Morti di noia, non di fame
Partecipo al contest @storychain settimanale con questo post.
Sembrano animali feroci che si aggirano nella savana.
Sono solo madri, padri, figli, fratelli, sorelle che vagano con mascherine e guanti all'interno di un supermercato.
La preda è l'ultima confezione di uova. L'oasi è l'acqua sant'anna.
Sembrano lontanissimi quei momenti in cui la gente si recava al supermercato intenta a selezionare attentamente quel prodotto piuttosto che quell'altro.
Senza glutine, senza olio di palma, rigorosamente BIO, allevato a terra, a km0.
Oggi siamo in guerra, ci ripetono ogni giorno.
In guerra non si fanno prigionieri si dice. In guerra non si guarda l'etichetta.
E dunque giù a raffazzonare quel che si può. In fretta e a metri di distanza dal prossimo, da guardare rigorosamente con sospetto.
E' la spesa ai tempi del covid-19. E' il supermercato ai tempi del coronavirus.
Oggi tutti a fare provviste ma con la promessa di una spesa online che non arriva se non a distanza di 10 giorni.
Il cibo c'è per tutti. Ce ne è in abbondanza. Eppure siamo tutti terrorizzati dalla sua assenza.
Quando i nostri nonni erano in guerra il cibo non c'era. Per davvero. I supermercati non esistevano.
Non ci sarebbe stato covid che tenesse, distanza che tenesse.
All'epoca si moriva di fame.
Per davvero.
Adesso, al massimo si muore di noia.
Il problema infatti non è adesso, sarà dopo. Ma non perchè manchi il cibo, mancheranno i soldi per comprarlo