Fan Stories ep. 1 (Lazio -Juventus 1-1) - Le avventure di un tifoso ep. 1 [ENG-ITA]

In my house, as in most of the Italian ones, Sunday's match is sacred. There is no commitment that can distract me, in those two hours a week, nor argument so strong (earthquakes and other natural disasters excluded) to deprive me of my favorite pastime.

For those who don't know me, know that, fortunately, I am a fan of Juventus, the team that has won the last nine championships of Serie A; the Old Lady fans in Italy are the majority and, according to the latest poll, the Juventus fans would be equal in number to the fans of Milan and Inter, respectively second and third in this particular ranking, combined.

In other words, in Italy, Juventus is hated or loved. There is no middle ground.

To encourage the spread of the "Serie A" brand also in Asian markets, the organization has, for some years now, placed one of the weekly challenges on the calendar at 12.30 and today it was our turn. I don't like this time too much, because it forces you to organize difficult lunches, with a change of assigned seats, improvised screens resting on unlikely supports and a real risk that good Sunday food will go wrong.

I log in, as usual, fifteen minutes early, to find out the latest news and read the official lines: bad luck strikes again, given that, in the previous day's training, the captain, Giorgio Chiellini, gets injured, and a few hours before the match, in the morning finish, the young winger Federico Chiesa.

My wife starts preparing lunch at the beginning of the first half, and I am delighted because I know that I will be able to attend, at least the first half, quietly. The team this year is young and largely new, with a rookie coach, albeit with a great past as a footballer like Andrea Pirlo. In short, there are no great hopes of continuing with the glories of the past and the message that the club wanted to send to everyone for this season is clear:

Guys, there is no money! We are forced to re-establish starting from the young, so please consider not winning for one or two years, with the aim of maturing a group that reopens a cycle.

In a razed economy, I believe this is the only possible way, and I accept it. For a year we put ourselves in front of the screen without too many pretensions, aware that sometimes, to take two steps forward, you have to take one back.

Ronaldo scores after fifteen minutes and I join his hypothetical

Siiiiiiiiuuuu

but this time he does not pronounce. My wife turns and looks at me in amazement: after fifteen years together, I still haven't been able to make her understand what it feels like when your team scores a goal.

I spend the rest of the first forty-five minutes in lavish praise for the group, which finally plays compactly, as a team, without the holes in midfield seen in many of the past performances.

The first half, good. A post from Ronaldo and a free kick in recovery time, deflected by Reina for a corner, leave me hoping that it is really the right Sunday. I try to play nice by saying a joke, which only my seven-year-old son laughs at:

can't we just close it here and go to rest?

Meanwhile, the pasta is ready: spaghetti with red and yellow pepper sauce. Guys, my wife in the kitchen is unbeatable, so much so that I almost forget to set the anxiety switch to "ON" again.

Lazio, which for the record did not have many strong players at their disposal, started fiercely, but our team immediately took measures very well. There are no real goal chances, and we are closer to 2-0 than them to 1-1.

We are in the ninetieth, and four minutes of recovery are announced.

It's done ...

I say to convince myself

statistically, almost nothing happens in the recovery time.

Meanwhile, I think back to Bayern Munich - Juventus, Champions League 2016, and the qualification thrown away at the last ball.

Guys, there's a minute left. Let's work hard ...

Lazio have already straightened out their match against Torino in recovery time last week, you don't want that to happen twice in a row. How many possibilities do you want there to be?

Ten seconds ...

A lineout in the front area, tunnel, passing ball, Caicedo in the middle of four defenders, turns, goal.

A second was missing ...

I get pissed, swear, and promise to close it with football, while my wife laughs, but it all lasts only a few minutes.
The draw is right, maybe next time we will have more luck. Now I just have to hope for a defeat of the "hated", Inter, and Turin.

In casa mia, come in buona parte di quelle italiane, la partita della domenica è sacra. Non esiste impegno che possa distrarmi, in quelle due ore settimanali, né argomentazione tanto forte (terremoti e altri disastri naturali esclusi) da privarmi del mio passatempo preferito.

Per chi non mi conoscesse, sappia che, per fortuna, sono un tifoso della Juventus, la squadra che ha vinto gli ultimi nove campionati di Serie A; i tifosi della Vecchia Signora in Italia sono la maggioranza e, secondo un ultimo sondaggio, gli juventini sarebbero in numero pari ai tifosi di Milan e Inter, rispettivamente seconda e terza di questa particolare classifica, messe insieme.

In altre parole, nel Belpaese, o sei juventino o sei anti-juventino. Non ci sono vie di mezzo.

Per favorire la diffusione del marchio "Serie A" anche nei mercati asiatici, la Lega Calcio ha da qualche anno collocato in calendario una delle sfide settimanali alle ore 12.30 e oggi è toccato ai miei. Non amo troppo quest'orario, perché costringe a macchinose organizzazioni del pranzo, con cambio dei posti assegnati, schermi improvvisati appoggiati su improbabili supporti e rischio concreto che il buon cibo domenicale ti vada per traverso.

Mi collego con il classico quarto d'ora d'anticipo, per scoprire le ultime novità e leggere le formazioni ufficiali: la sfiga colpisce ancora, dato che nell'allenamento del giorno precedente si infortuna Chiellini, e qualche ora prima, nella rifinitura mattutina, il giovane attaccante esterno Federico Chiesa.

Mia moglie comincia a preparare il pranzo all'inizio del primo tempo, e io mi rallegro perché so che potrò assistere almeno alla prima frazione in pace. La squadra quest'anno è giovane e in buona parte nuova, con un allenatore esordiente, dal gran passato da calciatore come Andrea Pirlo. Insomma, non ci sono grandi speranze di continuare con i fasti del passato e il messaggio che la società ha voluto mandare a tutti per questa stagione è chiaro:

Ragazzi, soldi non ce ne sono. Siamo costretti a rifondare partendo dai giovani, perciò mettete pure in conto di non vincere per uno o due anni, con l'obiettivo di far maturare un gruppo che riapra un ciclo.

In un'economia rasa al suolo credo che questo sia l'unica via possibile, e l'accetto. Per un anno ci mettiamo davanti allo schermo senza troppe pretese, consapevoli che a volte, per fare due passi avanti, devi farne uno indietro.

Ronaldo segna dopo quindici minuti e mi unisco al suo ipotetico

Siiiiiiiiuuuu

che però questa volta non pronuncia. Mia moglie si gira e mi guarda stupita: dopo quindici anni insieme, non sono ancora riuscito a farle capire cosa si prova quando la tua squadra segna un goal.

Passo il resto dei primi quarantacinque minuti in sperticate lodi per il gruppo, che finalmente gioca compatto, da squadra, senza i buchi a centrocampo visti in molte delle passate prestazioni.

Il primo tempo, bene. Un palo di Ronaldo e una punizione in tempo di recupero, deviata da Reina in angolo, mi lasciano sperare che sia davvero la domenica giusta. Cerco di fare il simpatico pronunciando una battuta, a cui ride solo mio figlio di sette anni:

non possiamo fare che la chiudiamo qui e ci andiamo a riposare?

Intanto la pasta è in tavola: spaghetti con il sugo di peperoni rossi e gialli. Ragazzi, mia moglie in cucina è imbattibile, tanto che quasi mi scordo di settare di nuovo la casella dell'ansia su "ON".

La Lazio, che per onore di cronaca non aveva a disposizione molti titolari, parte agguerrita, ma i nostri prendono subito molto bene le misure. Vere occasioni da rete non ce ne sono, e andiamo più vicino noi al 2-0 che loro all'1-1.

Siamo al novantesimo e vengono annunciati quattro minuti di recupero.

E' fatta...

mi dico per auto-convincermi

statisticamente nel recupero non succede quasi mai nulla.

Intanto ripenso a Bayern Monaco - Juventus, Champions League 2016, e alla qualificazione buttata via all'ultima palla.

Raga, manca un minuto. Stringiamo i denti...

E poi la Lazio ha già raddrizzato la settimana scorsa la partita col Torino in tempo di recupero, non vorrai mica che succeda per due volte di fila. Quante possibilità vuoi che ci siano?

Dieci secondi...

Rimessa laterale in zona d'attacco, tunnel, palla che passa, Caicedo in mezzo a quattro difensori, si gira, goal.

Mancava un secondo...

Improperi, incazzatura, mia moglie che ride, promesse di chiuderla con il calcio, ma tutto dura un quarto d'ora.
Alla fine il pareggio è giusto, magari la prossima volta toccherà a noi. Ora non mi resta che gufare contro Inter e Torino.