Patente statistica

in #discalculia6 years ago (edited)

Nei primi anni di liceo scientifico, ancor prima dei mitici anni '80 (perchè mitici, poi?) la mia classe sperimentò un programma di matematica che comprendeva nozioni abbastanza approfondite di calcolo combinatorio, calcolo delle probabilità, statistica.

Già allora ho sperimentato personalmente come queste teorie matematiche siano dure da digerire e da utilizzare correttamente e quanto sia difficile rendersi conto, per queste teorie più ancora che per il resto della matematica, che si tratta di astrazioni teoriche e non di rappresentazioni puntuali della realtà.

Nel corso degli anni ha preso piede sempre più un uso pervasivo di questa parte della matematica da parte di persone che si occupano di altro: economisti, politologi, sociologi ma soprattutto in ambito medico ed epidemiologico.

Il che non è un male, ovviamente, se non fosse che la stragrande maggioranza di coloro che oggi, in varie discipline, fa largo uso di queste teorie né le ha ben comprese, né comprende, in generale, il rapporto che c'è tra una teoria matematica e la realtà fenomenica.

Mentre infatti è più facile comprendere che la geometria è un'astrazione, la presenza di sfere perfette, di piani infiniti, di rette parallele, nel mondo reale è quantomeno dubbia, comunemente si salta a piè pari la parte delle premesse di astrazione degli strumenti matematici del calcolo delle probabilità o della statistica e si pensa così di piombare nella realtà oggettiva come se niente fosse.

Qual è la probabilità che, dopo aver tirato un dado mille volte ottenendo sempre un 4 che al prossimo lancio esca di nuovo 4?

L'ignorante totale direbbe "Mi sa che esce di nuovo 4", l'apprendista stregone che ha studiato calcolo delle probabilità, direbbe un sesto, dimostrando così ancora una volta che il buon senso del contadino dalle scarpe grosse surclassa sempre la saccenteria del laureato.

La matematica è una teoria che si applica ad una astrazione del mondo reale, non ne è la rappresentazione, serve a semplificare ciò che è troppo complicato per essere pienamente compreso e trattato dalla nostra mente troppo semplice.

Ovviamente quel dado NON è il dado della teoria delle probabilità, che è un dado astratto costruito in modo tale che le facce abbiano tutte la stessa probabilità di presentarsi dopo un lancio.

Se possiamo inferire una cosa riguardo ai dadi reali è che MOLTO PROBABILMENTE non esiste nella realtà un dado che risponda ai requisiti di equiprobabilità della teoria delle probabilità, quindi se un dado, dopo n lanci, mostra una tendenza a presentare più spesso una faccia rispetto ad altre, la probabilità che esca quel numero al prossimo lancio è più alta rispetto alle altre facce. Perchè? Perchè è un dado reale e non un dado astratto.

La regina dell'abuso è la statistica, per l'uso della quale, a mio parere, andrebbe istituita una sorta di patente a punti, in modo che, per prima cosa non tutti la possano usare, provocando danni e, una volta ottenuta la patente, siano monitorati in modo che dopo un certo numero di infrazioni, decurtati i punti, vengano messi nelle condizioni di non nuocere oltre.

Come i cattolici usano il metodo sviluppato da Ogino "... to develop a formula for use in aiding infertile women to time intercourse to achieve pregnancy" invece che per fare figli, per non avere una gravidanza indesiderata, così oggi i più svariati ricercatori senza patentino statistico usano un metodo adatto a verificare se una inferenza NON è statisticamente significativa per affermare che un certo rapporto di causa-effetto sia statisticamente rilevante.

Arrivando così facilmente al ridicolo, così come i cattolici arrivano facilmente al parto.

Stiamo parlando di uno dei più semplici usi della statistica, eppure la stragrande maggioranza delle ricerche in ambito non matematico che fanno uso della statistica la utilizzano per dimostrare che un rapporto causa-effetto è verificato perchè risulta statisticamente significativo.

Come è possibile non comprendere che PRIMA occorre avere delle solidissime basi nella realtà che giustifichino l'inferenza di un rapporto causa-effetto e la statistica può solo evitarci una cantonata chiarendo che questo rapporto NON è statisticamente rilevante ma NULLA può dire sul fatto che lo sia?

Uno dei più recenti deliri nell'uso della statistica è quello legato al concetto stesso di media e di deviazione dalla media applicato alla malattia in genere e, il che è anche peggio, all'istruzione.

Per prima cosa sono state inventate malattie di ogni genere teorizzando che la malattia è qualunque deviazione dalla media, dimostrando di non capire nulla del concetto di media, di deviazione, di malattia e di statistica, ovviamente.

Nasce così una lotta incredibile contro il colesterolo, contro ogni tipo di cibo, e tante altre.

Gente che non dovrebbe avere la patente per nulla, da anni, ha introdotto, quel che è peggio con successo, utilizzando la statistica come grimaldello, ovviamentre senza minimamente capirne nulla, vere e proprie gabbie mentali nell'ambito dell'istruzione.

Sono state create così, dal nulla, malattie per ogni tipo di deviazione, anche minima, dalla media di capacità di apprendimento di ogni materia di insegnamento o capacità intellettuale o pratica. Iperattività, dislessia, discalculia, dis-qualunque-cosa sono le nuove malattie additate in coloro che osino presentare una deviazione dalla media.

Come si può essere così ottusi da non comprendere il concetto stesso di media? Come si può definire non conforme, quindi malato, chiunque non sia esattamente nella media?

Il processo mentale che sottende a tutte queste cose è il fenomeno più preoccupante.

I passaggi sono i seguenti.

Non comprendo una certa teoria ma voglio farne uso, in particolare non comprendo il rapporto tra una teoria astratta e la realtà.

Siccome oggettivamente applicando una teoria astratta alla realtà la teoria NON funziona, allora cerco di modificare la realtà in modo che diventi astratta.

Ecco il tentativo di creare bambini tutti uguali, con lo stesso grado di apprendimento in ogni disciplina, persone tutte con il medesimo valore di colesterolo nel sangue, e via dicendo.

I danni prodotti da questo approccio sono enormi e sono reali, per nulla astratti.

Quando verrà istituita una patente che ci metta al riparo dall'abuso di statistica?

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