Mi sono perso a Bucarest - Episodio 6

Buongiorno a tutti amici della Community,

nonostante cerchiamo di non lasciare i nostri giacigli troppo tardi, impostando una ragionevole sveglia per le 8, tra una colazione lenta e la preparazione di tutti i membri della famiglia, diventa difficile poter uscire di casa prima delle 9.30. A quell'ora, un po' come accade in tutte le grandi città del mondo al lunedì, le facce in giro non sono molte e quelle che si possono incontrare mostrano generalmente un'espressione indaffarata e un passo svelto.

La sindrome del lunedì è una sensazione che conosco bene, dopo aver vissuto oltre vent'anni da dipendente. Ormai abbiamo girato la città in lungo e in largo e ci siamo riservati un paio di visite poco impegnative per gli ultimi due giorni da trascorrere in questa terra, che di sicuro ci ha conquistati. A tal punto che prima della consueta passeggiata serale, il più piccolo dei miei bambini ha espresso la volontà di venire a vivere qui in futuro, ma è il primo viaggio di cui conserverà un ricordo vivido, e in vacanza tutto sembra più bello.

Dopo aver afferrato un paio di lunghi caffè da passeggio in una delle molte bancarelle di Piata Unirii, cosa molto di moda tra la popolazione locale, ci incamminiamo a passo lento verso la libreria Cartutesti Carusel, situata in pieno centro storico a circa 700 metri da casa e nostro obiettivo della mattinata.

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Questo esercizio commerciale è diventato con il tempo una vera e propria attrazione turistica, e non appena varcata la soglia infatti troviamo diverse persone intente a scattare foto ricordo e selfie da inviare agli amici o pubblicare sui social network. Non potrebbe essere altrimenti dato che la libreria è ospitata in un edificio storico del XIX secolo e si estende su ben sei piani, alcuni raggiungibili soltanto da caratteristiche scale a chiocciola.

All'interno il personale è discreto e girare tra gli scaffali diventa un vero piacere. Potete trovare oltre diecimila libri diversi, ma anche manga, dischi (CD o vinile), DVD, giochi in scatola (quanto avrei comprato il Monopoli edizione Romania, se solo avessi avuto spazio in valigia!), magliette e souvenir, oltre a generi alimentari come miele, cioccolata, vino o conserve locali.

Insomma, un posto che per essere girato completamente richiede almeno un paio d'ore, soprattutto se si considera che al quarto piano vengono spesso ospitate mostre fotografiche o di varia natura, e che all'ultimo è presente addirittura un gigantesco bistrot, nel quale è possibile accomodarsi per leggere un libro mentre si sorseggia un caffè, o anche semplicemente per ricaricare il proprio telefono, usufruendo dei cavi già connessi alla rete elettrica messi a disposizione dalla struttura.

Dopo la visita alla libreria, facciamo due passi in un centro commerciale posto nelle vicinanze, ma notiamo che diversi piani sono stati chiusi: la crisi indotta da questi due anni di restrizioni deve aver colpito duramente anche da queste parti. Ci riposiamo così sulle panchine esterne di una chiesa ortodossa, che di solito ospitano tutte un piccolo giardinetto all'interno del loro recinto. La religiosità nell'Europa dell'est è molto presente nella quotidianità delle persone e non è infrequente scorgere giovani e meno giovani fare il segno della croce (alla maniera ortodossa) passando di fronte ad una chiesa.

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All'interno della stessa chiesa possiamo ammirare i caratteristici affreschi che adornano completamente le pareti in ogni loro spazio e un banchetto di articoli religiosi posti in un angolo. La signora dietro allo stesso ci tiene a regalare ai bambini tre immagini della Vergine Maria, sussurrando loro qualcosa in rumeno che suona più o meno come la parola italiana "protezione". Di certo ne abbiamo bisogno e pur venendo da una tradizione cattolica accettiamo volentieri il dono. La chiesa cattolica del resto considera quella ortodossa come scismatica: Papa a parte, e una questione sulla traduzione del "Credo", fondamentalmente queste due anime del Cristianesimo credono nelle medesime cose.

Trovandoci vicino a casa, per la prima volta decidiamo di pranzare tra le mura amiche, dopo aver raccolto alcuni menu da asporto da un banchetto di cibo asiatico e dopo ci concediamo anche mezz'ora di meritata pennichella. Il museo di storia naturale è chiuso il lunedì, quindi dovremo rimandare la sua visita al giorni dopo, quindi ci lasciamo semplicemente attirare dai negozietti del centro.

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Dentro al DM inaugurato proprio in questi giorni, una graziosa ragazza incinta che ci sente parlare italiano si rivolge a noi nella nostra lingua madre, chiedendo aiuto per prendere un pacchetto di pannolini posto sullo scaffale più in alto Attende una bambina, che nascerà ad agosto e pur raccontandoci di non parlare italiano da ormai sette anni, riesce comunque ad intavolare un discorso con mia moglie, chiedendo consigli sulla taglia di pannolini da comprare.

Riusciamo ancora a percorrere alcune vie, prima di imbatterci nel "Caffè Calcio", locale evidentemente gestito da italiani e nel quale stanno girando la scena di un film: una coppia è seduta al tavolino, tenendo una discussione seria, fin quando lui non si alza, lasciandola sola. A quel punto la scena si interrompe e lei, scorgendomi ancora attardato ad osservare da dietro le vetrine trasparenti del locale, mi saluta con un gesto della mano ed un sorriso, probabilmente credendomi un suo fan. Ovviamente non so il suo nome, né se da queste parti sia famosa o meno, ma ho apprezzato il gesto.

Finiamo la serata mangiando sulle panchine della "nostra" Plata Unirii alcuni calzoni, che qui chiamano "Placinta", ripieni di carne macinata e cipolle o prosciutto e formaggio, in attesa dello spettacolo delle fontane che pur senza musica in settimana è sempre qualcosa di suggestivo, e cominciamo a scattare alcuni selfie di ricordo. Gli ultimi giorni di una vacanza non vorresti andare a dormire mai.

Grazie per la lettura, a domani!

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