Di sole (o di pioggia) e d'azzurro - Storia di un viaggio in Albania (Parte VIII)

PARTE VIII

Dopo una domenica trascorsa in tranquillità a gironzolare lungo le vie di Tirana, cercando di scoprire angoli ancora inesplorati, per il penultimo giorno della nostra permanenza in Albania scegliamo di raggiungere Kruja, cittadina posta sotto la prefettura di Durazzo, ad una trentina di chilometri dalla capitale, molto importante per diverse vicissitudini storiche.

Trovare informazioni su come raggiungere la stazione dei pullman "domestici" non è stato semplice, ma individuata la zona dopo aver consultato alcuni vecchi post di Tripadvisor e altri siti specializzati, ci mettiamo di buzzo buono, anticipando la sveglia di mezz'ora. Ma che racconto sarebbe senza qualche gustoso colpo di scena?

In casa manca l'acqua. Neanche una goccia, dai lavandini, dal bidet e dal water. Non volendo perdere la giornata dietro al problema, avvisiamo il padrone di casa ed inizio la spola con le fontane della vicina Piazza Skanderbeg, per poter portare acqua in casa utile almeno a lavarsi e a riempire la vaschetta del WC. Pare che la cosa qui sia normale: alcuni condomini non ricevono acqua 24 ore dallo stato, ma sono dotati di cisterna privata per supplire a quei momenti. Peccato che l'host, simpatico e chiacchierone, si fosse dimenticato di dirlo.

_{L'interno della navetta che porta a Kruja, foto di proprietà dell'autore}

Il contrattempo ci fa arrivare tardi alla partenza delle due navette delle dieci, che troviamo complete, ma appena scorgiamo quella successiva, programmata dopo un'ora, ci sediamo per occupare i posti, pagando la quota di 200 Lek a persona (circa 1,80 euro al cambio attuale). Non male, se si considera che per raggiungere Kruja, posta ad un'altitudine di 600 metri sul livello del mare, tra il traffico caotico di Tirana e i tornanti conclusivi, il mezzo impiega circa un'ora.

Nonostante, ad occhio e croce, la nostra marshurtka (termine utilizzato per definire i taxi collettivi nei Paesi russofoni) abbia abbondantemente superato i trent'anni, si difende ancora bene e, a dispetto dell'età e dei preoccupanti controlli a cofano aperto dell'autista prima di partire, compie egregiamente il suo dovere anche in salita.

Alcune persone salgono e scendono lungo il tragitto, ma non esistono fermate: per montare a bordo, si ferma il "taxi" semplicemente con un cenno della mano, mentre per l'operazione contraria è sufficiente una voce all'autista, che ti scarica ovunque tu voglia. Per non farci mancare nulla, assistiamo anche ad una sosta improvvisa per la consegna di una busta ad un signore di un paesino vicino, che per il servizio ha pagato regolarmente il biglietto. Davvero un altro mondo.

_{Il castello di Kruja, foto di proprietà dell'autore}

L'importanza storica di Kruja è dovuta alla lotta contro gli ottomani da parte dell'eroe nazionale, Giorgio Castriota Skanderbeg, capace di respingere diversi assalti nel quindicesimo secolo. Inoltre, agli inizi del novecento, fu proprio grazie ad una rivolta del popolo di questa cittadina contro l'impero ottomano che si diede il via all'indipendenza dell'Albania del 1912.

Oggi Kruja è divisa in due parti: quella un po' più moderna, dove ferma la navetta, e quella storica, raggiungibile con una passeggiata di una decina di minuti. Da vedere sono rimasti l'imponente castello, dal quale si può godere di un panorama fantastico, e il Gran Bazar, riproposizione in chiave turistica del vero mercato che si svolgeva in città tra il XVII e il XIX secolo, arrivato nel suo periodo di massimo splendore a contare più di duecento botteghe.

_{Panorama visibile dalla parte storica di Kruja, foto di proprietà dell'autore}

Il giro della attrazioni cittadine si compie in un paio d'ore, forse tre se si desidera passeggiare tra i negozi un po' più moderni della parte bassa, così nella nostra gita c'è stato anche il tempo per un pranzo "comodo", fatto di piatti tradizionali della cucina albanese, come il Tave dheu, pietanza a base di carne, verdure e formaggio, e il Japrak, involtini di foglie di vite ripieni di carne e riso.

Niente di indimenticabile, come da tradizione dei posti parecchio turistici, ma perlomeno economico, dato che il conto finale non ha raggiunto nemmeno i venti euro. E dire che il proprietario voleva a tutti costi farci assaggiare il menu completo; lo abbiamo ringraziato, ma non ci sembrava il caso di mandare in scena una replica del cenone di capodanno in una giornata da trenta gradi all'ombra.

L'ultima navetta per tornare ci viene annunciata alle quattro, nonostante sui cartelli degli orari siano previste corse fino alle 19.30, ma dopo tre ore ne abbiamo abbastanza, e preferiamo scendere di nuovo verso casa. Kruja è indubbiamente un posto in cui si respira storia, ma in qualche modo rovinato dalla sua trasformazione turistica.

Statemi bene, alla prossima!

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