Un futuro diverso? Proviamo a ripartire da una base della civiltà sedentariasteemCreated with Sketch.

in #civilta7 years ago (edited)

Secondo il saggista Jared Diamond, autore anche del libro Collasso, Come le società scelgono di morire o vivere, passare da una civiltà nomade ad una sedentaria rappresenta l’errore più grosso dell’umanità. Un emblema di questo passaggio? I centri urbani, le città.



La città del futuro? Ma anche no!. Immagine di dominio pubblico

Qualcuno considera le città come i centri catalitici dello sviluppo umano, in tutte le sue forme. Questa tipologia di area possiede più servizi, posti di lavoro, luoghi culturali, etc., rispetto a villaggi o paesi. Questo però non implica l’inutilità delle aree più rurali.

Ripensare le città

Perché? Non so se basta dire questo: una delle città più recenti che conosco in Italia, Lamezia Terme (in Calabria), viene costruita nel 1968. Se si prova ad osservare la sua mappa ed architettura, si può avere l’impressione che non rappresenta l’apice delle conoscenze tecnico-scientifiche dei tempi, in termini di sostenibilità, urbanistica, logistica, etc.

Oggi abbiamo virtualmente tutti gli insediamenti umani che rappresentano evoluzioni più o meno caotiche di centri classici, medievali o rinascimentali. Nel caso di New York si ha una scacchiera romana. Discorso simile a Barcellona. Caso leggermente diverso per Milano, mutato dalla famiglia degli Sforza ed altri gruppi.
Ricordo inoltre che in Italia, nel 2014, il 70% dei condomini risultava di classe energetica G o F, quindi disperdono energia come se non esistesse un domani. Nel caso di Milano si aggiunge anche un comportamento che aumenta ulteriormente i costi ambientali: solo il 25% delle case ha il termostato regolato sotto i 20°C. Per fare un paragone, in Russia 25°C appaiono come la norma. Va anche detto, però, che il tipo di clima determina la piacevolezza di una temperatura.

Alcune proposte

Su internet si trovano varie idee o progetti, per quanto riguarda la costruzione di città partendo da 0. Si trova ad esempio il Seasted Institute, che propone habitat galleggianti. Poi si trova Noem, città saudita sostenibile da 500 miliardi di $. In Cina stanno progettando una città bosco da 30mila abitanti, Liuzhou.

Personalmente preferisco il concetto di città circolare di Jacque Fresco, che tra l’altro ha anche vinto un premio da parte di un dipartimento dell’ONU. Uno dei motivi della mia preferenza sta nel suo approccio multidisciplinare. Però trovo la sua fattibilità, per come la descrive lui, alquanto remota a causa della sua repulsione verso la politica (per motivi che in parte condivido). Una cosa del genere a mio avviso si può fare solo tramite una volontà politica e una collaborazione fra pubblico-privato.

Apprezzo anche il concetto di arcologia, ossia l’unione di architettura ed ecologia, coniato da un italiano di nome Paolo Soleri, che purtroppo è morto di recente.

Conclusioni

Così come esiste la scuola di pensiero economica di nome economia comportamentale, si possono costruire città in modo che limitano fortemente certi comportamenti tramite un disegno a priori, piuttosto che affidarsi alla volontà del singolo. Oltre a questo, queste aree possono avere più efficacia ed efficienza nel ridurre l’impatto ambientale di una popolazione, anche assumendo una quantità e qualità di servizi invariata rispetto ad una città caotica di oggi.

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Bell'articolo, che mette in evidenza l'impatto ambientale di alcune città oggi e possibili soluzioni per il futuro. Costruire una nuova grande città è possibile? Ma perché no?

Nulla vieta di farlo. Ma bisogna considerare che, ad esempio in Italia, il territorio disponibile scarseggia sempre di più. Basta pensare che per Expo hanno convertito dei terreni agricoli in edificabili. Quella specie di mini città è costata circa 2.2 miliardi di €.
L'approccio di Fresco suggerisce anche, da quel che ricordo, di creare città che hanno max un tot di abitanti. Oggi invece si tende a preferire l'espansione a livelli cancerogeni piuttosto che creare nuovi centri urbani. Ad esempio a Milano si trova il quartiere Milano 2, costruito negli anni 70 da una azienda di Silvio Berlusconi.

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