Quel giorno di pioggia...🇮🇹🇬🇧
🇮🇹
Oggi, 75 anni fa, periva a Superga la piu’ grande e bella squadra su cui occhio umano si sia mai posato.
Era l'Italia del dopoguerra.
La prima grande emigrazione meridionale a Torino a cui sarebbe seguita quella, piu’ corposa, all’inizio degli anni sessanta pilotata dalla grande fabbrica di auto che, per aumentare la produzione, chiamo’ manodopera a basso costo dal sud.
Era l’Italia che, faticosamente, usciva dalla guerra, un paese distrutto, diviso (basti pensare al testa a testa Monarchia-Repubblica) povero, che stava timidamente rialzandosi da quei decenni tragici.
Il Grande Torino come Coppi e Bartali diventarono un patrimonio di tutti non soltanto dei loro tifosi, era l’Italia che rialzava la testa, erano gli Italiani che si rimboccavano le maniche e ricostruivano un nuovo paese, magari poi le cose non sono andate come sperato ma questo e’ un altro discorso.
Erano ragazzi i giocatori del Grande Torino, amici per la pelle, sodali su tutto, lontani dal divismo e dalle cifre che oggi girano attorno al mondo del calcio.
Ferruccio Novo, il Presidente, era una persona facoltosa ma meno dei patron delle altre squadre, le cui sirene si facevano sentire nelle orecchie degli eroi.
Gli invincibili al Toro prendevano meno soldi rispetto a quello che avrebbero potuto prendere altrove ma erano un gruppo, una squadra che per amore della loro amicizia, di quei colori, della citta’ decisero di restare.
Ma quanto sarebbe durato?
Valentino Mazzola, il Capitano, come Coppi manteneva due famiglie e la cosa, anche economicamente non era semplice, un paio di giocatori avevano investito in un bar che non andava benissimo, per quanto tempo avrebbero potuto rinunciare ancora ad offerte a cui era difficile dire di no?
“Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Francesco Guccini la tragedia che strappo’ quei ragazzi a questo mondo li consegno’ al mito, un po’ come accadde al Che.
Cosi’ quei ragazzi, giovani e belli, partiti per Lisbona per onorare un grande campione portoghese ma anche per tirare su qualche soldo (a quei tempi le amichevoli servivano anche ad arrotondare il salario dei giocatori) sono rimasti per sempre nell’immaginario collettivo come i campioni piu’ luminosi che il calcio italiano abbia mai saputo proporre.
Non li abbiamo visti cambiare casacca, invecchiare, non abbiamo visto il loro passo diventare greve, finire la carriera in qualche squadra minore, inventarsi una nuova vita dopo il calcio.
Sono rimasti giovani e belli, con le loro maglie Granata attillate, i capelli tirati indietro con la brillantina, i loro sogni di ragazzi a cui la Dea Bendata aveva stretto, fino a quel momento, l’occhiolino.
Oggi, 4 maggio 2024, il popolo Granata salira’ al colle ancora una volta, ci sara’ la messa e poi il Capitano leggera’ i nomi incisi sulla lapide.
SOLO IL FATO LI VINSE.
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Today, 75 years ago, the greatest and most beautiful team on which human eyes have ever rested perished in Superga.
It was post-war Italy.
The first major southern emigration to Turin which would be followed by a larger one at the beginning of the sixties driven by the large car factory which, to increase production, called in low-cost labor from the south.
It was Italy that, with difficulty, emerged from the war, a destroyed, divided (just think of the Monarchy-Republic head-to-head) poor country, which was timidly rising from those tragic decades.
Grande Torino, like Coppi and Bartali, became a heritage for everyone, not just their fans, it was Italy that raised its head again, it was the Italians who rolled up their sleeves and rebuilt a new country, maybe then things didn't go as hoped but that's another matter.
The Grande Torino players were boys, best friends, close friends in everything, far from the stardom and figures that surround the world of football today. Ferruccio Novo, the President, was a wealthy person but less so than the patrons of the other teams, whose sirens could be heard in the ears of the heroes.
The invincibles at Toro took less money than they could have taken elsewhere but they were a group, a team who, for the love of their friendship, of those colours, of the city, decided to stay.
But how long would it last?
Valentino, like Coppi, supported two families and it wasn't easy even economically, a couple of players had invested in a bar that wasn't doing very well, for how long could they continue to give up offers that were difficult to say no to?
“The heroes are all young and beautiful” sang Francesco Guccini, the tragedy that tore those boys from this world and handed them over to myth, a bit like what happened to Che.
So those boys, young and handsome, who left for Lisbon to honor a great Portuguese champion but also to make some money (in those days friendlies also served to supplement the players' salaries) remained forever in the collective imagination as the brightest champions that Italian football has ever been able to propose.
We haven't seen them change their shirts, get older, we haven't seen their steps become heavy, end their careers in some minor team, invent a new life after football.
They remained young and beautiful, with their tight Granata shirts, their hair pulled back with brilliantine, their dreams of boys at whom Lady Luck had, until that moment, winked.
Today, May 4, 2024, the Granata people will climb the hill once again, there will be mass and then the Captain will read the names engraved on the tombstone.
ONLY FATE WON THEM.
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