[FUORI CONCORSO] Una storia italiana - La casa di Norma (PREMIO 10 STEEM)steemCreated with Sketch.

in Italy11 months ago

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Con questo post partecipo, fuori concorso e con intento unicamente promozionale, alla undicesima edizione del contest "Una storia italiana", promosso all'interno della rivista DIGITALY.

Per partecipare occorre inventare una storia ispirata all'immagine di copertina, avendo cura di descrivere l'ambientazione della scena, una descrizione della protagonista, chi abita nella grande casa che ha di fronte e cosa accadrà subito dopo.

E' possibile unirsi al contest scrivendo in qualsiasi lingua e dando al racconto l'interpretazione preferita, che sia essa, comica, romantica, drammatica, fantasy o altro, rispettando sempre i canoni base per la pubblicazione sulla piattaforma.

C'è tempo per partecipare fino a domenica, ore 18.00 italiane, il premio per il vincitore, scelto dal Team di @italygame, è di 10 Steem.

LA CASA DI NORMA

A Ratamunda non esisteva bambino che non avesse sentito raccontare almeno una volta la leggenda di Norma, l'anziana signora che viveva da parecchi anni rintanata nella sua casa nel bosco. Qualcuno, tra i nonni del villaggio, sosteneva di averla conosciuta davvero in passato e di aver assistito in gioventù alle sue mirabolanti opere d'aiuto alla comunità, ma con il tempo il suo ricordo era sfumato in mille dicerie diverse.

Alcuni genitori mettevano in riga i ragazzini più indisciplinati minacciandoli di consegnarli a Norma, per farli rieducare in mezzo ai suoi ragni e alle locuste; altri raccontavano ai più piccoli favole della buonanotte, in cui Norma era la protagonista buona che compariva per aiutare i più bisognosi, mentre altri ancora semplicemente bollavano la cosa come una sciocca diceria, al pari della Fatina dei denti o di Babbo Natale.

Ma se del signore vestito di rosso che porta i regali sulla slitta alla vigilia di Natale, tutti avevano più o meno chiara la stessa visione, di Norma ne esistevano infinite versioni diverse. Da alcuni era descritta come buona e paziente, proprio come una nonnina, da altri come irascibile ed asociale e da una buona parte delle nuove generazioni addirittura come una pericolosa pazza che si nutre di bambini. Una cosa era certa, la sua presunta casa, in mezzo al bosco, non era mai stata trovata da nessuno.

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Dino tuttavia, aveva sempre creduto ai racconti del nonno, Alfio, il quale gli aveva assicurato di poter vantare addirittura una amicizia di lunga data con la strana signora del bosco. Rimaneva affascinato dalle storie in cui Norma aiutava le persone in difficoltà, gli animali del bosco o si prendeva cura della natura e dal canto suo si era sempre battuto, a scuola così come al parchetto, dove i bambini di Ratamunda si ritrovavano il pomeriggio per giocare, contro chi parlasse male di lei.

Era in particolare modo Graziano, uno dei suoi compagni di classe più dispettosi, a punzecchiarlo tutte le volte con quella storia. Se Dino faceva tardi di qualche minuto, Graziano lo scherniva davanti a tutti:

Ti sei intrattenuto a fare colazione con Norma stamattina?

Quando la maestra lo rimproverava per un compito a casa fatto male o per un brutto voto, ecco saltare su sempre lo stesso compagno:

Norma è in vacanza e non ha potuto aiutarti a studiare ieri?

Un pomeriggio, mentre Dino e i suoi amici stavano giocando a passarsi la nuova palla regalatagli da nonno Alfio, Graziano li vide da lontano e correndo verso di loro come un matto, le sferrò un calcio con tutta la forza che aveva nelle gambe, ridendo mentre si incastrava perfettamente nei rami del grande albero.

Puoi sempre chiedere a tuo nonno di chiamare Norma per andarla a prendere...

Questa volta Dino, che aveva un'indole pacifica e tranquilla, andò su tutte le furie. Si girò con un'espressione più cupa della notte, correndo verso l'autore di quel gesto meschino. Fece per sferrargli un pugno, ma venne fermato per tempo dagli altri bambini, che si frapposero tra i due litiganti. Scoppiò a piangere per il nervosismo accumulato, e mentre gli altri rimproveravano Graziano per la sua cattiveria, la palla, da sola, rotolò giù, andandosi a fermare proprio davanti ai suoi piedi.

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Graziano fece per prenderla in mano e restituirla al proprietario, accompagnando il gesto con uno sfottò per la sua ira esagerata di prima, ma alcuni secondi dopo averla sollevata la gettò nuovamente per terra, come se scottasse, con un'espressione terrorizzata dipinta sul volto. Sulla parte del pallone a lui rivolta, era disegnata una grande casa nel bosco, con decine di finestre illuminate, e un bambino con uno zaino sulla spalla, fermo pochi gradini prima dell'entrata.

Riconobbe la sua cartella di scuola, così come la giacchetta beige che indossava tutte le mattine e le scarpe bianche nuove. I capelli del bambino erano pettinati come i suoi e persino i pantaloni erano identici a quelli che la mamma gli aveva detto di indossare quella mattina per andare a scuola. Non c'erano dubbi, quel ragazzino disegnato sul pallone era proprio lui.

Che diavoleria è questa? Lo hai fatto per spaventarmi vero? Lo dirò a mio padre e anche alla maestra domani...

Mentre urlava le sue rimostranze all'indirizzo di Dino, Graziano sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Gli altri bambini recuperarono il pallone, senza tuttavia riuscire a comprenderne i motivi dello spavento e tornarono a giocare. Solo Dino si avvicinò, per chiedergli che cosa avesse visto, ma non ottenne risposta.

Passarono alcune settimane, e Dino notò come dall'episodio avvenuto al parco, Graziano non avesse più osato prenderlo in giro per la storia di Norma. Durante una lezione tenuta in classe sui miti e sulle leggende di Ratamunda, Valledoro, Selvamare e delle altre contee vicine, la maestra citò anche quella dell'anziana signora del bosco, senza che tuttavia il suo compagno più dispettoso osasse proferire parola. Anzi, a Dino sembrò proprio di averlo visto tremare, come una foglia.

All'ultima campanella, i bambini salutarono la maestra ed uscirono dall'aula. Dino era spesso l'ultimo, dato che gli piaceva camminare per i corridoi vuoti della scuola, una volta che tutti i bambini erano usciti, ma quella volta notò che poco prima dell'ultima porta qualcuno lo stava aspettando. Si trattava di Graziano.

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Dino, ho bisogno del tuo aiuto... Da quel giorno al parco, su qualsiasi cosa io prenda in mano, mi appare la mia immagine di fronte ad una grande casa nel bosco. Credo si tratti della casa di Norma...

Eccolo qui, pensò Dino infastidito, mi ha lasciato in pace per un po', ed ora ricomincia..., ma ancor prima di rispondere, notò una lacrima solitaria, solcare il volto del compagno. Non stava scherzando, Graziano aveva davvero bisogno di lui. Si fece raccontare tutto e lo invitò a casa, per parlarne con il nonno.

Alfio ascoltò pazientemente il racconto dei due bambini, dopo averli messi a loro agio di fronte ad una tazza di thè e biscotti ed una volta terminato, con un sorriso rassicurante ed ampi gesti della mano fece loro segno di attendere. Tornò dalla soffitta con un quadro, avvolto in una tela tutta impolverata, e quando la tolse Graziano sussultò sulla poltrona: era proprio l'immagine che gli era comparsa sul pallone quel giorno al parco, e poi altre decine di volte, come dipinta di fronte a lui.

Questa... Questa... è proprio l'immagine...

Il nonno di Dino fece segno al bambino di non preoccuparsi. Diede una ripulita al quadro e lo appoggiò proprio di fronte a lui, invitandolo a toccarlo delicatamente con una mano...

Ciao Graziano, benvenuto! Sono molto felice di fare la tua conoscenza oggi...

Graziano era proprio lì, di fronte alla casa nel bosco. Si sentiva intorpidito, quasi come se si fosse risvegliato da un lungo sonno. Accanto a lui una bellissima ragazza, nell'atto di dipingere un quadro, gli sorrideva in maniera rassicurante.

Ho quasi finito, abbi soltanto ancora un attimo di pazienza e... Ecco fatto! Il quadro è pronto!

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La ragazza girò il dipinto verso il bambino, che finalmente si sentì di nuovo in grado di muoversi. Era proprio il ritratto di sé stesso, visto sulla palla, quel giorno al parco, ed a casa del nonno del suo amico.

Tu sei...

Domandò Graziano con un fil di voce, interrotto dalla parlata suadente della ragazza.

Norma, in carne ed ossa. Anche se per essere del tutto onesti di carne, ai tuoi tempi, non ne sarà rimasta molta. Anzi, è probabile che io oggi sia un'anziana signora tutta pelle e ossa. Ah, nel caso te lo stessi chiedendo non mangio i bambini, preferisco il pollo fritto e le patatine...

Il bambino sorrise. C'era qualcosa in lei, nella sua voce e negli sguardi che, nonostante la situazione del tutto surreale, riusciva a tranquillizzarlo.

Ora ci dobbiamo salutare, ma non ti preoccupare, darò questo quadro al mio amico Alfio, che lo custodirà gelosamente fin quando non sarai in grado di prenderlo con le tue mani e portarlo a casa...

Graziano riaprì gli occhi, ritrovandosi di nuovo in compagnia di Alfio e Dino, nel salotto di casa dell'anziano signore.

L'ho vista... Norma... Era bellissima e...

L'altro bambino sorrise raggiante, desideroso di farsi raccontare quell'esperienza nei minimi particolari, mentre il nonno annuiva con la testa, come se sapesse perfettamente di cosa stesse parlando

Ho questo quadro con me da oltre cinquant'anni. Norma mi disse che un giorno il legittimo proprietario sarebbe venuto a prenderlo. Sul momento pensavo fosse una delle sue stravaganze, ma ora ho capito tutto, ed eccoti qui...

Graziano si voltò verso Dino, quasi in cerca di supporto per quella stranissima esperienza, poi tornò a posare gli occhi su Alfio.

E dov'è Norma adesso? Voglio rivederla e ringraziarla per il quadro... Non sono quasi riuscito a parlare quando ci siamo incontrati...

L'anziano scosse la testa, mantenendo un'espressione allegra.

In realtà dove sia la sua casa, nessuno l'ha mai saputo, ma una cosa è certa: Norma non regala la sua amicizia a chiunque. Se sei stato scelto, piccolo mio, significa che in te ha visto una persona speciale.

Graziano chiuse gli occhi, provando invano a richiamare alla mente il volto di Norma, poi si rivolse a Dino, mentre abbracciava il quadro, carico di emozione:

Credo che chiederti scusa non basti, vero?

L'altro lo guardò, scrollando più volte le spalle, prima di replicare:

E per che cosa? Avevi ragione tu, Norma non esiste...

Il nonno sbiancò di colpo, ricordandosi le parole che Norma gli disse al momento di consegnargli il quadro:

Per ogni bambino che crederà nella mia esistenza, ce ne sarà sempre un altro che smetterà di farlo...

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Forte, la dimensione spazio-temporale di Ratamunda!

Questa settimana mi sono buttato sul fantasy... Non è esattamente il mio campo, ma ogni tanto fa bene sperimentare 😄

Ah, era proprio fantasy? Non c'ero esattamente arrivata perchè l'avevo letto in chiave moraleggiante in stile Esopo😄

Sì un po' ci sta anche quello, ma era più un fantasy "leggero", senza troppi gnomi folletti elfi maghi etc 😄

Si, esattamente😄. Sarò sincera: un fantasy che pencolasse sull'occultismo non potrei upvotarlo per questioni di principio (non è per cattiveria gratuita e men che meno per nulla di personale verso l'utente che lo postasse e ci mancherebbe, ma davvero per questioni di principio), a meno che non comportasse fini accademici. Il motivo è presto detto: l'occultismo è palesemente in aperto contrasto con i valori del cristianesimo (e ovviamente pure del giudaismo ortodosso), condannato sia dall'A.T che dal N.T. Ma di questi tempi in parecchi non lo sanno. Questi valori vengono al di sopra di ogni altro, anche al di sopra di qualsiasi impiego e riconoscimento.

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