Il calcio italiano in mano alle mafie - Italian football in mafia hands [MULTILANGUAGE]

in Italy2 days ago (edited)

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Immagine generata con Freepik Pikaso

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IN MANO ALLA MALAVITA

Di fronte alla notizia posta in risalto ieri su quasi tutte le testate giornalistiche (tranne ovviamente il fogliaccio rosa di Cairo, che ci è arrivato quasi con fastidio dopo un giorno intero), ovvero l'arresto di diversi esponenti del mondo ultras di Inter e Milan, si può reagire sostanzialmente in due modi.

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Il primo è quello dai ragazzini delle scuole medie, utilizzato purtroppo sempre più spesso anche da altri soggetti accecati dal tifo, indipendentemente dall'età e dal ruolo, che ben si riassume negli epiteti "ladri", "mafiosi", "delinquenti", rivolti con leggerezza ai tifosi avversari, o nella classica frase "chissà come mai ci siete di mezzo sempre voi".

Il secondo invece è tipico di chi ha smesso da tempo di illudersi che in ogni settore in cui girino abnormi quantità di denaro, esistano "santi" e "verginelle", con l'eroe che combatte i cattivi, come da tempo i film di Hollywood vogliono farci credere.

A farne le spese questa volta sono le due società milanesi (anche se in modalità differenti), ma chi si illude, per ingenuità, campanile, complesso di inferiorità sportivo o altro, che le "sorelle" rimanenti della Serie A e di quelle inferiori non si trovino (o si siano trovate in passato) di fronte a problemi simili, probabilmente si trova di fronte ad un abbaglio più grosso dell'ultima canzone di Fedez.

I FATTI

Ieri mattina, all'alba, un blitz congiunto di Polizia e Guardia di Finanza ha portato le manette a diciannove ultras di Inter e Milan. Per i tifosi nerazzurri le accuse sono gravissime, si va dall'associazione a delinquere, con l'aggravante dello stampo mafioso, all'estorsione, passando per i reati di percosse e minacce; pressoché simile la posizione dei milanisti, sebbene ad essi non siano stati contestati legami con la malavita organizzata.

Gli ultras gestivano un traffico di denaro enorme, controllando o partecipando in maniera più o meno diretta ai vari business che ruotano attorno allo stadio, come i parcheggi e le bancarelle, ma il grosso degli affari era riservato alla rivendita, a prezzi dieci volte superiori, dei biglietti ottenuti dalla società.

In un'intercettazione pubblicata sui giornali, una delle figure di riferimento della curva nerazzurra si lamenta con l'allenatore dell'Inter, Simone Inzaghi, di aver ricevuto dalla società meno biglietti di quelli richiesti per la finale di Champions League del 2023, arrivando a minacciare lo sciopero del tifo.

In altre, si evince invece come il mondo ultras partecipasse attivamente a diversi aspetti della vita del club, arrivando persino a "caldeggiare" schemi di gioco all'allenatore o ingaggi e cessioni di calciatori (e allenatori) alla dirigenza.

L'ANOMALA CONFERENZA STAMPA

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Il procuratore Marcello Viola, durante la conferenza stampa, sfoggia uno smartphone avvolto da una cover con il simbolo dell'Inter. Screenshot da immagine TV

Alle 11.30 la procura di Milano, per mano del procuratore capo, Marcello Viola, accompagnato niente di meno che dal procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo (fianco a fianco come a San Siro, il giorno dei festeggiamenti dell'ultimo scudetto dell'Inter), ha indetto una conferenza stampa per rendere edotti i cittadini di quanto accaduto.

Imbarazzante il dettaglio, non sfuggito all'occhio attento dei social, che ha riguardato proprio il procuratore Viola: già noto per le frequentazioni della tribuna del Meazza (ospite della società?) accanto alla dirigenza nerazzurra e per il dichiarato amore sportivo per il club campione d'Italia, il magistrato si è presentato di fronte ai giornalisti con lo smartphone ricoperto da una cover recante lo stemma dell'Inter.

Possibile che un uomo delle istituzioni di tale livello non si sia accorto dell'inopportunità di un simile gesto, mentre è impegnato in un'inchiesta che riguarda proprio l'Inter?

Qualcuno ci ha letto una sorta di messaggio subliminale, un'"assicurazione" sul fatto che entrambe le società non sarebbero state toccate da questa inchiesta. La domanda posta da un giornalista in conferenza, unita alla risposta elusiva di Viola, è sembrata ancor di più strizzare l'occhio a questa interpretazione:

Non pensa che sia grave che le società non abbiano denunciato queste pressioni?

La cui risposta è stata:

Dobbiamo spostare il focus dalle responsabilità individuali...

E se, come diceva Agatha Christie, due coincidenze fanno un indizio, ma tre una prova, occorre sottolineare come per la prima volta a Milano, di fronte a grosse aziende ricattate da clan mafiosi, non sia scattato il procedimento di amministrazione controllata, ovvero l'affiancamento agli organi societari di soggetti individuati dal tribunale, fino al ristabilimento completo della legalità.

BEPPE MAROTTA E IL PRECEDENTE

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Beppe Marotta, photo coundown, CC BY 2.5, via Wikimedia Commons

Nel 2018 la procura di Torino avviò l'inchiesta "Alto Piemonte", molto simile a quella portata avanti in questi giorni nel capoluogo lombardo, ma a riguardo degli ultras della Juventus. La società bianconera venne ritenuta vittima delle estorsioni degli ultras, ma una curiosa coincidenza sta saltando in queste ore agli occhi di tutti.

All'epoca infatti Beppe Marotta, ora presidente dell'Inter, ricopriva il ruolo di Amministratore Delegato dell'area sport del club bianconero. Non sono in pochi a pensare che i motivi dell'allontanamento di Marotta dalla Juventus, avvenuto proprio quell'anno, poco centrassero con l'ingaggio di Cristiano Ronaldo, come più volte ripetuto dalla stampa, ma fossero in realtà legati proprio a motivi extra-campo.

Nelle intercettazioni emerse nelle ultime ore sembrerebbe che, su indicazione di Marotta, agli ultras dell'Inter veniva consigliato da Massimiliano Silva, supporter liaison officer del club (la figura deputata ad intrattenere rapporti con la tifoseria) di non recarsi ad Appiano Gentile per gli incontri con i membri della società, in modo da sfuggire alle telecamere presenti.

Marotta evidentemente era a conoscenza di questi rapporti inopportuni, così come l'ex presidente, Javier Zanetti, che da un'altra intercettazione tra i capi ultras e l'ex calciatore Marco Materazzi, sembrerebbe aver avvertito questi ultimi delle indagini della polizia a loro carico.

IL PUNTO DI VISTA SPORTIVO

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I giocatori del Milan a rapporto dagli ultras dopo una sconfitta rimediata con il Sassuolo nel 2023. Screenshot da immagine TV

Se da un punto di vista penale per il momento si propende per l'interpretazione di club ricattati dagli ultras, e quindi senza responsabilità dirette o indirette nelle condotte illecite, da quello sportivo la partita potrebbe essere ancora aperta.

Nel caso già citato della Juventus, l'allora procuratore federale, il cui vice è bene ricordare era l'attuale procuratore federale Giuseppe Chiné, chiese per il presidente Andrea Agnelli 30 mesi di squalifica, nonostante l'inchiesta scaturisse da una denuncia della società bianconera e che tutte le evidenze portassero a pensare che il club fosse effettivamente vittima di estorsione.

Oggi i casi di Simone Inzaghi, Davide Calabria, Milan Skriniar, Javier Zanetti e dello stesso Beppe Marotta, i cui contatti con il mondo ultras sembrano acclarati, appaiono decisamente più gravi.

Ai tesserati è infatti fatto divieto di intrattenere ogni rapporto diretto con le tifoserie organizzate, ma allargando il campo all'omessa denuncia potrebbero essere diversi i soggetti a conoscenza della cosa senza averla resa nota alle autorità e a rischiare quindi una pesante squalifica.

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Screenshot dal quotidiano tuttosport.com

E i club? Attenzione all'interpretazione dell'articolo 4 del codice di giustizia sportiva, quello sulla lealtà e probità che le società o i soggetti federati devono assicurare e che si estende anche "oltre i limiti della competizione sportiva". In quel caso anche le società rischierebbero, per responsabilità oggettiva, pesanti penalizzazioni in classifica, se non addirittura la retrocessione.

Finirà anche questa volta a "tarallucci e vino", come spesso accade nel mondo del calcio quando il nemico da colpire non è quello voluto dal "sentimento popolare"? Visti i numerosi precedenti, più o meno recenti, il rischio è quanto mai presente.

Ma tranquilli, per ridare credibilità al sistema, in parlamento hanno pronta la soluzione: la nuova legge contro le VPN. Quelle sì che uccidono il calcio.

Statemi bene, alla prossima!

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Ciao, fa un freddo mortale, proprio come piace a me, sto bevendo una tazza di latte con un caffè molto caldo, questo è il bello di lavorare da casa, posso muovermi come voglio.
Ci sono problemi con l'accesso al pannello, ¿ vero? conosci il motivo
Un abbraccio e rispondi quando puoi, so che sei occupato, siamo uomini che lavorano sodo.
Sulla porta di casa mia c'è scritto UOMO che lavora, NON disturbare hahaha.
Un abbraccio

Trovo che stare a casa quando fa freddo sia una delle sensazioni più piacevoli, e questo sia per lavorare che per rilassarsi con un caffè o una cioccolata calda, ma anche stare un paio d'ore sul divano, a guardare un film sotto una bella coperta.
Ieri non sono riuscito ad entrare per tutto il giorno, oggi non ho riscontrato problemi però e sono riuscito a postare normalmente.
Bellissima la scritta, ne farò fare una anche per me 😂
Buona settimana!

Come si fa a non essere d'accordo con la tua disamina... a Roma e a Milano splende sempre il sole.

Hai detto bene, a Roma c'è un altro intoccabile, come Lotito, che negli anni si è bellamente fatto i ca... suoi in ogni aspetto (è arrivato persino ad avere due squadre nella stessa serie per mesi) senza mai essere toccato.

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