La coscienza di Zeno. Italo Svevo (ultima parte)

elikast (66)in DIGITAL MINE • 5 years ago

Premessa

Ultimo atto di appunti su Italo Svevo, un poco alla volta sto riordinando il mio lavoro quotidiano, approfittando di una blockchain, che mai in vita mia avrei pensato di usare. Un poco alla volta il disordine sta prendendo un nuovo ordine e genera altra vita. Non finirò mai per ripetere o ripetermi che non tutti i Mali vengono per nuocere.
Chissà che un giorno non rediga una mia dispensa personale. Chissà...

Lo schiaffo del padre

Lo schiaffo dato dal padre a Zeno in punto di morte non pò essere preso come una punizione, perché l'uomo è incosciente. Ma a Zeno quell'atto del tutto casuale provoca un insostenibile senso di colpa. Lo psicoanalista riferirà a Zeno stesso, che più avanti potrà esorcizzare l'angoscia con l'ironia. Zeno aveva sostenuto con grande forza (di fronte al medico) l'opportunità di lasciar morire il padre, ormai condannato, senza procurargli con la cura inutile una maggiore sofferenza. Anche questa sua proposta razionale, che ben potrebbe essere dettata dall'amore, dopo l'episodio dello schiaffo appare a Zeno come dettata dal desiderio che il padre morisse.
Questo brano mette in evidenza una costante stilistica della scrittura di Svevo: andamento prevalentemente paratattico (tante frasi coordinate) ed apparentemente trasandato che mira all'efficacia e non all'eleganza. Per questo a Svevo fu rivolta l'accusa di scrivere male, quando in realtà la sua è una scelta stilistica ben precisa.
Questo episodio è centrale nel romanzo. La realtà appare a Zeno col suo volto più ambiguo, e in questo caso non è possibile, come in altri casi, prendere le distanze da essa con l'ironia. Zeno può mettere in ridicolo lo psicoanalista, ma ciò non allevia certo il senso di angoscia che accompagna la rievocazione del trauma subito. È irrilevante, per Zeno, stabilire se lo schiaffo fu dato dal padre coscientemente o meno dal momento che comunque il suo senso di colpa non si attenua.