L'etica del consumatore

in #blog7 years ago (edited)

Ieri ho commentato, e non è la prima volta che mi capita, il post su Facebook di un amico che riguarda Amazon. Il mio amico aveva una attività di rivendita e assistenza per computer che ha recentemente chiuso. Chiaramente la causa è correlata anche ad Amazon.

Se dovessi fare un analisi macroeconomica, i "negozietti" che vendono computer e fanno assistenza non sono più profittevoli da tempo. Nati a metà degli anni 90 hanno avuto un boom ma poi dieci anni dopo era già piuttosto chiaro che il trend si era invertito. Sono arrivate prima le grandi catene di negozi e poi l'ecommerce. Mettiamoci che i computer si sono evoluti e il cosiddetto assemblato è scomparso. Ma anche i notebook nel tempo sono stati aggrediti da netpc prima, tablet poi, senza contare gli smartphone. Se prendiamo una utenza media che guarda la posta (pardon Whatsapp) e legge qualche stupidaggine su Facebook, Android o IOS su uno schermo da 5" sono più che sufficienti.

sign-1549650_1280.jpg Immagine CC0 creative commons

Già da tempo il mio amico spara a zero su Amazon, fino a qui la cosa sarebbe legittima, il problema è che poi facendo un ragionamento "petroliniano" (Io nun ce l'ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t'hanno buttato de sotto) se la prende con i consumatori. La gente è priva di etica e comprando da Amazon stanno distruggendo il mercato classico, quello dei negozietti appunto. E dagli al consumatore...

A questo punto arriva la mia contestazione. Amazon è vincente anche (sottolineo anche) perché non rispetta le regole di gioco a cui sono sottoposti tutti i player della piccola distribuzione. La stessa cosa si può analizzare con i negozi di alimentari a conduzione familiare versus gli ipermercati. Sappiamo come è finita.

Ok, ma questo è colpa dei consumatori? No, il consumatore va dove ci sono delle condizioni di favore (prezzo, servizio). Lo stesso negoziante quando compra la merce da vendere fa lo stesso. Si chiama mercato della domanda e offerta.

tuba-388989_1280.jpg Immagine CC0 creative commons

Cercare di sensibilizzare la gente con etica (quelli pagano le tasse al 2%, hanno schiere di precari nei magazzini) pur rispondendo a verità, non sposta assolutamente la questione. Quante volte abbiamo visto messaggi in cui si invitava a fare sciopero della benzina o di altri prodotti? Se lo facesse il 90% è vero che la questione si sposterebbe. Ma noi siamo troppi ed è impossibile incanalare tutti verso un unica direzione. L'ultima volta che successe in modo non pilotato, fu la rivoluzione Francese, non proprio l'altro ieri.

Considerando che il mio amico ha avuto un passato politico è proprio qui che casca il punto. La Grande Distribuzione Organizzata paga due spicci di tasse, schiavizza il precariato e distrugge la piccola concorrenza perché la classe politica non solo lo permette, ma pure gli offre il suo aiuto in cambio di una foto con il famoso CEO di turno. Come a dire "ehi grazie a me sto tizio viene a investire in Italia".

Se stai giocando e qualcuno bara, non è che te la puoi prendere con gli altri, ma caso mai vai a questionare con chi comanda affinché vengano ristabilite le regole.

Sort:  

Io amo Amazon da quando vendeva solo libri. Perché, dopo tutto, di cos’altro ha bisogno una persona?

Ma a parte il mio bias sono d’accordo. È inutile prendersela con i consumatori, ma in fondo è anche inutile prendersela con il Gigante che si rigira il mercato come vuole. Perché è chiaro che il suo comportamento non è etico, ma il Gigante è un mostro enorme ed impersonale che dell’etica se ne sbatte e punta esclusivamente al fatturato. E fa ciò che gli lasciano fare.
Se diventasse più conveniente fare solo contratti a tempo indeterminato e pagare adeguatamente tutti i lavoratori, il Gigante lo farebbe. Ma finché muovendosi nelle zone grigie risparmia miliardi e di tanto in tanto paga sanzioni una tantum di milioni, continuerà a fare così.
Ma non sta al singolo consumatore ergersi a giudice e giuria del Gigante, che gli offre gli stessi prodotti del negozietto, ma ad un terzo del costo e senza farlo nemmeno uscire di casa (o perdere tempo in deviazioni tra casa e lavoro).

Quando Bezos venne in Italia e Renzi si fece fotografare con lui, di fatto stava facendo il lobbysta. In America esiste una legge, a mio avviso imperfetta. In Italia nemmeno quella. Da un punto di vista imprenditoriale concordo con il mio amico. Ci sono delle leggi che devono essere uguali per tutti, ma questo è compito dei politici e dei magistrati. Per dire Apple quando si scopri che dei bambini assemblavano gli iphone in cina e nelle stesse fabbriche si suicidavano, non è che abbia avuto chissà quale danno. La gente ha continuato a comprare iphone come prima.

Concordo con il tuo ragionamento anche se non posso dirlo a mia cugina che ha un piccolo negozio di alimentari. Anche se 20 persone della famiglia vanno a fare la spesa da lei , non ce la fa lo stesso e credo che presto chiuderà e andrà a lavorare per un noto marchio della GDO. E' triste ma è così

E' già tanto che sia arrivata sino a qui. Nel settore alimentare siamo già "oltre" nel senso che si stanno facendo la guerra tra i vari player della GDO, dove qualcuno fagociterà qualcun altro. Nella mia regione è stato fatto un calcolo che solo uno ipermercato era in grado di soddisfare quasi l'intera popolazione. E ce ne sono a dozzine, spesso uno di fronte all'altro. Con dentro gli scaffali pieni.. qualcuno deve soccombere anche tra di loro.

Dove hai letto che la rivoluzione francese non ha avuto piloti?

Presumo che per piloti in quel caso tu intenda gli illuministi? Io intendevo una cosa più globale. Anche noi in qualche modo abbiamo avuto i carbonari, ma come gli insorti che diedero il via alla rivoluzione dal punto di vista materiale, erano comunque francesi e provenienti dal popolo. Cioè non è che ci fossero di mezzo gli americani (avevano appena finito di ammazzarsi tra di loro).

Si, alcuni intellettuali borghesi abbracciavano l'illuminismo

Ummh, non so, per lavoro ho affrontato questa questione diverse volte e secondo me il punto non è Amazon o l'essere soppressi dalla grande distribuzione organizzata, ma è sapersi reinventare ed offrire un servizio diverso, più specifico e di qualità.
Ti faccio questo esempio: io fino a l'anno scorso praticavo la corsa e mai e poi mai sarei andato a prendere le scarpe da corsa da Decathlon o altro supermarket sportivo, ma andavo sempre in un negozio specializzato dove il titolare mi faceva fare il test di appoggio del piede e mi consigliava la scarpa adatta in base al mio peso e alla mia andatura ed al tipo di gara che dovevo affrontare; e così facevano tutti i corridori che incontravo nelle varie gare a cui partecipavo pur se da Decathlon o simili trovavi le scarpe a prezzi più convenienti.
Un altro esempio è quello di un mio cliente che nacque 40 anni fa come bottega di alimentari del quartiere, se adesso vendesse ancora gli spaghetti Barilla e la passata Cirio avrebbe chiuso da mò, ma ha saputo specializzarsi in prodotti di qualità tipo la pasta prodotta da un pastificio artigianale, sughi e prodotti di qualità che non trovi nei supermarket e che il consumatore apprezza e li compra molto volentieri pur avendo un prezzo più alto dei pordotti da GDO.

Mi stai citando l'alibi fornito da economisti associati al neoliberismo. Bisogna ragionare per macroeconomia. Se la GDO paga il 2% di tasse e tu il 22%, se il dipendente lo paga il 60-70% meno di quello che pagheresti tu, a voglia a reinventarsi. Gli elementi che citi sono i sopravvissuti, cioè il 2%. Questo senza togliere nulla alla loro vitalità e ingegno. Ma quanti negozietti di scarpe c'erano 20 anni fa e quanti oggi? E con materie fiscali e del lavoro paritarie, quanti di quelli capitolati sarebbero ancora in vita oggi?

Ummh, non so, concordo pienamente con te quando affermi che la GDO gode di regole "facilitate" (meno tasse, dipendenti che costano meno, varie agevolazioni, ecc.) però in ogni caso ha un potere di acquisto che il negozietto sotto casa non se lo può nemmeno immaginare e di conseguenza nella guerra dei prezzi la GDO vincerebbe a mani basse in ogni caso.
Mi viene in mente una storia che ho sentito una ventina di anni fa da il negoziante di scarpe del mio quartiere che conosco benissimo perchè sua figlia era in classe con me al liceo.
Lui, venti anni fa, si lamentava perchè nelle nostre vicinanze aveva appena aperto un centro commerciale degno di questo nome con centinaia di negozi al suo interno, ristoranti, sale giochi, ecc.
Il motivo del suo lamento era il fatto che la clientela non si fermava più da lui ma preferiva andare a fare shopping al centro commerciale perchè, anche se le scarpe costavano leggermente di più, trovavano subito parcheggio, potevano guardare centinaia di vetrine in un solo luogo, c'erano un sacco di servizi, ecc ecc.
E tutto questo prima che la GDO avesse l'iva forfettaria, tasse agevolate, dipendenti con contratti ad iterim, ecc ecc.
Questo per farti capire che le abitudini dei consumatori cambiano e sta a noi imprenditori evolversi e seguire nuove vie, a volte con fortuna, a volte meno.
Per concludere, il padre della mia amica è un gran appassionato di ballo e da anni ora il suo negozio è specializzato nella vendita di calzature da ballo e vedo che prorio male non se la passa.
P.S. sono anche io, nel mio piccolo, un imprenditore, e da quando ho aperto partita iva ho dovuto evolvermi diverse volte per non essere tagliato fuori.

Si ma io non sto dicendo che tutti si sarebbe salvati, anzi. Concordo con quello che dici, oltre ai prezzi appunto la GDO offre dei servizi intrinsechi (il parcheggio, l'area per i bambini con tutore qualificato, ecc) oltre ad una copertura pubblicitaria da paura. Però quello fa parte del rischio d'impresa e forse nella competizione era anche più che sufficiente. Aver messo poi le agevolazioni, e qui mi inserisco nella contestazione, non va più bene. Ma questo non è colpa del negoziante che comunque avrebbe dovuto un minimo rinnovarsi, ne del consumatore che dove gli conviene. Ma dello stato e della classe politica. Se proprio vogliamo manca una sorta di federazione della piccola distribuzione in grado di coinvolgere la federconsumatori in questa battaglia.

Purtroppo lo stato è debole con i forti ed opprimente con i deboli.

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