Considerazioni sull’8X1000

Quando l’anno scorso mi ritrovai a compilare la mia prima dichiarazione dei redditi, mi imbattei nella sezione “8x1000”, una sorta di quota trattenuta dallo Stato, che viene ripartita tra diversi enti. Lì per lì non mi interessai più di tanto, poiché, non riconoscendomi in nessuna istituzione religiosa decisi di devolvere il tutto allo stato (per quanto riguarda il “5x1000” e “2x1000”, anche loro presenti nella dichiarazione, la persona dovrà dare preferenza rispettivamente a: Enti di ricerca scientifica e partiti politici). Salvo poi riflettere, durante una notte, su che fine avrebbero fatto i miei soldi. Alle Onlus? Alle fantomatiche ONG? Beh, più o meno.

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Incappai in un articolo del Sole 24 Ore che ne parlava. La testata giornalistica di Confindustria citava l’art 222/1985, che impegnava lo Stato a utilizzare i soldi dell’8x1000 per: interventi straordinari per la fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati ed ai minori stranieri non accompagnati, conservazione dei beni culturali, ristrutturazione dei tali (rimettere a pezzi Pompei non sarebbe una cattiva idea), miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica. Una serie di tematiche che parrebbero stare molto a cuore all’opinione pubblica italiana.

Allego la tabella, risalente al 2017, del documento redatto da Camera e Senato sulla “Ripartizione della quota dell’otto per mille dell’IRPEF devoluta alla diretta gestione statale per il 2017”.

Tuttavia, mi sento di sottolineare che, durante il corso degli anni, parte del fondo è stato attinto per diverse finalità, tra cui: Riduzione del debito pubblico (durante il DEF 2004), rimpinguo di fondi destinati agli assegni familiari oltre ad una serie di manovre poco chiare durante il primo decennio del 2000, subito condannate dai governi tecnici Letta e Renzi, nonché dalla Corte dei conti.
Risulta lampante quanto questi soldi possano essere utili, ma risulta altrettanto allarmante quanto poco i cittadini siano incentivati a mettere la famosa firma, nella casella “Stato”, generando così un potenziale introito che si aggira attorno agli 1.2 miliardi di € di cui più dell’80% attualmente va ad arricchire le casse della Chiesa Cristiana Cattolica, la quale utilizza l’8x1000 più che per azioni umanitarie, per la costruzione di nuove strutture ecclesiastiche e per lo stipendio dei sacerdoti.

Perché? Le cause sono molteplici, purtroppo nessuna di queste può essere comprovata con dati e fonti certe, se non il fatto che lo Stato italiano non ritaglia tempo pubblicitario per renderla mediaticamente visibile, mentre la Chiesa Cattolica, principale beneficiaria dell’8x1000, negli ultimi anni ha messo in piedi una grande campagna mediale nelle principali reti televisive pubbliche e non. Ne risulta, come dimostra un grafico dell’Espresso, che nel periodo 1990-2014 i guadagni derivati dall’8x1000 siano aumentati di più del 500% a favore della Chiesa Cattolica.

In conclusione, mi piacerebbe aggiungere qualche considerazione personale, sempre nel rispetto della scelta altrui. Reputo che per la nostra nazione, quei fondi siano meglio utilizzati nella salvaguardia di opere artistiche in pericolo, per la costruzione di asili, la messa in sicurezza delle scuole, nonché l’aiuto alle migliaia di sfollati, diventati tali dopo le numerose catastrofi naturali che hanno attanagliato questo paese nel corso degli ultimi anni.
Donarli alla Chiesa Cattolica significa spesso e volentieri perderne traccia, non comprendere dove questi soldi siano andati a finire e perdere il valore intrinseco che essi hanno.

Cos