà stabilito dall'accordo tra venditore e compratore e se entrambi si riterranno soddisfatti, l'affare sarà destinato a chiudersi.

Questa è, spiegata in maniera ironica, l'ultima inchiesta sulle plusvalenze legate al mondo del calcio italiano, destinata, come le altre che l'hanno preceduta, a finire in una gigantesca bolla di sapone. La Procura Federale ha richiesto per le società coinvolte il pagamento di alcune ammende, più una squalifica dei rispettivi dirigenti. Niente penalizzazione in classifica, retrocessione o radiazione, come paventato in maniera sensazionalistica nelle scorse settimane, ma pene molto più lievi, che tuttavia vedono anch'esse ridotte possibilità di essere effettivamente comminate al termine dell'ultimo grado di giudizio.

In passato l'hanno già scampata il Milan, l'Inter e l'Atalanta e la stessa cosa accadrà anche per Napoli e Juventus. O forse solo al Napoli, sulla Juventus meglio non mettere mai la mano sul fuoco.

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