Il Sud America punta sul bitcoin, dove la diffusione è in forte crescita.
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Un saluto a tutti,
sempre scoraggiati dal crash dei mercati delle monete virtuali di questi ultimi tempi? Eccomi qui a condividere con voi un altro articolo per contagiarvi con il mio entusiasmo non basato su semplici emozioni, bensì su fatti tangibili che forniscono delle motivazioni valide per continuare a pensare che le criptovalute rappresentino il futuro dell'economia mondiale.
Oggi vorrei soffermarmi su una notizia che non fa altro che confermare quanto era già nei miei pensieri e cioè che le criptovalute potrebbero rappresentare un'alternativa alle monete Fiat dei vari Stati che stanno vivendo dei momenti di crisi economica; infatti la diffusione di bitcoin nei paesi del Sudamerica, Venezuela in testa, sta raggiungendo livelli record.
In questo articolo vorrei analizzare con voi questi dati in crescita e comprenderne le motivazioni.
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La scorsa settimana bitcoin ha realizzato il nuovo record storico di scambi in Venezuela secondo i dati registrati dalla piattaforma LocalBitcoins e la tendenza è già alla terza settimana consecutiva, periodo costituito di record su record battuti. Quello che appare anche impressionante è l'entità di questi incrementi, se consideriamo che ad oggi l'aumento degli scambi si attesta su un +37% in meno di un mese; infatti si è passati da 1.190 BTC per arrivare nella settimana successiva a 1.296 BTC fino a 1.636 BTC di questa settimana.
Questi numeri in costante crescita hanno permesso al Venezuela di attestarsi al secondo posto nella classifica mondiale dei volumi di bitcoin scambiati dietro la Russia e davanti agli USA, quindi paesi potenzialmente più forti a livello economico.
Ma il Venezuela non è l'unico paese del Sudamerica ha far registrare simili performance di bitcoin in quanto anche in Perù e Argentina si registrano nuovi record di scambi (213 BTC in Perù) o di volume in valuta locale (9.446.227 pesos in una settimana in Argentina) restituendo chiari indizi che l'interesse degli abitanti di questi paesi e del Sudamerica in generale nei confronti di bitcoin è in costante crescita.
Ma cosa può aver alimentato questo interesse nelle ultime settimane?
La tempistica suggerisce che il calo del valore di bitcoin lo abbia reso più accessibile e che quindi abbia spinto queste popolazioni a investire nel suo acquisto con la speranza che le sue quotazioni possano salire nuovamente verso il record di dicembre 2017 a $20,000.. infatti l'aumento degli scambi coincide perfettamente con il crash delle quotazioni delle criptovalute di qualche settimana fa lasciando pochi dubbi in merito.
A confermare questa tesi, anche la circostanza dell'aumento degli scambi di BTC sia in Russia che negli USA nello stesso arco temporale, con ben 3.887 BTC scambiati in Russia (che rappresentano un +15%) e più di 1500 BTC negli Stati Uniti d'America; insomma dati che sottolineano una certa fiducia nella ripresa delle quotazioni di bitcoin al punto da far registrare un innalzamento dei volumi scambiati della stessa.
Ma se tutti i dati convergono su questa motivazione, non si può ignorare una causa ancora più importante che potrebbe aver avuto un ruolo importantissimo nella crescita dei volumi e delle transazioni nel Sudamerica, in special modo in Venezuela: la crisi delle valute locali.
In un momento che il Bolivar venezuelano, valuta nazionale del Venezuela, è affetto da un lungo periodo di iperinflazione che ne ha drasticamente ridotto il valore, gli abitanti della nazione hanno scoperto che il bitcoin (così come le altre criptovalute) poteva sopperire alla necessità di utilizzare altre forme di moneta, circostanza confermata anche nei vari furum e su Reddit da alcuni utenti venezuelani.
C'è anche da sottolineare come lo stesso governo Venezuelano abbia creato la propria criptovaluta come sostituto del Bolivar, il Petro, del quale però di sa ben poco in quanto la blockchain su cui si appoggia non è pubblica e quindi non consente di effettuare delle statistiche sulla reale diffusione e sull'effettivo quantitativo di transazioni.
Il problema del Petro risiede nel fatto che sia acquistabile solo tramite bitcoin e litecoin (quindi ne in dollari americani, ne in valuta locale) e questo potrebbe essere un motivo per cui le transazioni di bitcoin nel paese sudamericano siano aumentate così vorticosamente: presumibilmente si convertono Bolivar per BTC e poi questi ultimi per acquistare Petro.
E' solo una congettura, ma potrebbe essere plausibile, anche se non essendoci dei wallet funzionanti che permettano di ricevere, conservare ed inviare Petro, attualmente risulterebbe abbastanza improbabile immaginare questa criptovaluta come utile sostituta della moneta locale nell'uso quotidiano e cioè come mezzo di pagamento.
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Come abbiamo potuto vedere con i dati alla mano, la fiducia nel bitcoin non è completamente svanita e nelle ultime settimane i volumi delle transazioni stanno crescendo costantemente, sintomo che ci sia una moderata fiducia nella ripresa delle quotazioni. Ma quello che traspare da questi dati è l'utilità che bitcoin, così come tutte le criptovalute, potrebbe avere nel futuro prossimo come sostituto delle monete locali attanagliate da spirali iperinflattive che ne azzerano quasi completamente il valore e l'utilità.
Se prima questo compito era assolto da altre monete Fiat (dollaro americano su tutti), oggi il bitcoin rappresenta il mezzo più accessibile e sicuro per mettere al riparo i propri risparmi, anche se lo sarà a maggior ragione quando le quotazioni riusciranno ad essere più stabili. Però leggere notizie come questa non può che tranquillizzarmi sul futuro delle criptovalute in quanto i prezzi bassi di questo periodo stanno avendo l'effetto opposto a quello che si potrebbe immaginare e quindi non una vendita indiscriminata bensì la consapevolezza di comprare a un prezzo basso un qualcosa che di qui a qualche tempo potrebbe avere un valore notevolmente più alto.
Sembra una di quelle profezie autoavveranti, nelle quali è la volontà popolare a permettere di realizzare un qualcosa piuttosto che la pressante necessità che quel qualcosa si avveri realmente.
Ovviamente i miei non sono dei consigli finanziari ne un incitamento all'investimento in quanto al momento le monete virtuali restano uno strumento potenzialmente ad alto rischio, ma delle semplici osservazioni di un crypto-entusiasta che ha deciso di guardare al futuro con ottimismo.
Un saluto, Carlo
Fonte notizia: cryptonomist.ch
Cuando una moneda sufre de alta inflación se convierte en una moneda muy mala, especialmente en lo que respecta al ahorro. Por lo tanto, la alta inflación empuja a aquellos que tienen ahorros en esa moneda para tratar de convertirlos en otras monedas más estables.
Por lo tanto, no es una coincidencia que tanto en Venezuela como en Argentina se estén produciendo los picos máximos de conversión de la moneda local en Bitcoin En otras palabras hay una prisa real para convertir los ahorros en moneda local en otras monedas más sólidas, como Bitcoin lo que en teoría podría ser una buena opción
Si, è quello che penso anche io. ;-)
Interessante come al solito. Un altro fatto che penso possano risolvere bitcoin&co., non nell'immediato ma nei prossimi anni, è la difficoltà per un abitante del centro e del sud America di effettuare e soprattutto ricevere pagamenti online. Per ritirare i fondi da un conto Paypal è necessario collegarlo ad un conto statunitense. Non so se in tutti i paesi, ma in più di uno, compreso Panama che dovrebbe essere agevolato utilizzando il dollaro, ma che di fatto ha gli stessi problemi. Al momento il Venezuela ha questioni più impellenti, ma è qualcosa che potrà cambiare con le criptovalute.
Ottimo spunto, non ero a conoscenza di questa ulteriore difficoltà nella zona incriminata. Grazie per la condivisione.
I used to think that BTC would increase to $ 60k, but now it's $ 4k.
I no longer believe in BTC. Instead I believe in new and potential projects like #Nexty. This is really a good choice. #blockchain #eth