[FUORI CONCORSO] Una storia italiana - Tony (PREMIO 10 STEEM)

Con questo post partecipo, fuori concorso e con intento unicamente promozionale, alla quattordicesima edizione del contest "Una storia italiana", promosso all'interno della rivista DIGITALY.

Per partecipare occorre inventare una storia ispirata all'immagine di copertina, avendo cura di descrivere l'ambientazione della scena, una descrizione dei protagonisti, il motivo per cui il cane indossa una copertina rosa e cosa accadrà subito dopo.

E' possibile unirsi al contest scrivendo in qualsiasi lingua e dando al racconto l'interpretazione preferita, che sia essa, comica, romantica, drammatica, fantasy o altro, rispettando sempre i canoni base per la pubblicazione sulla piattaforma.

C'è tempo per partecipare fino a domenica, ore 18.00 italiane, il premio per il vincitore, scelto dal Team di @italygame, è di 10 Steem.

Tony

Oggi fa freddo, parecchio. Non che ieri non ne facesse, e il giorno prima ancor di più, ma almeno riuscivo a scaldarmi, insieme a Tony, sotto quelle vecchie coperte, anche se di notte si inzuppavano di umidità. Mi mancherà, Tony. Ultimamente non si muoveva più tanto, e le nostre giornate erano diventate piuttosto monotone, ma a me bastava anche stare seduto lì, a sonnecchiare affianco a lui, per potermi sentire in qualche modo appagato.

Era divertente veder passare migliaia di persone diverse al giorno e quando qualcuno si fermava per parlare con noi era sempre una festa. Ricordo la faccia fatta da Tony quel giorno, quando un giovane si è avvicinato con un pezzo di carta in mano. Quasi non riusciva a parlare dall'emozione. Quella sera mangiammo delle fettine sottili di carne rosa, deliziose, mai provato niente di più buono in vita mia.

Il mio Tony era buono. Non aveva mai molti di quei pezzi di ferro che scambiava per le cose da mangiare, ma le mie palline dure di carne non mancavano mai. Meglio che sia tu a mangiare, diceva, almeno non mi punterai quegli occhi languidi addosso. Capivo quando aveva fame, gli lasciavo sempre un po' di palline, ma credo non gli piacessero, perché non le mangiava mai. O forse non voleva toglierle a me.

_{Immagine di Freepik}

Era il mio migliore amico. Anzi, a pensarci bene, era l'unico amico che avevo. Ogni tanto passava di qui una ragazza, con coperte e qualcosa da mangiare. Mi accarezzava e io ricambiavo scodinzolando, ma non l'ho mai considerata davvero un'amica. Arrivava insieme ad altri giovani, su una specie di macchina grande. Quando era qui sembrava dolce e premurosa, ma quando risaliva in macchina per andarsene, rideva spensierata, insieme agli altri.

Ero contento che fosse felice, ma allo stesso tempo mi faceva male vederla insensibile, come se bastasse un piattino di pasta a farle dimenticare la nostra presenza. Anche Tony ci rimaneva male, perché a volte piangeva. In quei momenti mi stringevo a lui e cercavo di consolarlo, mettendomi a pancia in giù, rotolandomi a destra e sinistra per farlo smettere, ma non sempre funzionava.

Una volta però ha riso così tanto che pensavo stesse male. Una donna si era avvicinata, portando delle coperte, per lui e per me. Erano profumate e visto il freddo che faceva fui contento quando Tony ne infilò una piccola sul mio corpo, facendo passare le mie zampe attraverso dei buchi. Diceva che più Raffo, ora sembravo Raffa, e che mi avrebbe comprato dei capelli biondi.

L'ha ripetuto tante volte in quei giorni, ridendo e ridendo ancora. Ho imparato abbastanza bene a comprendere la lingua degli umani, anche se non ho mai capito cosa intendesse. Ma ero felice, felice di vederlo così di buon umore. La cosa che odiavo di più, ancor più di sentirlo triste o affamato, era quando me lo portavano via. A volte lo facevano salire su una specie di grande macchina con delle luci che non smettevano di illuminare tutta la nostra casa all'aperto.

_{Immagine di stefamerpik su Freepik}

Mi accarezzava e mi rassicurava, dicendo che sarebbe tornato presto. Ed era sempre di parola, perché alla fine tornava, anche se a volte ci metteva un po'. Quegli umani erano gentili con lui, ma a me non piacevano. Lo facevano distendere su un letto e lo coprivano e lui mi salutava con la mano. Prima di andarsene mi riempiva sempre la ciotola di cose buone e io mangiavo tutto subito, perché sapevo che Tony così sarebbe tornato più in fretta, per mettere nella ciotola altre palline croccanti.

Quegli uomini sono qui anche oggi, ma tutto è diverso. Tony non si muove più, lo hanno coperto e sollevato con la forza, per portarlo via. Quando lo salutavo, al mattino, Tony rispondeva sempre, ma oggi no. Ho abbaiato e pianto talmente forte che hanno dovuto legarmi. Non so bene perché l'ho fatto, ma sentivo che fosse la cosa giusta.

A pensarci bene, forse sono arrivati proprio perché mi sono messo a piangere e ad urlare, se fossi stato zitto, magari, Tony si sarebbe alzato e quegli uomini non lo avrebbero portato via. Ora non c'è più, questa volta non mi ha parlato, non ha messo il cibo nella mia ciotola né mi ha salutato con la mano. E' tutto è diverso, lo sento, Tony non tornerà più.

Quell'uomo che prima è venuto a legarmi sta tornando da me. Sono talmente arrabbiato che non voglio essere toccato da nessuno. Glielo farò capire, mostrandogli i denti, e se insisterà lo morderò. Però ha una bella voce, sembra gentile. Mi mostra la sua mano aperta e all'improvviso non ho più voglia di ringhiare. Il suo odore mi piace, è amichevole e mi lascia libero, accarezzandomi e parlandomi come faceva Tony.

Mi spalanca la porta della sua macchina, chiamandomi per andare con lui e ora tocca a me scegliere. Scusa Tony, nessuno sarà mai come te, ma qui per strada fa veramente freddo.

Fine

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