Nessuna vittoria per la libertà di stampa

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C’è una differenza tra un giornalista e un agente dei servizi segreti? C’è un limite tra diffondere notizie e segreti di stato?

Non per la Giudice Vanessa Baraitser. Al processo contro Julian Assange, La Giudice ha negato l’estradizione perché la condizione che attenderebbe Assange sarebbe gravemente lesiva per la sua salute, ma non ha riconosciuto il carattere giornalistico delle attività di Assange, considerandole anzi potenzialmente criminali.
Non ha accettato la tesi secondo cui Assange subirebbe un processo politico e non ha nemmeno preso in considerazione la violazione dei suoi diritti durante la reclusione all’ambasciata dell’Ecuador a Londra.

Il 4 gennaio la giustizia britannica ha respinto la richiesta di estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti adesso hanno quindici giorni di tempo per presentare appello; il 6 gennaio si è discusso per un’eventuale libertà provvisoria, ma è stata NEGATA: il fondatore di WikiLeaks resta in stato di detenzione.

https://www.informazione.it/a/49DE2F5D-1A3C-4C52-BC9D-137905101FB4/Assange-resta-in-detenzione

WikiLeaks, fondato circa 10 anni fa, è saltato alla ribalta quando ha reso pubblico un video girato da un elicottero usa durante un’operazione a Baghdad. Il pilota, convinto di sparare a gruppi di combattenti, ha invece ucciso dei civili, tra cui due giornalisti dell’agenzia Reuters. Washington aveva tranquillamente nascosto la vicenda fino alla pubblicazione del video.

Successivamente WikiLeaks, con Le Monde e il New York Times, ha pubblicato migliaia di dispacci americani su Afghanistan, in quella che è diventata la più grande fuga di notizie della storia, alcuni di questi erano stati forniti ad Assange da Chelsea Mannings. Assange è diventato un nemico, gli Usa gli hanno mosso 17 capi di imputazione per furto di documenti secretati che lo porterebbero a scontare 175 anni di prigione.

In questa storia si snodano molti punti cruciali: il segreto di stato e la trasparenza, il ruolo degli informatori e quello degli hacker, la libertà di stampa e la potentissima influenza dei media del web.

Per questo Reporters sans frontières ha definito l’estradizione di Assange negli Usa “Un attentato al lavoro di tutti i giornalisti”,
https://rsf.org/fr/actualites/lextradition-de-julian-assange-vers-les-etats-unis-serait-une-atteinte-au-travail-de-tous-les

Ecco perché il personaggio Assange, amato e odiato allo stesso tempo, come tutti fatto di luci ed ombre, è diventato un’icona della libertà di stampa.
Ed ecco perché la vittoria del 4 gennaio è mutilata e offensiva.

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