La Juve (per il momento) quarta: quante carte ancora da giocare? [#Steemexclusive]

in Italy3 years ago (edited)

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Photo by forzaq8 from kuwait, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons


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Nutrivo sincera curiosità nello scoprire come la banda di Max Allegri avrebbe reagito alla batosta psicologica della sconfitta patita in Supercoppa contro l'Inter e, al di là del risultato rotondo e della consistenza non eccezionale del martoriato avversario, si può affermare che i lenti progressi visti mercoledì sera a San Siro, almeno sotto un punto di vista fisico e di approccio alla partita, sono sembrati confermati.

Il due a zero rifilato all'Udinese non verrà di certo archiviato nello spesso faldone della storia bianconera alla voce "imprese", ma così come nelle scorse settimane mi sono soffermato ad analizzare in maniera molto critica ogni pecca, è giusto sottolineare come finalmente Madama sia risultata in grado di portare a casa una partita non soltanto con l'aiuto decisivo del fato, ma imponendo alla stessa il proprio ritmo e la propria narrazione fin dai primi minuti.

Tutt'altro che perfetta, dato che per una folle tirata di capelli in area ad un avversario (ovviamente sottolineata fino alla nausea nel post-partita), Bernardeschi ha rischiato seriamente di regalare un calcio di rigore agli avversari, e che questi ultimi hanno comunque condotto il gioco per alcuni tratti della ripresa, la Juve non ha comunque mai seriamente vacillato, a differenza di quanto capitato in maniera pressoché regolare nelle altre gare della stagione.

Una prestazione che definire in scioltezza apparirebbe di certo esagerato, ma se non altro finalmente non afflitta dai soliti patemi d'animo e da quell'approccio inspiegabilmente rinunciatario più volte visto nelle passate settimane, quando il calendario proponeva avversari sulla carta dotati di minor spessore tecnico. Quarta vittoria nelle ultime cinque partite e nono cleen sheet stagionale, nonostante la presenza al centro della difesa di un sempre tremeabondo Rugani: con i tempi che corrono, può sembrare un mezzo miracolo.

Un'inversione di tendenza che è giusto registrare, seppur non in grado di soppiantare i limiti strutturali e tecnici della squadra, emersi ancora una volta, specialmente a centrocampo: Arthur sembra sempre di più una brutta replica del portoghese Tiago, visto all'ombra della Mole nel periodo post-Calciopoli, bravo nei passaggi corti e nel difendere la palla, ma mai in grado di inventare qualcosa di significativo.

Rodrigo Bentancur, giunto a Torino giovanissimo con le stigmate del futuro fuoriclasse, appare in fase involutiva ormai da almeno un paio di stagioni, spesso così svagato da combinarne almeno una grossa ad ogni partita, mentre lo statunitense McKennie, di sicuro il più volenteroso e dotato del senso della posizione dei tre, deve ancora affinare di parecchio i piedi per potersi considerare elemento di valore assoluto.

Alcuni elementi, come Rabiot e il desaparecido Ramsey si possono già definire degli ex, mentre chi dovrebbe prendere la squadra per mano, come Paulo Dybala, riesce ad illuminare il gioco solo a tratti, per di più scegliendo un attitudine polemica nei confronti del titubare della dirigenza sul rinnovo di contratto, senza domandarsi con onestà intellettuale quanto le richieste economiche avanzate dal suo agente (circa dieci milioni di euro a stagione) meriterebbero effettivamente di essere accolte.

Vedere un giocatore con indosso la fascia da capitano (tolta peraltro in modo arbitrario ad uno che per la maglia ha sempre sputato sangue, come Bonucci) non esultare alla segnatura di una rete, rappresenta un po' la sintesi di questa annata confusa della Vecchia Signora, partita con le idee poco chiare sul mercato ad agosto e adesso ancora più arrovellata tra mille dubbi e ripensamenti.

Tra interventi sul mercato che tardano ad arrivare e che, con buona probabilità, rimarranno almeno per questa stagione confinati nell'inchiostro dei giornali o al limite destinati ad aggiungere alla rosa nomi di seconda fascia, come i vari Azmoun o Martial, ora la Juventus è attesa dall'ostacolo Milan, che domenica prossima testerà ancora una volta a San Siro la credibilità del cambio di passo bianconero.

Fare risultato sul campo della seconda forza del campionato, come accaduto poco più di un anno fa alla squadra allora allenata da Andrea Pirlo, rilancerebbe in maniera definitiva i piemontesi nella corsa al quarto posto, mentre una nuova battuta d'arresto certificherebbe la cronicizzazione degli alti e bassi visti in stagione. Se Allegri ha ancora qualche carta nascosta nel mazzo, è giunta l'ora di giocarla.



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Amico come sempre ottima pubblicazione, un vero piacere leggerti. La Juve è un grande e psicologicamente si riprenderà, se non ha già voltato pagina e affrontato il presente. Saluti.

Grazie mille, le tue parole mi fanno molto piacere. Penso che la prossima sfida al Milan sarà cruciale per la stagione della Juve, vedremo...

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