Per un calcio più democratico
Non seguo il calcio. Dalla vicenda che è emersa a seguito dell’uscita dell’Italia dai mondiali, ho notato una certa indignazione verso i dirigenti della nazionale ed altre figure. Se la cosa viene analizzata da un punto di vista per lo più assente nell’ambito calcistico, può anche accendere l’interesse per applicare la stessa ottica in altri contesti.
Immagine di dominio pubblico
Di solito le aziende calcistiche vengono costruite con la formula giuridica società per azioni. Questo significa che si comportano come altre SpA: gli investitori con più azioni si riuniscono ogni tot in un consiglio e prendono decisioni. Le SpA rappresentano un modo di gestire le aziende in cui si trova il rapporto impiegante-impiegato, dove l’impiegante prende le decisioni. A seconda della tipologia giuridica, l’impiegante diventa un consiglio di amministrazione (CdA), un insieme di soci, un socio unico, etc.
La mancanza di democrazia nel calcio
Gli impieganti decidono cosa produrre, quando produrre il cosa, con quale paga per i dipendenti, etc. Nel settore calcistico il cosa diventa intrattenimento, fama. Il quando cambia in base al tipo di lavoratore. Per i calciatori significa gli allenamenti e le partite, per i dipendenti della squadra, altro. Nelle squadre, decisioni come chi comprare, chi far giocare, chi mettere in panchina, quanto pagarli, etc., vengono prese da pochi. Eppure scommetto che anche voi conoscete dei tifosi che conoscono una squadra più dello stesso amministratore delegato o di qualche grosso investitore.
Qualche ricetta per aggiungere democrazia
Prendiamo ad esempio il calcio mercato. Da quanto ho capito il direttore sportivo, nominato da qualcuno al di sopra di lui, si occupa della compravendita. Successivamente intervengono degli agenti e il calciatore. Una persona, quindi, decide per i tifosi chi far entrare o/e uscire dalla squadra. Personalmente preferisco qualcosa di diverso:
- I dipendenti dell’azienda decidono chi comprare e vendere. Per dipendenti intendo i calciatori nella rosa, preparatori atletici, etc. Più in generale, un lavoratore eguaglia un voto.
- I tifosi certificati tramite abbonamenti, e non tutti altrimenti le squadre avversarie organizzerebbero cospirazioni ad ogni periodo di compravendita, assieme ai dipendenti (del punto precedente) decidono chi comprare e/o vendere.
Chiaramente questo tipo di rapporto aziendale si può applicare anche per altre decisioni. Il secondo punto costa di più per quanto riguarda l’infrastruttura informatica-organizzativa, per lo stesso motivo per cui costa meno un sistema decisionale basato su un re rispetto ad uno basato su elezioni popolari (quanta carta!).
Conclusioni
Ho voluto offrire un approccio multi-disciplinare su un argomento che non seguo, quindi da outsider. Però posso aver commesso errori di natura calcistica.
Risorse
https://sport.sky.it/calciomercato/2012/01/01/calciomercato_2012_come_si_compra_un_calciatore.html
Il tuo è uno spunto interessante :) Ad oggi esiste già una forma di "democrazia" nel calcio e si chiama Supporters' trust. In Italia ti potrei fare qualche esempio in cui è stato applicato ma i risultati al momento non sono quelli sperati. Per diverse motivazioni, difficilmente spiegabili in poche righe :)
Diciamo che ad oggi, in Italia, la "democrazia" è applicabile solo come funzione di controllo. Con i tifosi che, presenti nel Cda, vigilano sui bilanci e su come vengono spesi i soldi. E' poco applicabile sugli aspetti tecnici (e secondo me non va mai applicato in questo caso), anche qui per diversi motivi. Il più banale è che ci sono dei professionisti autorizzati a farlo che devono comunque creare una squadra in base alla volontà e ai desideri di un altro professionista (l'allenatore) che deve guidare un insieme di giocatori che rispecchino la propria idea di gioco.
Chi ti parla ha avuto modo di lavorare in società di calcio, nel ramo della comunicazione però e non tecnico, e continua ad essere nel settore anche se dal punto di vista giornalistico :)
Anche io non seguo il calcio, ma da un punto di vista economico resto un po' dubbioso.
Mi sembra che i soggetti di cui parli abbiano interessi diversi.
La società, i soci, l'amministratore delegato hanno dei chiari obiettivi economici.
I tifosi, viceversa, inseguono come dici tu l'intrattenimento, non hanno skin in the game: magari si vogliono divertire quest'anno e non tengono conto delle esigenze economiche di una società nel medio-lungo termine. Non so se prenderebbero migliori decisioni i tifosi. I dipendenti dell'azienda forse sì.
Il secondo caso in ambito aziendale risulta storicamente assente. Molto presente invece in ambito politico.