Alexander Ceferin, 55 anni da Lubiana, Slovenia, è appena stato rieletto presidente dell'UEFA per la terza volta. Come accade nelle "migliori" dittature, alle elezioni tenute gli scorsi giorni non si è presentato nessun altro candidato al ruolo di monopolista numero uno del calcio europeo, e il grande amico di Al Khelaifi e degli sceicchi che hanno invaso il calcio nostrano ha potuto così rivivere senza troppi sforzi le acclamazioni dei due precedenti mandati.

Lo sloveno ha così cominciato a nutrirsi sempre di più dei suoi successi, fino ad elevare sé stesso a livello di una divinità moderna e da qualche tempo sembra aver perso di vista il suo ruolo istituzionale, che lo porrebbe a garanzia di tutti i soggetti coinvolti nel sistema pallone del Vecchio Continente, per cominciare a lanciare dardi infuocati in direzione di nemici e avversari.

Risalgono a meno di una settimana fa allucinanti dichiarazioni rilasciate durante interviste e convegni sulle vicende che riguardano i tre club "ribelli", ancora dentro al progetto Superlega. Juventus e Barcellona sono state nemmeno troppo velatamente bollate come colpevoli dallo stesso Ceferin ancor prima che gli iter giudiziari che le riguardano si siano compiuti del tutto, mentre al Real Madrid è stata recapitata la classica "testa mozzata" davanti alla porta, attraverso l'uso di espressioni sibilline ("vedremo se anche il terzo club verrà coinvolto in qualcosa...").

Un segnale chiaro di avvertimento, sul modello dei più famigerati clan della malavita, ad indicare come mettersi contro il potere dell'UEFA non possa che portare guai, ma allo stesso tempo una sorta di implicita ammissione, se mai ce ne fosse stato bisogno, su chi fossero i reali mandanti delle indagini che con un tempismo a dir poco sospetto hanno colpito Juventus e Barcellona.

Eppure, come la storia insegna, proprio nel momento in cui i dittatori hanno cominciato a rilassarsi, sentendosi invincibili, è partito il lento ed inesorabile conteggio alla rovescia verso la loro fine, e anche questa volta, ad azzerare un potere che al momento sembra inscalfibile, potrebbe pensarci non una decisione sbagliata o uno scandalo, ma una semplice leggerezza.

Ceferin rischia seriamente di cadere a breve dal suo piedistallo, ma non per le oscure amicizie con gli sceicchi di Manchester City e Paris Saint Germain, ai quali è stato perdonato di tutto negli anni, né per la conferma nell'esecutivo UEFA di personaggi piuttosto ambigui, come il numero uno di Gazprom, Aleksandr Dyukov, chiamato da Putin in persona a costituire un battaglione parallelo per intervenire nel conflitto in Ucraina.

Quello che potrebbe annullare la spocchia dello sloveno e costringerlo alle dimissioni sarà probabilmente una "banale" falsificazione del proprio curriculum, avvenuta nel 2011, ai tempi della sua elezione a presidente della Federcalcio slovena. Pare infatti che il nostro eroe abbia inserito tra i propri meriti cinque anni di militanza da dirigente nella società dell'Olimpia Lubiana, ma che il suo nome in realtà non sia mai comparso in nessun documento ufficiale o referto arbitrale.

_{Un match dell'Olimpia Lubiana, foto da European Commission DG ECHO, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons}

Cinque anni come dirigente di un club professionistico era uno dei requisiti fondamentali richiesti per candidarsi alla guida della federazione calcistica slovena, ma come sembrerebbe confermare anche un semplice raffronto con i social network, detta qualifica non sarebbe mai comparsa nei vari profili di Alexander Ceferin, che si definiva semplicemente come avvocato.

Curioso (in realtà nemmeno tanto) tuttavia, notare come la vera bufera sul presidente dell'UEFA si sia abbattuta soprattutto nella stampa slovena, mentre nel resto d'Europa, compresa l'Italia, una notizia del genere sia stata relegata al massimo a qualche trafiletto delle varie edizioni online dei quotidiani sportivi.

Del resto, come insegna un vecchio detto popolare, "il nemico del mio nemico è mio amico", e guai a far passare il concetto che qualcuno, già da tempo, avesse colto il marcio che esiste nell'UEFA e nelle istituzioni calcistiche in generale. Specie ora che il nostro amato presidente federale è entrato ufficialmente in questa lusinghiera squadra.

Statemi bene, alla prossima!

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